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Come Watch the Throne ha cambiato la musica

Dieci anni dopo, riscopriamo l’impatto che ebbe il disco di Jay-Z e Kanye West

Come Watch the Throne ha cambiato la musica Dieci anni dopo, riscopriamo l’impatto che ebbe il disco di Jay-Z e Kanye West

Mi ricordo un pomeriggio del 2011, guardavo la televisione, ero su MTV. A un certo punto mandano in onda il videoclip di "Otis" di Kanye West e Jay-Z, due rapper che sinceramente non conoscevo (d'altronde, avevo 11 anni). Mi ricordo di questi due signori che decostruivano una macchina di lusso e la trasformavano in una sportiva, mentre la canzone andava con il meraviglioso sample di "Try A Little Tenderness" di Otis Redding allungato per tutta la strumentale del pezzo, un beat che solo qualche anno dopo scoprirò essere stato prodotto proprio da Kanye. Di colpo, vivo sensazioni alterne: quella canzone mi sembra aliena, le mie orecchie di undicenne non erano ancora abituate a qualcosa di così alto. Quello era l'inizio. Dieci anni dopo, mi ritrovo a scrivere di quel momento, di quella canzone, di quei rapper e del loro joint album, Watch the Throne. È l'8 agosto 2011 e la musica è cambiata


C'è qualcosa di straordinario alle spalle di Watch The Throne. Ci sono in primis due rapper tanto diversi quanto simili, con due carriere differenti. Jay-Z, d'altronde, veniva da un decennio complicato, con annesso ritiro dalle scene. Kanye West, d'altro canto, aveva pubblicato uno dei suoi migliori album, My Beautiful Dark Twisted Fantasy, proprio l'anno prima. Eppure i due sono legati già da tanto tempo, da accordi con le loro etichette e da un rapporto di sincera amicizia. Kanye aveva lavorato sui dischi di Jay-Z e viceversa. Penso a un brano su tutti, "Last Call", traccia conclusiva del primo album ufficiale di Kanye West, The College Dropout, che gli varrà anche il Grammy per il miglior disco rap del 2004. Ecco, "Last Call" è un pezzo di dodici minuti che sembra un film, stando a tutto quello che racconta. In quella dozzina di minuti c’è tutta la Roc-A-Fella Records, label fondata (anche) da Jay-Z nel 1995, il suo presente e soprattutto il suo futuro, ossia proprio Kanye West.

"Me and jay bout to drop a 5 song album called Watch the Throne" twitta perentorio Kanye West il 28 agosto 2010. Non lo sappiamo ancora, ma per certi versi è l'alba di una nuova era per il rap americano. Quel disco conterrà poi, fortunatamente, più di cinque canzoni, e sarà rilasciato, come dicevamo, ad agosto 2011. Nella prima settimana vende 436.000 copie e si stabilizza al primo posto della classifica Billboard 200. La settimana successiva, altre 177.000 copie. Poi ancora 94.000 copie. È un periodo di transizione: i dischi fisici continuano a contare di più dei download sui servizi di streaming, ciononostante Watch the Throne produce anche 290.000 download su iTunes: è un nuovo record sul suolo americano per la piattaforma di Apple, l'unica all'epoca a rilasciare l'album in digitale - già allora i due rapper giocavano col marketing e l'esclusività. 

Watch the Throne è la celebrazione delle carriere di Jay-Z e Kanye West, due che ce l'hanno fatta. I testi delle tracce contengono momenti di autoesaltazione, citano brand del lusso e a modo loro riscrivono le regole del rap game. Non è il primo album collaborativo della storia il loro, ma di certo è il più forte, il più influente. L'impatto che ebbe Watch the Throne nel 2011 è impareggiabile per qualsiasi altro joint album della storia. A livello musicale, perché ha dato il là a nuovi progetti di coppia come What A Time To Be Alive di Future e Drake o Huncho Jack, Jack Huncho di Travis Scott e Quavo, ma anche sul piano artistico e culturale. Globalmente, Watch the Throne era un assaggio della Modern Era del rap americano: tour mondiali infiniti, merchandising iconico, personalità non musicali coinvolti nella produzione dell'album. Per esempio, spesso ci si ricorda di come, in un certo senso, la carriera di Virgil Abloh sia cominciata proprio con Watch the Throne. Kanye gli assegnò il ruolo di direttore artistico per la produzione dell'album, qualcosa di singolare per l'epoca, che poteva venire in mente solo a Ye. Chi avrebbe mai pensato a un direttore artistico per un album musicale? Risposta: la stessa persona che avrebbe pensato anche a un direttore creativo per lo stesso progetto. Qui spunta Riccardo Tisci, che nel 2011 era il creative director di Givenchy. Il lavoro del designer italiano da Givenchy è sensazionale: in una maison dalle radici così antiche, Tisci porta in passerella t-shirt oversize, varsity jacket, sneakers di pelle, stampe barocche e opulenti, proprio come la cover di Watch the Throne, che quello doveva essere, barocca e opulenta, un inno alla ricchezza, un reminder di quanto contassero nell'industria musicale Kanye West e Jay-Z, in perfetto stile Riccardo Tisci.


