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Le 5 migliori sfilate di John Galliano da Maison Margiela

Il meglio del meglio di un decennio che farà la storia della moda

Le 5 migliori sfilate di John Galliano da Maison Margiela Il meglio del meglio di un decennio che farà la storia della moda

Ieri, John Galliano ha detto addio a Maison Margiela dopo aver ricoperto il ruolo di direttore creativo per un intero decennio. Questa lunghissima collaborazione non solo rappresenta un caso molto raro in un panorama moda dove il ricambio di direttori creativi è rapidissimo, ma ha segnato anche il compimento della redenzione personale e professionale di Galliano che oltre a rientrare trionfalmente nell’arena della moda dopo il famoso incidente che lo fece uscire da Dior ha anche segnato i suoi 14 anni di sobrietà – celebrati dal designer come un enorme traguardo personale anche nella sentita lettera pubblicata ieri sui propri social. In questi dieci anni, Galliano ha trasformato Maison Margiela: al di là delle collezioni Artisanal e dei molti format sperimentali e multimediali che ha sperimentato nel campo delle presentazioni, c’è stata l’introduzione della linea Co-Ed genderless e anche un metodo di lavoro alquanto flessibile che gli ha consentito ad esempio di potersi concentrare su certe sfilate Artisanal per un intero anno – cosa inaudita oggi, normale invece qualche decennio fa. Ad ogni modo, il Margiela di Galliano ha sempre posseduto un suo sapore particolare, indubbiamente caotico, dallo styling spesso tormentoso ma capace di rivoltare sulla testa il classico format della sfilata portandoci tutti a un maggiore apprezzamento del lato più avant-garde della sua moda, delle sue muse (Galliano ha mostrato al mondo il talento di Leon Dame, ad esempio, erede maschile delle top model anni ’90) ma anche di un’idea di creatività veramente intellettuale, dove le logiche del sistema arrivano forse in negozio ma mai in passerella.

Per celebrare questi dieci anni, ecco le cinque sfilate più belle firmate da Galliano per Maison Margiela.

1.      Artisanal Spring 2024

La sfilata che passerà alla storia per aver chiuso l’era di Galliano ed essere stata il culmine della sua carriera da Margiela, un trionfo di crepuscolarismo che ha in qualche modo ricongiunto l’approccio più decostruttivo delle precedenti sfilate di Maison Margiela con un romanticismo narrativo completamente Gallian-esco e soprattutto completamente immersivo. Impossibile non leggere nella collezione e nello show una vena autobiografica, un senso di infinita pietà per i reietti e i dimenticati, per i fuorilegge e gli esclusi trasformati da Galliano in altrettante bambole rotte e abbandonate. Sulle note di una canzone di Adele che parla di ritornare in una città dove si è cresciuti ma che non pare più familiare, la collezione non ha solo esibito un incredibile virtuosismo e coesione ma anche parlato del suo autore in una maniera così personale che una delle poche critiche che gli sono state mosse parlavano proprio di una sfilata fuori dal tempo, che pareva prelevata da un’epoca ormai tramontata. Un anacronismo che non ci sentiamo di giudicare – anzi, che dovrebbe decisamente tornare.

2.      Sping Summer 2020

Uno show eccellente come ce ne sono stati molti nei 10 anni di tenure creativa di Galliano – ma con una marcia in più. La marcia in questione è quella di Leon Dame, più vicina al mimo e al teatro che alla classica camminata del modello, che è diventata virale sui social (diventare virale oggi equivale a un processo di beatificazione) ma che soprattutto ha segnato il momento in cui il Maison Margiela di Galliano ha “forato” la bolla della moda facendo irruzione nella cultura più mainstream, riportando l’attenzione su una delle firme del designer inglese: la drammaticità della presentazione. Lo show è anche notevolissimo per aver anticipato di almeno cinque anni la mania per gli abiti croppati, per i blazer oversize stretti in vita da un cinturone ma anche per la sua capacità unica di unire cenni storici all’abbigliamento militare degli anni ’40 con tanto di suore e crocerossine in un orizzonte assolutamente moderno.

3.      Artisanal Fall 2016

Tutte le collezioni di Galliano per Margiela hanno una propria bellezza, ma la collezione invernale Artisanal del 2016 ha qualcosa di più. Il concept della collezione era una specie di interpolazione storica che mixava le silhouette, i colori e lo stile tipico della Rivoluzione Francese e dell’era napoleonica (e dunque una delle ossessioni creative di Galliano) con materiali tecnici tipici del mondo outerwear creando una singolare connessione tra i montagnardi di un tempo e le odierne popolazioni della banlieue. Non c’era però un’estetizzazione dei derelitti e delle vite al margine: quegli elementi erano infatti stati deformati in silhouette dal piglio aristocratico e cerebrale citando anche il movimento delle Merveilleuses, donne dell’epoca del Direttorio che scandalizzavano i buoni borghesi vestendosi con pepli trasparenti. Uno show che meriterebbe quasi uno studio monografico dedicato, tra riferimenti interni, altri a Martin Margiela e altri all storia e alla società, compresso in soli 26 look.

4.      Spring Summer 2019

Dicevamo nell’introduzione che una delle pietre miliardi dei dieci anni di Galliano da Margiela fu l’istituzione della collezione Co-Ed. Questo show è importante per il designer che lo ha anche citato indirettamente nella sua lettera di addio dicendo che  il film Mutiny che accompagnò la collezione e che fu anche il nome del profumo presentato durante questo show rappresenta il culmine del suo messaggio filosofico e sociale. Dunque perché questa collezione fu importante? Perché al di là della bellezza dei capi, rappresentò l’inizio dell’approccio genderless e infatti fu il primo show co-ed di Galliano che fino ad allora aveva presentato solo due collezioni di menswear separatamente da ready-to-wear e dalla linea Artisanal. Questo show è in sostanza la prima istanza in cui la forma finale di Maison Margiela (potremmo definirla anche, in quanto sua essenza più concentrata, il parfum del brand) firmata Galliano emerse nella sua forma odierna ma anche come potenza commerciale – fondendo di fatto l’aspetto artistico e quello più terreno di Margiela.

5.      Spring Summer 2021

Nel momento più buio del lockdown, in cui i brand provavano a ristabilire un nuovo format per le sfilate, la presentazione della SS21 di Maison Margiela segnò l’inizio di una serie di fashion films “alternativi” ed estremamente artistici che portarono il brand a dialogare e manipolare il tessuto stesso di ciò che significava sfilata unendo ai classici vestiti il processo del making-of di questi ultimi. Nello specifico, la collezione era presentata come una sorta di dramma coreografico, basato tutto su ballerini di tango abbigliati in look quasi sobri per gli standard di Galliano ma dotati di un fascino oscuro e sepolcrale, ammantati da un senso di tragedia del tutto originale.