A Guide to All Creative Directors

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Pronti al ritorno dei jeans bootcut?

Non solo grazie a Kendrick Lamar

Pronti al ritorno dei jeans bootcut? Non solo grazie a Kendrick Lamar

Quando si parla di jeans e denim, da qualche anno viviamo in un regno quasi indiscusso del taglio baggy, declinato in tutte le sue conformazioni: a palloncino, slouchy, a vita bassa, a vita alta e così via. Ci sono persino brand saliti alla ribalta grazie alla loro vestibilità, basti pensare a Our Legacy e Acne Studios. Allo stesso tempo, però, sembra che l’era dei pantaloni morbidi e larghi sia giunta al capolinea, dopo un periodo iniziato all’alba della pandemia. Già durante le sfilate della SS25 dello scorso settembre si avvertiva un sentore di un grande ritorno nostalgico, confermato poi dall’attuale FW25 e dal Super Bowl della scorsa domenica: è tornato il bootcut. Anima principale della moda anni ’70, il bootcut è il punto d’incontro perfetto tra gli skinny – ancora mal visti dalla maggior parte del pubblico – e i jeans ultra-larghi, ormai un po’ stucchevoli. Se poi aggiungiamo l’influenza pop dello stile di Bob Dylan, grazie all’uscita della biopic A Complete Unknown, e il ritorno (dopo che l’anno scorso era stato completamente dedicato alla ex moglie) dello stile di Serge Gainsbourg, il quadro è completo. Era stato proprio lui a ispirare Hedi Slimane per la SS20 di Celine e l’omonimo denim, indossato da Lamar durante la sua performance all’Half Time Show del 59° Super Bowl .

Sebbene non fossero riservati esclusivamente alle passerelle maschili, il taglio bootcut ha trovato terreno fertile in entrambe le fashion season del 2025. A settembre, infatti, Prada, Louis Vuitton di Pharrell e Fendi li avevano già reinterpretati in chiave più rilassata, con una silhouette vicina al baggy ma comunque caratterizzata da una forte influenza anni ’70: Prada li aveva abbinati a un maglioncino attillato e cropped; Fendi, invece, si era ispirato allo stile svasato californiano dell’epoca, con un ensemble interamente in cotone morbido che cadeva dalla spalla, lasciando spazio a una canottiera “wife lover”; i look di Vuitton, infine, richiamavano i completi a vita alta, spesso abbinati a doppiopetti o giacche con colletti. Per quanto riguarda la donna, durante la MFW dello scorso settembre sono stati soprattutto Versace e DSQUARED2 a riprendere la silhouette del bootcut, in due varianti completamente diverse: Versace ha guardato agli anni ’90 (a loro volta ispirati dal decennio precedente), mentre DSQUARED2 ha portato in passerella un look Y2K storicamente accurato, con il suo iconico taglio a campana abbinato a un bustier decostruito. Chi invece si è allontanato totalmente dalle influenze casual, concentrandosi sulla drammaticità e la rigidità delle forme, è stato Sean McGirr da Alexander McQueen che, sempre durante la SS25, ha reso il bootcut parte integrante dei key look sia femminili che maschili. In questo caso, però, la declinazione è più cupa, usata per enfatizzare angoli appuntiti (forse un’anticipazione dell’estetica vampiresca del Nosferatu Winter).

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Alexander McQueen, SS25
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Prada Menswear, SS25
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Fendi Menswear, SS25
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Louis Vuitton Menswear, SS 25
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Versace, SS25
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Dsquared2, SS25
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Alexander McQueen, SS25
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Alexander McQueen, SS25
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Prada Menswear, SS25

È stata però la collezione FW25 a consolidare il ritorno del bootcut. C’è chi ha preferito declinarlo in maniera casual, adatta a tutti i giorni – come Louis Vuitton, Acne, Courrèges e Berner Kühl, che si sono buttati sul denim a campana – e chi invece ha voluto fondere la forma del pantalone con la tradizione sartoriale del proprio DNA. In primis Zegna, che per la sfilata dedicata alla ricerca del Vello d’Oro ha deciso di riprendere il “vecchio” del bootcut e della sartoria italiana, modernizzandolo in chiave 2025. Sulla stessa scia troviamo Amiri e Aura Lee che, per restare fedeli agli anni della disco, hanno volutamente marcato la piega, così da rendere il pantalone elegante ma senza prendersi troppo sul serio, grazie ai tessuti morbidi. Lemaire, invece, ha reinterpretato il bootcut secondo i propri codici visivi e stilistici, rimanendo fedele a quella sensualità minimalista che lo contraddistingue.

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Lemaire, FW25
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Louis Vuitton Menswear, FW25
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Courreges, Prefall 2025
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Berner Kühl, FW 2025
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Zegna, FW25
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Aura Lee Menswear, FW25
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Amiri, FW25
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Acne Studios, FW25
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Lemaire, FW25
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Louis Vuitton Menswear, FW25

Come riportato da Vogue Business, i dati più recenti dipingono un quadro intrigante nel mondo del denim maschile: mentre l’interesse per i modelli bootcut e flared è cresciuto del 12% sulle principali piattaforme di moda negli ultimi tre mesi, i baggy jeans – nonostante un aumento del 27% anno su anno – stanno perdendo terreno rispetto al boom del +150% dell’anno precedente. Questo rallentamento suggerisce che, se da un lato la nostalgia per le silhouette svasate si sta affermando, dall’altro il mercato sta rivalutando l’equilibrio tra tradizione e innovazione. L’influenza di icone come Kendrick Lamar è palpabile: dopo il Super Bowl, l’artista americano ha spinto le ricerche online per “kendrick jeans” a salire vertiginosamente, mentre l’hashtag #flaredjeans su TikTok ha visto un picco del +203% rispetto all’anno scorso. Le previsioni di mercato di Heuritech denotano una crescita dei pantaloni flare del 2% in Europa nel Q3 2025 seguita da un calo del 7% nel resto dell’anno, indicano che il taglio svasato, seppur in una veste rivisitata e moderna, rimane una scelta di nicchia. Una tendenza che, pur riscoprendo e reinterpretando le radici degli anni ’70, si adatta alle nuove influenze street e workwear, che sia questa la nuova estetica del 2025?