"Grotesquerie" e il ritorno all'horror di Ryan Murphy
La serie esce il 13 novembre su Disney+ ed ha come protagoniste suore, infermiere e detective
20 Novembre 2024
Grotesquerie potrebbe sembrare un altro capitolo di American Horror Story, ma non è un altro capitolo di American Horror Story. Gli errori per cadere nel tranello ci sono tutti: è una nuova serie creata da Ryan Murphy, nel cast ha attori con cui l’ideatore dello show ha già lavorato e il genere di riferimento che viene utilizzato è ancora una volta orrorifico, con una spruzzata di True Detective. Tra suore e comunità, proprio nell’anno in cui al cinema sono usciti The Omen - L’origine del presagio e Immaculate, l’agente Lois Tryon interpretata da Niecy Nash-Betts deve indagare su alcuni omicidi alquanto macabri e dal retrogusto ritualistico. Eppure, nonostante le similitudini, per il creatore di Grotesquerie è stata "un’esperienza del tutto diversa”. Spiega Ryan Murphy durante la conferenza stampa per il lancio della serie: «Mi sembra di aver scritto tutto di getto, in una volta sola. È stato un processo molto personale. Non avevo una grande writers room, eravamo solo in tre (insieme a Jon Robin Baitz e Joe Baken, ndr.) e ci siamo concentrati su ciò che pensavo stesse accadendo nel mondo. Anche quando dovevo scegliere gli attori, con alcuni di loro avevo lavorato e stavo collaborando già per altri progetti, ma mi sono interrogato anche su cosa avrei voluto vedere da fan. Ciò mi ha spinto al punto da riscrivere intere parti per abbinarle al meglio agli interpreti».
Una visione talmente chiara e determinata che si è riversata su un set più libero e meno codificato del previsto: «Sono arrivato a un punto della mia carriera in cui non mi interessa più il risultato, ma il processo. Prendiamo ad esempio l’episodio tre: il personaggio di Micaela doveva camminare per il corridoio e scendere le scale. Avevamo un po’ di tempo allora le ho detto che avrei voluto che provasse a rifare la scena come fosse posseduta. All’inizio è rimasta scioccata, abbiamo passato un’intera ora a girare, ma alla fine è stato tutto più divertente, più sciolto». Una prova d’amore di Murphy per i suoi interpreti, da sempre essenziali nel suo lavoro e in cui stavolta ha riservato un posto speciale per Lesley Manville, nel 2024 anche nel film di Luca Guadagnino Queer e nella serie di AppleTV+ Disclaimer. «Ho sempre voluto avere a che fare con Lesley, così ho scritto un ruolo appositamente per lei, in cui ho messo tutto ciò che avrei sempre voluto vederle fare o l’aspetto con cui avrei voluta vederla. Credo di aver avuto un approccio un po’ da fanboy, ma realizzare questo show è stato particolarmente gratificante». Di certo Manville è rimasta colpita: «Bhè, mi sono sentita lusingata - ha raccontato l’attrice - Ryan non ci ha dato solo un copione, ha permesso che ci fosse collaborazione reciproca e ciò mi ha portato ad un personaggio straordinario. Non voglio svegliarmi ogni settimana e interpretare uno stesso ruolo. Voglio qualcosa che sia diverso da me, che non mi somigli. Grotesquerie rispondeva a questa esigenza, e più di dieci o dodici anni dopo che ci siamo incontrati per la prima volta con Ryan, ho capito che poteva essere un’occasione ghiotta».
Sebbene l’infermiera Redd che Lesley Manville impersona nella serie non è direttamente coinvolta negli aspetti horror della storia, al resto dei protagonisti potrebbe essere servita la luce accesa per dormire sonni tranquilli durante le riprese, come nel caso di Micaela Diamond, che in Grotesquerie è una giovane suora che proverà a dare una mano alla detective. «Il pubblico è stato torturato dalle suore per molto tempo», scherza l’attrice. «Naturalmente c’è anche la ‘suoriografia’ di Ryan Murphy. Perciò la sfida per vestire la tunica di Megan Duval era capire che tipo di suora fosse. Trovo che le suore siano davvero figure nascoste e inaccessibili, tanto da permettere alla fantasia di correre sfrenata. A volte sono pure e innocenti, altre corrotte e ipocrite. Credo dunque che il genere horror basato sulle suore apra una questione precisa: se anche loro hanno problemi ad essere buone, come può essere facile per il resto di noi?». Una dualità, improntata però su di un binomio tra commedia e orrore, che sta segnando la recente strada intrapresa da Niecy Nash-Betts, proprio grazie ai progetti offerti da Ryan Murphy: «Si dice che le persone che sanno far ridere siano anche in grado di far piangere, ma non è sempre così e non lo è nemmeno il contrario. Quindi sono grata di avere queste due armi dalla mia parte. Non sapevo di averle entrambe, perché per molto tempo nessuno mi aveva permesso di fare qualcosa di drammatico. Non sapevo che rivedere e condividere certe emozioni con lo schermo potesse essere quasi curativo, catartico». Prosegue l’interprete, che proprio grazie al creatore di Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer ha raggiunto la sua prima candidatura ai Golden Globe nel 2023: «Ringrazio Ryan perché un simile ruolo e una simile opportunità, specialmente in questo genere, non sono affidati spesso a donne nere. Sono felice di poter mettere un po’ del mio caos e della mia follia nella serie».
A série ‘Grotesquerie’ chega ao Disney+ amanhã. pic.twitter.com/OHhgfd6owW
E sempre a proposito di “mostri”, ad essere entrato da poco nella scuderia dei volti seriali di Murphy c’è il Nicholas Alexander Chavez che, oltre che in Grotesquerie, è uno dei fratelli Menéndez nella seconda stagione dello show antologico Monster, anche lui questa volta in abiti benedetti. «Ryan è un costruttore di mondi- approfondisce l’interprete - Ed è stato interessante perché abbiamo lavorato insieme a due universi così diversi. Il progetto sui Menéndez era, in un certo senso, un contesto già definito, su una storia basata su eventi realmente accaduti tra il 1989 e il 1990. Grotesquerie, invece, era qualcosa di completamente nuovo in cui gli unici limiti erano la nostra creatività o immaginazione. Ci siamo buttati negli abissi che è capace di inventare Ryan, ed è stato un onore e un privilegio sperimentare entrambe le sue visioni». Sorprendente come Chavez abbia “seguito i miei impulsi” nel ruolo di Padre Charlie Mayhew più che in una serie che affonda le radici in veri omicidi: «Mi sono fidato del mio istinto, e chi avevo attorno mi ha permesso di fare scelte audaci».