
Quando Nicola Formichetti creava i look di Lady Gaga
Più arte che styling, il sodalizio fece conoscere la moda a una generazione
12 Febbraio 2025
Il prossimo sette marzo, Lady Gaga tornerà alla musica con il suo nuovo album Mayhem, che coi suoi primi due singoli, Disease e Abracadabra, ha già promesso il ritorno della popstar ai look over the top che avevano definito la parabola ascendente dei suoi esordi e che erano scomparsi dopo l’uscita di Chromatica dell’ormai lontano 2020. E vedendo i nuovi costumi di Lady Gaga creati dal duo di stylist Peri Rosenzweig e Nick Royal più noti come Hardstyle il pensiero non può non correre al primo e più fondamentale supporto che Lady Gaga ha avuto nel suo incredibile viaggio attraverso la moda: Nicola Formichetti. In effetti, se si pensa al caleidoscopio visivo che è lo stile di Lady Gaga, non esiste distinzione tra la sua persona e la sua immagine. La sua estetica, costruita insieme a Nicola Formichetti – noto nella Gagapedia (il fandom della popstar) come Mr. Gaga – rappresenta forse il sodalizio più riuscito tra una celebrity e un direttore artistico. Formichetti non ha mai amato la definizione di stylist, un termine che considerava riduttivo per il suo ruolo: non si trattava semplicemente di scegliere abiti, ma di scolpire un’identità visiva, di creare un linguaggio capace di ridefinire i confini tra moda, arte e musica. Il loro incontro avviene nel 2009, durante un servizio fotografico per la rivista americana V. Il sodalizio prende forma con l’uscita della reissue di The Fame Monster. Gaga era in ascesa, un fenomeno che stava riscrivendo le regole dello show business, mentre Formichetti era già un nome affermato nella moda, fashion director di Vogue Japan. Da quel momento, il loro legame diventa più di una semplice collaborazione: una fusione creativa che avrebbe ridefinito la cultura pop, utilizzando il corpo e l’immagine come strumenti di espressione radicale. Camaleontico, avanguardistico, trasgressivo, surreale: se dovessimo creare una lista di parole chiave per descrivere il lavoro svolto da Gaga e Formichetti, queste sarebbero le prime a venire in mente. Prima ancora di essere collaboratori, erano – e sono – amici.
Se per il grande pubblico Formichetti poteva sembrare un nome legato indissolubilmente a Lady Gaga, nel mondo della moda la realtà era ben diversa. Quando la cantante non aveva ancora raggiunto il successo planetario, lui era già uno degli stylist più ammirati dagli addetti ai lavori. «Non sta cercando di farsi un nome grazie a Lady Gaga, e lei lo sa bene», riferiva Jo-Ann Furniss, editor di Arena Homme Plus, una rivista che spesso pubblicava i lavori dello stilista italo-giapponese. Ogni look di Lady Gaga, sotto la guida visionaria di Nicola Formichetti, trascendeva il concetto di moda per diventare uno spettacolo immersivo. Non erano solo abiti, ma atti performativi che parlavano di sessualità, identità e trasgressione, dando forma a un mondo in cui la bellezza era un concetto fluido. Ogni apparizione di Gaga era destinata a restare impressa nella memoria collettiva. Nel 2009, Lady Gaga rilascia The Fame Monster, un EP accompagnato da una cover, frutto di un dream team d’eccezione: dietro l’obiettivo c’è Hedi Slimane, la musa è Gaga stessa, mentre la direzione artistica e lo styling sono curati da Nicola Formichetti. L’hair styling è affidato a Peter Savic e il make-up a Billy B. Lo scatto in bianco e nero ha un tono oscuro e cinematografico. Gaga indossa un mantello in vinile nero, un pezzo dell'etichetta House of Blueeyes dello designer londinese Johnny Blueeyes. Il capo proviene dalla collezione FW09 del brand, intitolata Don't Be Afraid of the Darkness Within, ispirata ai classici horror della Hammer degli anni '60 e '70. Un’immagine che segna un cambio nella sua estetica, proiettandola in un immaginario più dark.
