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Intervista a Pauly Bonomelli

Abbiamo incontrato il fashion designer e multimedia artist australiano nel laboratorio creativo NOVE25

Intervista a Pauly Bonomelli Abbiamo incontrato il fashion designer e multimedia artist australiano nel laboratorio creativo NOVE25
Fotografo
Any Okolie

"Hi, I’m Pauly from Australia".

Così inizia la nostra intervista con Pauly Bonomelli, fashion designer e multimedia artist.

Abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo nel nuovo HQ di NOVE25, brand italiano di urban jewels, laboratorio creativo, rivenditore e realtà innovativa con sede a Milano che, nel corso degli anni, si è caratterizzato per le sue creazioni esclusive, per la sua capacità narrativa unica e per il suo forte legame con la street culture - anche grazie alle diverse collaborazione con writer, visual artist e tatuatori.

Per celebrare l'apertura del loro nuovo spazio in via Sanzio, NOVE25 presenterà la collezione Ophis, dedicata al mondo dell'esoterismo e dell'astrologia, magnificamente realizzata da Mirko Sata, membro del collettivo di tatuatori milanese - nonché uno dei più importanti creative tattoo studio italiani - Satatttvision. Seguendo il fil rouge della collezione Ophis, Pauly sta producendo un ambiente artistico esclusivo che verrà reso noto durante la serata d’inaugurazione del nuovo HQ di NOVE25, il 25 ottobre.

Nonostante le sue opere siano ampiamente apprezzate e collezionate da artisti come A$AP Rocky, Kanye West, Edison Chen e molti altri tra artisti e attori, Pauly Bonomelli è una persona estremamente alla mano che sa quali sono le cose importanti della vita e che mette tutto se stesso in ciò che crea.

#1 Non ti piace l'attenzione pubblica e non ti piace essere fotografato, perché la questione dell'anonimato è così importante per te?

Non si tratta di "anonimato", è più un separare il mio lavoro e la mia vita privata, separare il "me" che è per gli amici e la famiglia e il mio lavoro, che invece è per tutti. Il non essere noto al grande pubblico, il non essere riconoscibile, ti dà una certa libertà, specialmente vivendo in una società in cui l'oversharing è così prevalente, con le persone che condividono qualsiasi cosa con sconosciuti tramite social media... probabilmente sono solo timido e non ho una grande fiducia in me stesso. Io utilizzo Instagram, si tratta di uno strumento per il lavoro, ma se mi trovassi in una posizione in cui potrei non avere social media, beh, non li avrei del tutto. Non ho mai avuto Facebook, Twitter, MySpace e così via. I social media sono antisociali, le persone non si relazionano l’una con l’altra a livello personale, è tutto costruito.

 

#2 Sei un artista multimediale sotto diversi punti di vista, ma il tuo background è strettamente fashion: cosa ti ha attratto all’inizio del fashion design e cosa ti attrae ora di quell’ambiente?

Al momento non presto molta attenzione alla moda come facevo un tempo. Nel mondo della moda ci sono capitato per caso e ci ho lavorato per molti anni, insomma, ho preso la mia specializzazione in Fashion and Textile Arts e ho lavorato a lungo nell’industria ma… la moda è cambiata.
Non so nemmeno come spiegarlo, ma le persone che ammiro davvero, loro hanno uno stile personale, mentre la maggior parte delle persone si "adatta" alle tendenze e comprano le cose giuste per poter somigliare alle persone che ammirano o ai loro coetanei ed io non credo in questo. Quando ero più giovane, al liceo, i miei amici ed io indossavamo abiti diversi e avevamo diversi interessi… sarà che ora sono più vecchio ma, per come la vedo io, ci sono dei canoni stabiliti su cosa significhi essere “cool” che io non condivido. Per me quello che è “cool” è l’individuo, non il trend. 

 

#3 E che cosa ti affascinava all’epoca?

Beh, sto facendo all’incirca le stesse cose che facevo anche al liceo solo che, attraverso un'esposizione data da alcune figure pubbliche, questo qualcosa che faccio da molto tempo improvvisamente è diventato popolare. Era una cosa personale che è stata presa da diverse persone e copiata, il che è noioso. Sono stato contattato e ho lavorato per personalità e artisti molto conosciuti e ora ci sono molte persone che seguono il mio lavoro, ma non perché siano davvero interessate a ciò che faccio quanto a causa di una "affiliazione" con queste persone che ammirano. Su Instagram, ad esempio, so che la maggior parte delle persone che mi seguono lo fanno proprio a causa di questa “affiliazione" che sentono e, in questo caso, è triste per me, e loro stanno perdendo il loro tempo... io faccio quello che sento sia giusto fare per me.

 

#4 Infatti, hai collaborato con molte celebrità per capi di abbigliamento che sono pezzi unici, hai mai pensato di realizzare una collezione per un pubblico più vasto?

