Abbiamo ancora bisogno di Supreme?

Hype o non hype? È ormai da anni che il mondo streetwear si è diviso tra chi ha deciso di ripudiare Supreme e chi invece vuole rimanere fedele al brand di James Jebbia. Passare da eroe a villain di un'intera community non è cosa da poco, soprattutto se sei stato tra i nomi che quella community l'hanno formata e vista crescere. Ben prima dell'arrivo di VF Corp, l'alone aureo intorno a Supreme sembrava essere scomparso, sostituito da una mal celata indifferenza verso drop e collabo del brand, fin troppo simili e ripetitivi secondo alcuni.

Nonostante una certa mancanza di idee sia innegabile, dall'altra c'è la realtà oggettiva di un brand che finisce sempre per mandare sold-out buona parte dei suoi item, costituendo ancora un punto fermo non solo per quei reseller pronti a rivendere la box logo ad un prezzo triplicato, ma anche di quella fetta di pubblico ancora interessata al brand. In un mondo come quello dello streetwear in continuo mutamento, Supreme è riuscito a ritagliarsi il suo spazio all'interno della community, passando da brand per pochi a fenomeno di massa, finendo per tornare forse nella sua posizione di partenza con un fascino in parte immutato e in grado di calamitare ancora l'attenzione del mondo street. 

In un mondo della moda orientato verso la sostenibilità e il riciclo che futuro può avere un brand ancora ancorato al modello dei drop settimanali? Sarà il mercato a dirlo, ma soprattutto sarà la strategia che VF Corp metterà in atto nei prossimi anni: se ufficialmente il gruppo guidato da Steve Rendle non intende intaccare l'anima del brand, dall'altra ha dichiarato apertamente di voler ampliare il business potenziando l'online e puntando sulla Cina. La vera sfida sarà però quella di rigenerare l'interesse verso il brand, ormai schiacciato dall'ascesa del basic e da un'idea che sembra ormai vecchia e sorpassata. Con l'apertura dello store milanese ormai prossima, siamo tornati a interrogarci sul ruolo e il futuro di Supreme nello streetwear e nell'hype culture. L'abbiamo fatto nella prima puntata della seconda stagione di i The SneakerPod, il podcast di nss magazine prodotto in collaborazione con StockX.