Nell’album è presente il brano Bad Romance, ascoltato per la prima volta in esclusiva mondiale durante Plato’s Atlantis, l’ultima sfilata ideata e creata da Alexander McQueen. Nel videoclip della canzone compaiono più di dodici look firmati McQueen, selezionati da Nicola Formichetti, insieme ad accessori realizzati da “Haus of Gaga”, il collettivo creativo responsabile dell’immagine della cantante, per il quale Formichetti è stato a lungo fashion director. Il successo del brano è immediato e travolgente. Nel 2010, durante gli MTV Awards, Bad Romance vince il premio per il miglior videoclip. Per l’occasione, Formichetti commissiona al designer Franc Fernandez il celebre “Meat Dress”, un vestito interamente realizzato con carne vera. L’abito, dal design asimmetrico e caratterizzato da un ampio scollo, viene confezionato con estrema cura per garantire una struttura solida. Fernandez seleziona con precisione i tagli di carne più adatti, utilizzando principalmente quelli provenienti dai fianchi di un bovino, scelti con l’aiuto del suo macellaio di fiducia. Per assicurare una vestibilità perfetta, il vestito viene cucito direttamente su Lady Gaga nei camerini, poco prima della sua apparizione sul palco che sconvolgerà il mondo, e sancirà per lei il titolo di pop star mondiale imprevedibile e controversa.
Oltre al legame con Alexander McQueen, Lady Gaga ha instaurato un rapporto profondo con quasi tutte le maison più influenti e con i designer emergenti del panorama della moda. Nella piattaforma Maison Gaga, creata dal suo fandom, esiste un archivio mensile che ricapitola con precisione quasi ogni look indossato dalla cantante dal 2007 a oggi. L’approccio lavorativo di Formichetti con i marchi era meticoloso e interamente indirizzato alla costruzione dell’estetica di Lady Gaga. Non c’era mai un adattamento passivo alla maison di turno, ma piuttosto l’opposto: anche le case di moda più istituzionali e rigorose concedevano carta bianca alla mente visionaria di Formichetti quando si trattava di vestire Gaga. Un esempio è quello dei Grammy Awards del 2010, dove la popstar indossa un abito Armani Privé appositamente realizzato per lei. Perfettamente in linea con l’estetica di The Fame Monster, il look si discosta radicalmente dai canoni classici dell’universo couture della maison. Lo stesso accade per la copertina del numero di settembre 2010 di Vanity Fair US, in cui Gaga appare avvolta in un abito trasparente con corsetto metallico, un altro custom Armani Privé, nato dal dialogo creativo tra Formichetti e lo stesso Giorgio Armani. Un’estetica così fuori dai canoni convenzionali del pop che si era visto fino all’ora da riuscire a spingere le maison più tradizionaliste oltre i propri confini.
14 years ago, Lady Gaga released 'Born This Way' pic.twitter.com/IZsMbTtkXK
— popculture (@notgwendalupe) February 10, 2025
Nel maggio del 2011, con l’uscita dell’album Born This Way, Lady Gaga viene consacrata come una vera superstar. L’attesissimo disco racchiudeva influenze musicali che spaziavano da Whitney Houston all’opera, da Madonna al rock, fino alla techno e persino all’heavy metal di band come Kiss e Iron Maiden. Il 17 aprile 2011 è stata rivelata la copertina dell'album più atteso dell'anno, Born This Way. La fotografia, realizzata da Nick Knight con la direzione artistica di Nicola Formichetti, raffigura una fusione tra Lady Gaga e una motocicletta. Sia la critica che i fan, anche i più fedeli, ne rimasero delusi. Sean Michaels di The Guardian ha commentato al riguardo: «Sembra più un economico effetto di Photoshop che la copertina dell'album più atteso dell’anno.» Un'esportazione degli occhiali futuristici, del taglio di capelli asimmetrico, persino dei suoi magici corni, ma una moto mutante con la faccia e le braccia di Gaga. Nonostante le critiche alla copertina dell'album, al 1º giugno 2011, Born This Way era già diventato l'album più venduto al mondo nel 2011 nel minor tempo. Con 288.000 copie vendute nel primo giorno e 1.108.000 nella prima settimana solo negli Stati Uniti, ha superato il milione di copie vendute anche al di fuori del mercato americano. L'album ha inoltre debuttato direttamente al primo posto nelle classifiche di 16 paesi dal Giappone alla Norvegia. Nell’era Born This Way, ogni immagine legata ai singoli dell’album e ogni apparizione pubblica, sotto la direzione di Formichetti attraverso House of Gaga, ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica e della moda. Tra i momenti più emblematici, l’arrivo di Lady Gaga ai Grammy Awards 2011 all’interno di un’incubatrice.
