Quest’estate la camicia va annodata in vita
Come la classica flanella è passata da abbigliamento ad accessorio
20 Maggio 2024
Uno dei format di maggior successo su TikTok negli ultimi tempi è quello che mostra la differenza tra “wearing” e “styling”: la prima opzione è la più diretta e letterale, in cui gli abiti sono messi addosso così come sono; la seconda include gli accessori, gli abbinamenti con le scarpe e gli occhiali, l’acconciatura e tutti quei dettagli che danno personalità a un outfit. E uno degli ambiti in cui questa differenza è emersa nella maniera più palese, tanto negli streetstyle che sulle passerelle delle ultime stagioni, è la classica, comune camicia a scacchi per cui, all’ovvia maniera del “wearing”, si è aggiunta una nuova soluzione di “styling”: annodarle in vita, lasciandone il retro pendere da sotto la schiena e creando abbinamenti di colore con il resto degli abiti ma anche alterando la silhouette con quella che potremmo definire come una sorta di mini-strascico. La cosa interessante è che, così annodata, la classica camicia diventa un elemento coloristico e crea un ulteriore livello di layering e complessità nell’outfit, riuscendo comunque a restituire quell’idea di ribellione e incuria. Questo tipo di stile, tra l'altro, ha il merito di essere un update molto accessibile e quotidiano alla basica silhouette maschile con un volume e un drappeggio che, con altri abiti e altre costruzioni, magari di un pantalone drop-crotch o di una camicia eccessivamente lunga sul retro, troviamo già in brand più avant-garde come Rick Owens, Yohji Yamamoto o Maison Margiela.
La parte più interessante è che il trend è talmente diffuso che molti designer delle scorse stagioni lo hanno già capovolto, usando il motivo a scacchi su pezzi che ricordano proprio la camicia annodata in vita senza essere vere e proprie camicie: da Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood c’era una sorta di fusciacca in lana; da Anna Sui una specie di gonna-grembiule da indossare sopra i pantaloni; da No Faith Studios si è visto invece un cappotto con maniche addizionali da annodare in vita; da Rabanne, Julien Dossena ha riprodotto l’effetto usando però la fodera a scacchi di una giacca di pelle rivoltata e stretta in vita; da Diesel, R13 e Facetasm era una vera e propria gonna; mentre il più ingegnoso è stato Jun Takahashi di Undercover che ha fatto fuoriuscire lunghi lembi di tessuto da sotto una giacca in un effetto trompe-l'œil che ricordava lo stile creando tuttavia qualcosa di completamente nuovo. Più letterali invece sono altri: da Enfants Riches Déprimés e Our Legacy, fino ad Acne Studios, DSQUARED2, Collina Strada ma anche Todd Snyder (che non a caso ha presentato questa soluzione di styling per la sua collaborazione con Woolrich) e Antonio Marras.
Tanta varietà è frutto della molto stratificata storia della camicia a scacchi. In origine fu il Royal Stewart Tartan inglese: i punk lo indossarono per ribellarsi alla corona, i grandi college Ivy League lo adottarono per evocare un senso di nobiltà; grazie alla popolarità di Woolrich nel Midwest la camicia divenne anche un classico dell’outdoor americano (il primo nome dei Beach Boys era The Pendeltons in omaggio alle camicie Pendleton a scacchi indossate sopra la muta da sub nelle pause tra un’onda e l’altra) e da lì arrivò a superstar grunge come Kurt Cobain ed Eddie Vedder che ne fecero un simbolo della alienata e vagamente nichilistica gioventù suburbana anni ‘90; mentre nel frattempo la sua presenza nella subcultura dei chicanos di Los Angeles la rese popolare tra i rapper della West Coast. Dal 2000 in avanti conquistò il mondo grazie alla diffusione di mall brands come Abercrombie & Fitch e al boom delle grandi catene di fast fashion che ne producono praticamente a getto continuo. Da allora la classica flanella divenne un grande classico della grande e generica distribuzione dei centri commerciali tornando in auge con il revival rock di Saint Laurent e di Givenchy e il rinascimento fashion del mondo hip-hop che, un decennio fa, portò Pharrell, Kanye West e ASAP Rocky a reinterpretare lo stile in un modo o nell’altro. Un decennio dopo lo stile è ancora vivo: dopotutto viviamo in tempi in cui lo styling è tutto.