Come la pandemia cambierà il modo in cui parliamo di sesso
Bisogna aspettarsi una società più sex-positive?
14 Gennaio 2021
Con la pandemia da Covid-19 che, dallo scorso marzo, ci ha costretti a mettere in pausa le nostre vite, anche le nostre abitudini sessuali sono state alterate come mai prima di allora. Mentre quasi ogni nazione chiudeva le proprie frontiere e la popolazione mondiale si ritirava in un isolamento dalla durata indefinita, sono state moltissime le persone che, per sopravvivere, hanno iniziato a pensare a modi con cui soddisfare uno dei bisogni più basici dell’umanità: il sesso.
La paura del Coronavirus, diventata presto diffusa e universale, ha messo fuori questione il sesso casuale sia per i single sia per chi viveva lontano dal proprio partner. Al punto che il 71% dei single americani ha dichiarato di non aver consumato rapporti dall’inizio della pandemia – un problema le cui soluzioni più ovvie sono state il sesso virtuale e la masturbazione. Persino gli organi governativi hanno supportato l’impiego di tali soluzioni come ad esempio lo stato di New York che ha creato lo slogan: «Il tuo partner più sicuro sei tu».
L’impatto del lockdown sulle nostre vite sessuali è stato subito quantificato dalle metriche digitali: in Italia, Pornhub ha visto un aumento di visite del 57% solo a marzo; alla fine dello stesso mese Tinder ha registrato un numero record di 3 miliardi di swipes in un solo giorno; OnlyFans è balzato da 7,5 milioni di utenti a 85 milioni e il mercato dei sex toys è letteralmente esploso con aumenti nelle vendite inclusi fra il 30% e il 200%. In Nuova Zelanda, invece, la vendita di sex toys si è triplicata nelle 48 ore precedenti all’inizio del lockdown ed Emily Writes, portavoce di Adult Toy Megastore, ha spiegato a The Guardian: «Stiamo vendendo moltissimi sex toys per principianti… Tutte le nostre collezioni per principianti sono state molto popolari. È come se le persone si stessero dicendo: “Adesso ho molto tempo, voglio provare qualcosa di nuovo». Un dato che è diventato ancora più evidente con una nuova ricerca condotta dal Kinsey Institute che ha dimostrato come il 17% di un campione di 1200 volontari avesse ammesso di aver provato almeno un nuovo tipo di attività sessuale dall’inizio della pandemia – tra cui il sexting è stata la più comune.
Sia per noia, che per puro escapismo o per un genuino desiderio, milioni di persone in tutto il mondo hanno intrapreso un percorso di scoperta di se stesse e della propria personalità. L’autrice e sessuologa del Maryland, Donna Oriwo, ha spiegato:
«All’inizio della pandemia […] moltissime persone hanno provato a capire perché non avevano ancora esplorato la propria identità sessuale. Alcune di loro pensavano che fosse una cosa sbagliata, ma l’isolamento sociale ha dato loro l’opportunità di conoscere meglio i loro più autentici desideri. Molti altri ancora si sono domandati da dove provenissero i propri gusti e le proprie preferenze».
Il risultato di questo ricorso collettivo alla masturbazione all’auto-piacere probabilmente diventerà più evidente nel lungo periodo. Le lezioni che i nostri corpi ci hanno insegnato in questi mesi di solitudine influenzeranno quasi di certo la maniera in cui decidiamo di interagire coi nostri partner in futuro, e se davvero tutto andrà così bene, ci potrebbe anche essere chi deciderà di prolungare la propria astinenza per un altro anno. Bisogna comunque sottolineare che la pandemia non ha avuto questi effetti rivelatori su tutti – sono stati in molti, ad esempio, per cui la reazione più naturale è stato un crollo della libido. Rachel Braun Scherl, Female Health Consultant per Forbes ha dichiarato in un articolo:
«Ci sono persone che non si pongono freni, stanno avendo più rapporti e comprando più sex toys; e ci sono invece persone in cui lo stress da pandemia ha sortito l’effetto contrario, specialmente nei casi di stress legato a situazioni familiari e finanziarie».
Questa nuova apertura nel discutere di masturbazione e cyber-sex su una scala tanto ampia da coinvolgere l’intera società potrebbe finalmente aprire le porte alla de-stigmatizzazione di questi argomenti. Durante il lockdown, la cantante Lily Allen ha firmato un manifesto con l’hashtag virale #IMasturbateDoYou?; molti studenti di infermeristica americani hanno ammesso di creare contenuti per i propri profili di OnlyFans per mantenersi e persino i media mainstream e le autorità sanitarie sono tornate a discutere di masturbazione con un nuovo entusiasmo. Quando, almeno si spera, le tensioni scemeranno col finire della pandemia, si può solo sperare che questo approccio più aperto nei confronti della masturbazione e del sesso virtuale possa proseguire – e che queste attività possano essere considerate non come l’extrema ratio di chi non ha alternative ma come una forma di auto-espressione sessuale da celebrare.