Formichetti, in un’intervista rilasciata a Variety per il decennale di Born This Way, ha ricordato: «L’esibizione di Born This Way ai Grammy fu un momento incredibilmente significativo per tutti noi. Collaborammo con il designer britannico Hussein Chalayan per creare la capsula d’incubazione in cui Gaga arrivò sul red carpet. Ricordo che ero nel backstage e Gaga era ancora dentro la capsula. Mi chiese di twittare per lei, quindi scrissi: «Ciao, sono Nicola. Gaga è in incubazione e stiamo per esibirci». Fu un momento iconico. Il successo di Formichetti cresce vertiginosamente, tanto che nel 2011 viene nominato direttore creativo della maison francese Mugler. Fu la stessa Gaga a spingerlo ad accettare immediatamente l’incarico, pur continuando a mantenere il ruolo di direttore artistico per la popstar. «Nel periodo in cui entrai da Mugler, Gaga era ancora in tour con il “Monster Ball”. Volò a Parigi per sfilare al Mugler Day. Indossava due outfit da passerella. In uno fumava con una tuta aderente di lattice, simile a quelle che abbiamo visto recentemente. Il secondo era un look da “Alien Queen”in bianco. Amava così tanto la collezione che volle indossare un bodysuit leopardato per l’after-party», ha raccontato Formichetti a Variety. Durante l’era Born This Way, anche i look di Gaga per le uscite quotidiane raggiungono un nuovo livello di teatralità. Indimenticabile l’arrivo al MAC Viva Glam di New York, nel settembre 2011, con un abito in pelle di coccodrillo di Azzedine Alaïa e gli iconici stivali in latex con un tacco vertiginoso, ormai una costanza.
Oltre ai look rivoluzionari dei videoclip, come quello di Born This Way, in cui lo stile di Lady Gaga subisce una metamorfosi androgina, Formichetti fa indossare una giacca nera con pantaloni da uomo, assumendo lo stesso look del suo gemello. Ma l’evento chiave di questa trasformazione fu la presentazione ufficiale di Jo Calderone, l’alter ego maschile di Gaga, introdotto nel videoclip di “You and I”. Il personaggio era stato anticipato sulla copertina di Vogue Japan, senza che fosse esplicitamente dichiarato che si trattasse di Gaga. Tuttavia, sia la critica che i fan lo riconobbero immediatamente. «Non solo Gaga si è creata un alter ego maschile ambiguo e gay-friendly quanto basta (le origini siciliane, il lavoro da meccanico), ma addirittura lascia immaginare una relazione sessuale con lui, cioè con se stessa. Tutto torna», scriveva Vogue Italia nel 2011. Il 3 agosto 2012, Lady Gaga ha rivelato nella chat LittleMonsters.com che ARTPOP sarebbe stato il titolo del suo nuovo album. Pubblicato nel novembre dello stesso anno, l'album ha mostrato in anteprima la sua copertina il 7 ottobre 2013. Creata dall'artista Jeff Koons, la copertina ritrae una statua tridimensionale di Lady Gaga, avvolta da una sfera blu, con come sfondo un'interpretazione della Nascita di Venere di Botticelli. L'album ARTPOP è stato accolto positivamente, ma non immediatamente. Ci è voluto del tempo per comprendere questo ennesimo cambiamento di rotta e mutamento, che alla fine è diventato il modus operandi di Lady Gaga. Il New York Post lo definì “ArtFlop”. Tuttavia, i fan lo accolsero positivamente, con brani come “Applause” che scalavano le vette delle classifiche. L'approccio più divertente e con campioni più ballabili, come li ha definiti la stessa Gaga, erano al centro di ARTPOP, che doveva essere scritto in maiuscolo, una decisione voluta dalla cantante.
