La vita dopo la pandemia di Pangaia
Dopo il successo nel 2020, il brand votato alla sostenibilità è chiamato a reinventarsi
20 Marzo 2023
Sono passati quasi tre anni da quando una pandemia globale ci ha chiuso per più di un anno nei nostri appartamenti, costringendoci a rivedere non solo la nostra vita da un giorno all’altro, ma anche il nostro abbigliamento. Le scarpe sono state sostituite da un paio di pantofole, ma soprattutto il nostro outfit di tutti i giorni è diventato quanto di più comodo potessimo trovare negli armadi di casa. “Sweatpants Forever” titolava ad agosto 2020 il New York Times celebrando la comodità di uno dei capi di abbigliamento che più di tutti hanno segnato le vite in quarantena di migliaia di persone, andando contro qualsiasi regola o previsione immaginata dai trend forecaster. Il successo di PANGAIA è strettamente legato a quel momento storico, in particolare a una presenza capillare all’interno dei nostri feed social, parte degli outfit casalinghi di celebrities e influencer al punto da generare un fatturato da 75 milioni di dollari nel 2020.
Oggi, mentre le nostre vite sembrano essere tornate alla normalità, il brand si è adattato ai tempi, allargando la propria proposta ben oltre la semplice hoodie colorata ma aprendosi a una gamma di prodotti che vanno dai completi sartoriali ai trench, tutti contraddistinti dall’immancabile scritta che accompagna ogni capo. «La pandemia ha sicuramente agito da catalizzatore per molte cose» ci ha detto il PANGAIA Collective parlando del successo del brand durante il periodo pandemico, descritto da loro come capace di rendere le «persone consapevoli dell'urgenza della situazione geopolitica» spingendole verso «un enorme cambiamento nel comportamento e nelle abitudini di acquisto.» Oggi il brand può contare su un seguito riassumibile nelle oltre 66 milioni di visualizzazioni dell’hashtag #pangaia su TikTok, oltre che con la presenza della 365 Signature Hoodie tra gli item più desiderati secondo il Lyst Index Q1 del 2022. Una richiesta che sta alla base anche della seconda vita del brand, che forte del successo accumulato si è concentrato sulla diversificazione della sua proposta.
«Nell'ultimo anno abbiamo testato nuovi prodotti con la nostra community, ma il nostro obiettivo è quello di creare prodotti per una ragione piuttosto che per una sola stagione» ha commentato l’azienda, passata nel corso di poco meno di un anno da 10 a 125 dipendenti dopo la presentazione del suoi primi prodotti durante il Complexcon del 2018. Dopo essersi assicurata la fedeltà della propria community, PANGAIA si è potuta dedicare al suo vero obiettivo, non la sostenibilità come parola vuota, ma la scienza. «PANGAIA si concentra sulla scienza, non sull’hype della sostenibilità» ha raccontato il brand, la cui natura sembra essere più quella dell’azienda tecnologica che di un vero e proprio brand con ambizioni commerciali.
«Condividiamo le nostre innovazioni sui materiali e i nostri progetti d'impatto con molte industrie per promuovere l'adozione di una produzione e di un consumo più responsabili su scala globale» ha dichiarato PANGAIA, la cui sfida non sarà solamente provare a cambiare l’approccio alla sostenibilità di un intero settore, ma anche continuare ad avere lo stesso successo di tre anni fa, portando avanti il brand dopo la fine dell’isteria collettiva per le sue hoodie. Complice la crescita inaspettata in un lasso di tempo ridotto, PANGAIA si trova adesso con la necessità di convincere i suoi acquirenti che la stessa azienda diventata famosa per il suo homewear oggi può fare lo stesso con una giacca denim creata con dei rifiuti tessili.