Playboy chiude il suo magazine dopo 66 anni
Il numero in uscita questa settimana sarà l’ultimo
19 Marzo 2020
Da quando il leggendario Hugh Hefner lo fondò nel 1953, Playboy Magazine è diventato un’icona.
Il mito che nacque intorno a quelle pagine proibite, intorno alle Conigliette, al Playboy Club e alla Playboy Mansion era più di semplice erotismo: era uno stile di vita. E anche se il brand che è nato da quella rivista appare ancora forte, con un fatturato annuo di 3 miliardi di dollari, lo stesso non si può dire della rivista da cui il brand è nato in origine. In una lunga lettera pubblicata su Medium da Ben Kohn, CEO di Playboy, si racconta appunto come l’emergenza Coronavirus, con le conseguenze economiche che si porta dietro, abbia dato il colpo di grazia a Playboy Magazine, il cui pubblico di lettori è andato assottigliandosi sempre di più. Per questo, ha annunciato Ben Kohn, dopo 66 anni di attività, Playboy cesserà tutte le sue pubblicazioni cartacee. Il numero di Marzo 2020 sarà l’ultimo pubblicato dalla rivista.
Questo non significa che Playboy scomparirà del tutto: nella stessa lettera aperta in cui dà l’annuncio, Kohn parla del successo dei contenuti digitali, dei profumi, degli accessori e persino dei preservativi venduti dal brand. Non siamo dunque alla fine di Playboy, ma alla fine di Playboy come lo conosciamo. La lettera aperta di Kohn lascia comunque spazio all’ottimismo:
Nel 2021, insieme alla nostra proposta di contenuti digitali e al lancio di nuovi prodotti, torneremo anche al cartaceo in nuove e diverse forme: edizioni speciali, partnership con i creativi più provocatori, collezioni e molto altro. La carta stampata è la nostra origine e farà sempre parte della nostra identità.
Le difficoltà di Playboy Magazine sono comunque più legate alla sua problematica eredità culturale e alla diffusione di pornografia online che a una crisi vera e propria dell’editoria periodica. Di recente, Thom Bettridge, nuovo redattore di Highsnobiety, ha per esempio lanciato la rivista cartacea HIGHstyle, che è sia un’evoluzione del linguaggio visuale del magazine che un tentativo di attirare quella fetta di nostalgici che restano legati al mondo analogico della carta stampata, con ciascun numero che diventa più un oggetto da collezione che un prodotto massificato. E a ben vedere è proprio nella stessa direzione che le future apparizioni cartacee di Playboy si muoveranno, come scritto da Kohn nella sua lettera aperta.
Playboy era molto più di una rivista erotica: era una pubblicazione che affrontava il discorso culturale con un tono di provocazione, senza paura di toccare argomenti tabù, parlando del sesso in termini positivi e collaborando con giganti della cultura pop come Salvador Dalì, Marilyn Monroe, Vladimir Nabokov, Ian Fleming e Stephen King. Da qualunque prospettiva si scelga di guardare la fine della pubblicazione periodica di Playboy Magazine, la scelta di Kohn rappresenta la fine di un’era. Il brand miliardario che Playboy è diventato oggi, dopo tutto, ha bisogno di rinnovarsi, di cambiare i suoi linguaggi per un mondo e una società che decenni fa Hugh Hefner non avrebbe mai nemmeno saputo immaginare.