L'era di ARTPOP portò con sé anche la fine di una lunga collaborazione, quella tra Formichetti e Lady Gaga, durata due album e cinque anni. «Sarà per sempre la mia preferita, ma d'ora in poi il mio assistente si occuperà del suo look,» ha spiegato Formichetti a WWD. In quell'intervista, raccontò quanto fosse diventato stancante e snervante lavorare con Gaga, che cambiava almeno 12 volte al giorno. Inoltre, la mole di lavoro al di fuori della vita di Gaga stava aumentando, con la direzione di Diesel e il lancio della linea cashmere in Giappone per Uniqlo. «Sono troppo impegnato in altri progetti per seguirla personalmente. Ho già fatto due album con lei, per un totale di cinque anni di collaborazione. Rimarrò comunque in qualche modo coinvolto, ma non posso dedicarle ogni giorno. Si cambia almeno 12 volte in 24 ore, è snervante!», disse Formichetti a Cosmopolitan all’epoca. Per il periodo di ARTPOP, Lady Gaga è stata affiancata dallo stylist Brandon Maxwell, assistente di Formichetti. Il video musicale per il brano Applause del suo quarto album in studio, ARTPOP, uscito il 19 agosto 2013, è stato diretto e girato da Inez & Vinoodh con il contributo di Maxwell per lo styling. Per la scena magica ispirata a Houdini nel ruolo di Mad Hatter, Gaga emerge da un enorme cappello a cilindro indossando un top della collezione Artisanal Haute Couture FW13 di Maison Margiela, insieme a un body con una gamba specchiata e scarpe personalizzate, frutto della collaborazione con Natali Germanotta e Muto-Little Costumes.
That's Gaga with designer Brandon Maxwell, in case anyone was wondering #MetGala pic.twitter.com/KFpW3BdNtF
— Vanessa Friedman (@VVFriedman) May 6, 2019
Maxwell a accompagné Lady Gaga jusqu'en 2018, date à laquelle elle a décidé de s'éloigner de son rôle de styliste, laissant la gestion de son look pour le Met Gala 2019 à ses assistants Sandra Amador et Tom Eerebout, qui ont été classés parmi les stylistes les plus célèbres et les plus influents du monde par le Hollywood Reporter en 2019. Gaga a notamment porté un look Maxwell lors du Met Gala 2019. En 2020, à l'occasion de la sortie de l'album Chromatica, Formichetti revient dans le rôle de directeur de la mode de Gaga, avec qui il a entretenu une forte amitié au fil du temps. Ce retour marque également un retour à l'esthétique qui a forgé une génération et qui, en 2025, continue d'être célébrée grâce à la renaissance de la « vieille » Gaga, loin de l'image plus désaturée de ces dernières années. La synergie entre Gaga et Formichetti n'a pas abouti à des perruques vertigineuses ou à des chaussures en forme de tatou. C'est un jeu de miroirs, une alchimie de confiance et d'intuition esthétique qui a réécrit les codes de la pop, transformant le corps de Gaga en une archive vivante d'images et de symboles. Un dialogue visuel qui ne s'est pas limité à la surface, mais qui a plongé dans l'identité même de la star, cristallisant son iconographie et renversant les règles du mainstream.