Jean-Paul Gaultier inizierà a vendere il suo stesso vintage online
Un nuovo sito, con capi vintage, pezzi d’archivio e drop esclusivi
26 Ottobre 2021
Antoine Gagey, direttore di Jean-Paul Gaultier, ha annunciato ieri un revamp del sito del brand su cui, dal prossimo mercoledì, verranno messi in vendita i capi vintage e d'archivio dello stesso brand e sarà anche possibile noleggiare alcuni dei più iconici look delle sfilate. Il nuovo sito rappresenta per il brand il coronamento di una serie di sforzi verso il cambiamento che hanno portato al ritorno delle collezioni ready-to-wear dopo una pausa di sei anni e al nuovo format di rotazione dei direttori creativi per le collezioni Haute Couture dopo che il founder della casa si è ritirato dalle scene dopo una carriera di 50 anni. Ma, cosa ancora più importante, la decisione da parte di Gaultier di vendere i suoi stessi capi vintage rappresenta un importante segnale della sempre più crescente importanza della moda secondhand per i brand, che stanno iniziando ad appropriarsi del mercato del resell. Già Gucci con il progetto Gucci Vault e Alexander McQueen con la sua collaborazione insieme a Vestiaire Collective fanno parte di quei brand che hanno iniziato a implementare strategie di resell di alcuni dei loro pezzi – anche se si stanno ancora capendo i meccanismi più sottili di questo mercato che, nei negozi dei brand stessi come anche su Farfetch, non ha la stessa convenienza, la stessa varietà di scelta e la stessa smartness dei marketplace collettivi come Grailed, The RealReal, Vinted o Vestiaire stesso.
Stando a quanto ha raccontato Gagey a WWD, il marchio voleva «esplorare nuove maniere di comprare e sperimentare la moda unendo nuovi look, collaborazioni, re-edizioni di pezzi iconici e vintage nella stessa piattaforma». La strategia includerà anche una gestione data-driven della proposta, che verrà modificata seguendo i trend di Google sui pezzi vintage più cercati. E in effetti il nuovo sito del brand rifletterà questo nuovo approccio multi-dimensionale con una capsule creata ad hoc, una collaborazione con Schott per la customizzazione di giacche vintage e anche item collaborativi creati dalla star emergente del jewellery design Stéphanie D’heygere. Altre proposte più estreme, invece, stanno nel servizio di noleggio degli abiti, che includono anche look di sfilate come il famoso abito con il reggiseno conico o il completo di jeans da uomo interamente borchiato. Secondo Miles Socha di WWD, il servizio è pensato per Millennial e Gen Z che «stanno cominciando a rinunciare al fast fashion in favore di basics longevi rivolgendosi al vintage al noleggio per look più sperimentali».
L’idea alla base è quella di far diventare il brand stesso la fonte primaria del suo resale – e questo per due probabili ordini di motivi: il primo è di speculare su pezzi di design d’archivio il cui prezzo va lievitando anno dopo anno, in certi casi superando il retail price originale e dunque controllare la vita dei propri prodotti dopo la vendita iniziale; il secondo è invece riappropriarsi della narrativa e dell’immagine del brand che, tramite il nuovo canale, tornerà a essere più unitaria e non alle dipendenze di reseller indipendenti. Naturalmente però se il vintage di Gaultier è diventato così cercato, il merito è proprio di questi reseller indipendenti che lo hanno inserito nel canone classico della moda d’archivio insieme agli altri designer cult degli anni ’80 e ’90. Proprio Jean-Paul Gaultier, infatti, è uno dei brand più ricercati e amati del mondo della moda d’archivio: @silverleague e @middleman.store, due fra i più prestigiosi showroom/boutique di moda d’archivio sulla scena, vendono tantissimi item d’archivio delle collezioni di Gaultier di fine anni ’80 e inizio anni ’90, alcuni dei quali sono poi finiscono addosso alla loro clientela che include Playboi Carti, Lil Uzi Vert e Lil Yachty in video musicali e uscite pubbliche. Ma di recente il vintage di Gaultier è arrivato anche addosso a Kylie Jenner, fra le altre cose. Proprio il lavoro di showroom come questi ha mantenuto alto il valore del Gaultier d’archivio proprio come ha sottolineato il direttore Gagey che ha detto:
«Il mercato del vintage è il barometro numero uno per misurare il valore di un marchio».