John Galliano returns with his debut couture show for Maison Martin Margiela
13 Gennaio 2015
La nuova era è iniziata. John Galliano ha esordito con Maison Martin Margiela Artisanal, una collezione basata sul concetto di decostruire per ricostruire, perfetta metafora della parabola del designer di Gibilterra.
Sulle note di "Hey Big Spender" cantata da Shirley Bassey, in uno spazio bianco, asettico, davanti ad un selezionatissimo pubblico di circa 120 amici, tra i quali Alber Elbaz, Christopher Bailey, Manolo Blanhik, Nick Knight, Kate Moss e Anna Wintour sfila un Cabinet de curiositè frammentato e surrreale.
Bastano pochi minuti, bastano 24 abiti per relegare nel passato scandali e polemiche.
"Incredibile. Con questa sfilata abbiamo iniziato un nuovo capitolo per questa maison" - spiega Renzo Rosso, proprietario della holding Otb di cui fa parte il marchio belga - "John è un persona increbile, un talento senza eguali. In questo momento ha in mente solo due parole: sogno e bellezza. Ed è quello che ha voluto raccontare con questa sfilata. Dove ha voluto far parlare gli abiti tornando all'essenza della couture".
"E' stato fantastico" - continua la Wintour - "Quello che mi è piaciuto è stato il mix: C'era così tanto che sappiamo e ci piace di John, ma poi ha preso il vocabolario Margiela e lo ha tradotto in un modo così accattivante e innovativo".
I pochi fortunati spettatori in sala sono rapiti, entusiasti. In rete non si parla d'altro ed i commenti si dividono tra fan e detrattori. Ecco cosa abbiamo notato noi.
- La perizia tecnica.
Galliano sfodera tutta la sua maestria sartoriale nella squisita attenzione per i dettagli, nei tagli perfettamente calibrati,evidente negli abiti più semplici, nei tailleur-pantalone, nelle giacche, così come negli elaborati abiti da sera. Commoventi l'essenzialità del lungo abito in velluto rosso e la sposa con il viso ricoperto di perle, definite dalla maison "teardrops of memories".
- Il Cabinet de curiositè
Questa collezione è una parata di creature fanastiche. L'ex enfant terrible evoca l' Arcimboldo nel cappottino scarlatto decorato con conchiglie plastificate a formare un viso, in pieno stile dell' artista milanese. Un omaggio all'estetica di Elsa Schiaparelli, una concessione al grottesco, che tocca il suo vertice nell'imperatrice spettrale avvolta in una lunga veste rossa drappeggiata, con maschera ed armatura di ninnoli spezzati, perle e bronzo.
- John Galliano che a fine show esce timidamente con indosso il camice bianco, simbolo della maison Margiela, retaggio di un anonimato che ora non c'è più, ma che diventa simbolo di una nuova sobrietà acquisita dal controverso designer.
- Margiela vs Galliano.
C'è qualcosa di trattenuto, come se il designer non si fosse sentito libero di esprimersi pienamente. Nel tentativo di conciliare i codici della maison belga, con la propria debordante stravaganza Galliano resta sospeso tra decostruttivismo minimalista ( le lunghe tuniche, i completi asciutti) e gli accessi, gli accenni crudi e quasi animaleschi che animano le creazioni in 3d, i bustier, gli strascichi di tulle.