Sono stato contattato da moltissime persone che mi hanno offerto l'opportunità di farlo e ho sempre rifiutato. Non credo nell’hype e nelle tendenze, vengono e vanno troppo in fretta, e nutro anche poco interesse verso la produzione di massa: una volta che un prodotto viene realizzato in massa perde le sue qualità speciali, almeno per me. Disegnare su giacche e t-shirt, ad esempio, è sempre qualcosa di molto significativo e personale e un qualcuno che va a comprare i miei sentimenti... mi sembra sbagliato. Non lo faccio e non è una cosa che ha a che fare con l’ego o cazzate del genere, si tratta della mia autostima e di quello che ho messo in quel particolare capo.
Tengo molto a quello che creo e semplicemente non credo nel condividere tutto con persone che non sono davvero interessate.

 

#5 L'arte e la moda sono interconnesse nei tuoi lavori, così come molti elementi della cultura underground. Come definiresti questa connessione?

Avevo finito le tele (ride). No, unire arte e moda è una cosa che facevo già al liceo per trasmettere i miei stati d’animo, ad esempio: a scuola frequentavo poco quindi un giorno ho prodotto questa maglia con scritto

"Per chi fosse interessato, ieri ho saltato scuola perché bigiare è il massimo

da Pauly B".

Lavorare con le celebrità mi ha esposto a un pubblico estremamente ampio e queste cose che faccio da sempre sono diventate un "trend". Dopo la scuola superiore volevo sviluppare le mie abilità nella stampa tessile e l'unico modo per farlo era attraverso la moda così, come ho detto, ho preso il mio diploma e ho lavorato nell'industria fino a quando ora non ho avuto la possibilità di distaccarmi - anche attraverso il sostegno dei miei precedenti collaboratori- e dedicarmi alla ricerca visuale. La moda è temporanea, ma se fai un'installazione o un dipinto, crei un qualcosa di più duraturo. L'arte e la moda sono legate da secoli, così come arte e musica o musica e moda. David Bowie, Grace Jones... questa connessione non è nulla di nuovo, ma c’è una moda intelligente che io percepisco solo come arte. Tecniche particolari mai viste prima, innovazione tessile... la moda intelligente è quasi impossibile da indossare ed è arte pura e semplice; sto pensando a Alexander Mc Queen, Rei Kawakubo, Iris van Herpen, Hussein Chalayan e così via. Questa interconnessione va avanti dall’alba dei tempi.
Forse sono vecchio stile, forse sono solo sbiadito, ma pensiamo a Elvis o Jimi Hendrix e ancora a David Bowie e Grace Jones: loro erano arte.

 

#6 Ora che ti sei allontanato dalla moda, come descriveresti le tue opere? Che cosa ti stimola a creare?

Beh, alcuni elementi del mio lavoro sono stati più esposti di altri per via delle persone coinvolte, ma ho sempre realizzato sculture e opere visive solo che nessuno se ne è mai interessato. La mia ispirazione principale è la vita, la vita in generale e le persone intorno a me, la musica... amo la musica più di ogni altra cosa e non sto parlando di musica fica ma di roba vecchio stile.
Ieri mi sono allarmato quando qualcuno ha commentato "perché devi essere sempre così depresso" o qualcosa di stupido su questa riga, e la cosa mi ha davvero infastidito perché il mio lavoro potrà avere anche queste vibrazioni ma io non sono il mio lavoro e, so che è una contraddizione il mio lavoro significa moltissimo per me, ma talvolta dimentico che la percezione che la gente ha di me avviene attraverso le mie opere. Non sono né depresso né arrabbiato: è solo il mio stile. La gente è così rapida nel giudicare e saltare alle conclusioni, ma io sto solo facendo il mio lavoro, trovando la mia strada.

 

#7 C'è un tuo lavoro con cui ti senti particolarmente connesso?

Tutte le foto che ho scattato dei miei nipoti.
Non riesco nemmeno a descrivere quanto ami queste foto... fondamentalmente, stavamo giocando a travestirci con quello che c’era in casa e loro stavano indossando abiti fatti da me. In tutto quel che faccio preferisco sempre il processo al risultato finale e queste foto rappresentano proprio questo: sono importanti per me per via dei soggetti coinvolti e non per quello che stavano indossando. È stato solo un caso.
Vorrei aver avuto delle foto così fiche di me quando ero bambino.

 

#8 Sei a Milano per un motivo preciso: parlaci del tuo progetto per il nuovo headquarter di NOVE25.

Beh, io e Mirko (ndr Mirko Sata), siamo diventati amici quasi un anno fa, ed è stato lui che mi ha parlato di questo progetto, questa fantastica collezione di gioielli che lui e NOVE25 stanno realizzando, e mi ha proposto di venire a dare una mano... naturalmente ho detto sì! Ci sono persone con cui ti intendi immediatamente ed è quello che è successo con Mirko. L'ispirazione per questa “installazione” deriva direttamente dalle reference dietro la collezione Ophis: astrologia, esoterismo, cose su cui lui è estremamente informato. Il mio lavoro per questa inaugurazione è una sorta di interpretazione di quel tema, come lo ho capito io, la mia rappresentazione di quelle tematiche e di quella incredibile linea di gioielli.
Sia Mirko che le persone qui a NOVE25 sono fantastiche ed è bello poter produrre qualcosa per persone così incredibili... mi sento davvero fortunato ad avere le opportunità che mi vengono concesse e per avere la famiglia e gli amici che ho.

Sono estremamente grato per questo.