L'assurda storia del maglione a strisce di Kurt Cobain
E dei suoi revival, da Freddy Krueger a Heaven by Marc Jacobs
05 Aprile 2024
Prima che l’immagine di Michèle Lamy, l’avvocatessa preferita della fashion industry e musa di Rick Owens, con indosso il maglione a strisce nere e rosse della SS23 di Heaven by Marc Jacobs, diventasse virale in un loop infinito di condivisioni social, ci eravamo quasi dimenticati del fascino magnetico di un capo che non solo ha fatto la storia della moda, ma anche quella della musica. La divisa di Freddy Krueger in Nightmare, il golf più caro a Kurt Cobain, un’ispirazione, nel suo design essenziale, per stilisti del calibro di Hedi Slimane e Takahiro Miyashita: il distintivo pull in mohair è apparso a più riprese nei decenni scorsi, tanto da diventare simbolo di quell’estetica grunge e distressed tipica degli anni ‘90, di Seattle, di Portland, della musica suonata negli scantinati, con le chitarre scordate. Ma ciò che rende questo mito ancor più grande, sono le strane circostanze che lo hanno reso celebre.
Era il 1992 quando i Nirvana suonarono al The King’s Hall di Belfast, il tempio del rock nell’Irlanda del Nord. Chris Black, un musicista della zona all'epoca ventenne, decise di esplorare il backstage per sfuggire al violento pogo che si era scatenato in pista ed è proprio lì che incontrò Courtney Love. La fidanzata di Cobain dei tempi chiese subito a Black se fosse così gentile da regalarle il suo maglione in mohair, passando persino alla contrattazione e arrivando a comprarlo per soli 35 pound. L’anno dopo il videoclip di Sliver uscì su MTV, girato nel garage della casa di Cobain a Seattle e con un cameo di Francis Bean in fasce. Il frontman dei Nirvana indossava lo stesso maglione rossonero che Courtney aveva acquistato da Black pochi mesi prima, ma aveva una particolarità, un enorme squarcio al centro, dettaglio che non impedì al re del grunge di continuare a metterlo nelle occasioni più disparate, compreso il live di Chicago nell’ottobre del ‘93, e ne aumentò anzi il fascino con un tocco slouchy. Nei primi anni 2000 Black tentò invano di ricomprare il maglione incaricando alcuni amici americani di scovarlo, spinto dall’hype che il mito di Cobain aveva generato negli anni. L’intuizione era giusta se consideriamo che nel novembre del 2015 durante la Julien’s Auctions il cardigan indossato da Kurt per MTV Unplugged nel ‘93 fu battuto all’asta per la bellezza di 137,500 dollari.
Il live di Chicago ispirò Takahiro Miyashita nella realizzazione di un modello identico per la FW03 di NUMBER (N)INE, continuando la lunga serie di omaggi a Cobain che lo stilista giapponese ha disseminato nelle sue creazioni, compresa la famosa faccina sorridente apparsa la prima volta il 13 settembre 1991 su un volantino della festa per il debutto di "Nevermind" riproposta in alcune tee. Per la FW13 di Saint Laurent, Hedi Slimane ne realizzò una versione in lana, ispirata una declinazione glamour dell’heritage grunge di Cobain. Con la SS23 Heaven by Marc Jacobs continua il suo lavoro di studio e osservazione della generazione TikTok riproponendo capi fedeli alla transizione della Gen Z dai fasti dell’y2k alla coolness senza sforzi dell’indie sleaze. La versione 3.0 del maglione di Cobain raccoglie l’heritage nostalgico dei pull in mohair di Johnny Rotten ma si arricchisce con dettagli catchy, compresa una manica raffigurante le stelle e strisce della bandiera americana. Il riproporsi di una storia che, a più di 30 anni di distanza, ha ancora senso narrare (e indossare).