Quest'ultimo, come se non bastasse, curò anche il merchandising del tour di Watch the Throne, un tour di cinquantaquattro date tra Nord America ed Europa a cavallo fra il 2011 e il 2012. Un capo che più di tutti è ricordato di quel tour è il kilt di pelle che Tisci si inventò per Kanye. "Sembra una t-shirt più lunga" dice Yeezy in questo video. Aveva senso: lo streetwear tra 2011 e 2013 fu molto influenzato dalle creazioni del designer italiano, e anche il fast fashion prese spunto dal lavoro di Tisci, creando magliette oversize e con grafiche spesso improponibili. Un esempio di queste grafiche, anche se con una resa ovviamente superiore, sono proprio le magliette che Mr. West e Hova indossavano on stage, con le classiche stelle di Givenchy, trademark di Tisci, e le facce dei due rapper con sembianze feline. Influenzato dal gusto dello stilista tarantino fu lo stesso Abloh negli anni a venire, come si evince dai suoi lavori col collettivo Been Trill ma anche con Pyrex Vision e Off-White.

Se dovessi trovare un termine per riferirmi all’estetica di Watch the Throne, userei “sfarzosa”, uno sfarzo arrogante e presente su ogni aspetto del progetto. All’inizio ho citato il videoclip di “Otis”, che vi consiglio di rivedere. Kanye e Jay-Z che danno nuova vita a una Maybach privata degli sportelli e dei finestrini, che sfrecciano su di essa con delle ragazze sui sedili posteriori, che fanno esplodere dei fuochi d’artificio ai Downey Studios di Downey, in California sono tutti sinonimi di sfarzo. Lo stage dei loro concerti, con dei cubi retraibili alle estremità dell’arena - che proiettavano immagini simbolo come il rottweiler iconico della collezione Fall 2011 di Givenchy - da cui i due rapper emergevano a inizio show, con il palco a forma di T, con palle di fuoco sparate dal pavimento e laser a fare atmosfera per tutto lo show, tutto si combina alla perfezione nella self-celebration dei due rapper, che a momenti risulta quasi eccessiva, proprio come doveva sembrare. Addirittura questo stesso vibe trasuda dalle performance in live dei due artisti: nulla è più esageratamente opulento di cantare per undici volte di fila “Ni**as in Paris” a Parigi.

Dieci anni dopo, come anticipato con lungimiranza da Kanye e Jay-Z, il rap è cambiato molto. È cresciuto numericamente innanzitutto, ma ha iniziato ad avere sempre più influenza su altri settori, come la moda e addirittura lo sport (Roc Nation docet) ed è diventato il genere musicale del momento. Nell’ultimo decennio le carriere dei due rapper di Watch the Throne sono proseguite su strade separate, anche a causa di alcuni screzi cominciati con l’assenza di Hova e Beyoncé dal matrimonio di Kanye e Kim Kardashian, proseguiti con la sparizione di Kanye da TIDAL (piattaforma di streaming fondata dal collega) e la scomparsa e ricomparsa di Watch the Throne e dei dischi di Jay-Z da Spotify, e durati fino al 2019, quando i due sono stati avvistati insieme al compleanno di Sean “Diddy” Combs. In realtà, già nel 2018 sembrava ci fosse la pace tra Ye e Hova, come sembrava dimostrare questo tweet di Kanye, che preannunciava Watch the Throne 2. 


Watch the Throne 2 finora è ancora un miraggio, eppure qualcosa sembra finalmente muoversi. Sappiamo infatti come lo scorso 22 luglio Ye abbia presentato il suo nuovo album, DONDA, al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta, e che nell’ultima canzone riprodotta durante il listening party ci fosse la presenza proprio di Jay-Z. Ovviamente, questo non significa che presto avremo WTT 2, però forse è anche meglio così. Watch the Throne è bene che resti unico; è come quei film così belli e completi che proprio non ha bisogno di un sequel. Inoltre, non riesco a immaginare Watch the Throne fuori dal suo contesto storico, sociale e culturale. Se c’è un disco che è evidentemente figlio del 2011, quello è proprio il joint album di Kanye West e Jay-Z, per cui sarebbe fuori luogo ritrovarci il suo secondo capitolo dieci anni dopo. Oltretutto, ora come ora Kanye e Hova sono probabilmente a un livello superiore nelle loro carriere, nelle loro vite: credo non abbiano più bisogno di ostentare la loro ricchezza e il loro benessere. È per questa ragione che oggi ricordiamo Watch the Throne come un’opera d’arte del suo momento storico. Un’opera d’arte che, come il buon vino, è invecchiata decisamente bene, ma che soprattutto ci aiuta a ricordare com’era il 2011 su ogni piano.