
C'è sempre meno sesso al cinema
E gli Oscar ne sanno qualcosa
11 Febbraio 2025
Domandarsi se Hollywood abbia paura del sesso è legittimo. Se lo è chiesto Variety subito dopo le nomination agli Oscar, che hanno snobbato completamente alcuni dei film considerati tra i più “sexy” dell’anno. Per mesi e mesi gli spettatori e i social media hanno condiviso immagini, foto e sequenze di opere come Challengers, per non parlare della campagna di promozione della pellicola sulla (ri)scoperta sessuale - insieme ai suoi kink - della protagonista di Babygirl diretto da Halina Reijn. Eppure né il film di Luca Guadagnino né l’opera con protagonisti Nicole Kidman e Harris Dickinson sono stati presi in considerazione quando si è trattato di candidature agli Oscar. Assenze sorprendenti, c’è da ammetterlo. La pellicola sul tennis e il triangolo amoroso tra Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist non è stata nominata nemmeno quando c’era da riconoscerne la confezione moderna e accattivante, dal montaggio al sonoro, per non parlare della colonna sonora che, solo qualche settimana prima rispetto alle decisioni degli Academy, era stata premiata ai Golden Globe con il premio al duo artistico Trent Reznor e Atticus Ross. Anche Babygirl, arrivato nelle sale statunitensi nel periodo di Natale come un dono da scartare sotto l’albero, ha avuto una première di prestigio alla Mostra del Cinema di Venezia, con tanto di Nicole Kidman vincitrice della Coppa Volpi, riconoscimento che viene consegnato ai migliori interpreti della manifestazione. Ai Golden Globe, a vincere un premio più prestigioso è stata Fernanda Torres di Io sono ancora qui, che ha vinto inaspettatamente.
Every Tashi and Patrick scene in Challengers was hot. The chemistry and tension was off the charts. He infuriated her but she couldn’t resist going back for more https://t.co/9fox73jdUw
— Emi Eleode (@EmiEleode) April 22, 2024
Ma cosa avrà fatto il sesso agli Academy? C’è chi potrebbe urlare all’era del perbenismo di facciata, all’ipocrisia di un’industria di cui girano le voci più torbide ma a cui non si vuole essere associati - post MeToo ancora di più. Ma è improbabile che la sessualità sia vista ancora come un tabù o che si pensi sia meglio non tirarla in ballo per preservare la moralità degli Oscar: in fondo, in gara c’è pur sempre Anora. Basta però esaminare i premi assegnati dall’Academy nel 2024, dove a trionfare sono stati il Povere creature! di Yorgos Lanthimos, con undici nomination e quattro riconoscimenti vinti tra cui migliore attrice a Emma Stone, e poi Oppenheimer di Christopher Nolan, il film anti-sesso del regista anti-sesso per antonomasia, e i conti tornano. A ogni modo, l’opera di Lanthimos, già vincitrice del Leone d’oro a Venezia nel 2023, non ha potuto che suscitare l’ammirazione per l’universo assemblato dal creatore greco, basato sul libro di Alasdair Gray, in cui alla scoperta del senso dell’umanità e dell’esistenza della protagonista si è aggiunta una sua personale e puntualissima analisi sulla sessualità femminile, attraverso cui la Bella Baxter di Stone ha potuto ragionare su argomenti come l’empatia, l’emancipazione, il piacere e persino il lavoro.
Un’opera in controtendenza, se si pensa al noto articolo dell’Economist pubblicato nel 2024 in cui veniva dimostrata (sulla base degli studi di Stephen Follows) una drastica riduzione delle scene di sesso nella filmografia degli ultimi vent’anni, visto che tutti i "furiosi sobbalzi" di Bella Baxter nel film sono rimasti impressi nei ricordi degli spettatori. Un’inversione di tendenza che vorrebbe i contenuti sessuali diminuiti del 40% nella loro rappresentazione rispetto al secolo precedente. Sono saliti al 50% i film che non presentano nemmeno una scena di sesso, mentre in passato erano fermi al 20%. Nonostante ciò, quel poco che viene messo in mostra risulta più esplicito di quanto lo fosse prima, oltre che più realistico, come in Anora. Le cause dietro questo fenomeno sono molteplici, e non si limitano certo al timore di avere poche occasioni agli Oscar.
Prima di tutto, c’è l’annosa questione del divieto ai minori e di un cinema sempre più improntato su un pubblico generalista, una formula popcorn e supereroi che ne impedirebbe la commerciabilità al solo sentore di sessualità. È pur vero che nel 2021 la Marvel ha portato in sala la prima scena di sesso all'interno del suo universo con il film Eternals. I cui protagonisti dell'episodio erano Gemma Chan e Richard Madden, nei ruoli di Sersei e Ikaris, e la durata è stata di meno di un minuto, rigorosamente al chiaro di luna così da lasciare al vedo/non vedo (e non si vede nulla) l’unione dei personaggi. Una sequenza per cui la regista Chloe Zhao - anche nel team per la sceneggiatura - si sarebbe dovuta persino imporre per poter procedere con l’approvazione e fare in modo che la scena desse la sensazione di trovarsi di fronte a un rapporto tra persone (benché eterne) autentico. E a quanto pare il semaforo verde è arrivato, dopo che la Marvel e i vari produttori hanno capito che se i due stavano insieme da circa sette mila anni non può potevano certo limitarsi a tenersi per mano.
FIRST WOMEN TO KISS ON THE MCU AS THEY FUCKING SHOULD!!!!! #AgathaAllAlong pic.twitter.com/J0UB8FcQ7p
— c’arol (@ohmissgill) October 31, 2024
Un’altra questione, che si ricollega a stretto giro ai cinecomic, è il fatto che molti ritengono che ad oggi siano pochi i film adulti fatti per adulti - e no, non si intende di quel tipo di film per adulti. Sembra come se il cinema si fosse adagiato su un letto confortevole che non comporta più il coinvolgimento, emotivo e partecipativo, dello spettatore. Piuttosto deve limitarsi ad accarezzarlo, dirgli che va tutto bene, permettergli anche di distrarsi al telefono ogni tanto. Forse è per questo che Stefano Piri su Rivista Studio ha individuato Hit Man - Killer per caso di Richard Linklater come titolo che rimette al centro il sesso, ma non come tema principale della pellicola, bensì apparato impossibile da eliminare quando si tratta di raccontare storie con personaggi adulti che, per l’appunto, si comportano da adulti. Si tratta di un film ironico e frizzantino, costruito attorno al protagonista di un articolo del 2001 pubblicato sul Texas Monthly: il lavoro di Linklater instaura un rapporto improbabile nelle premesse (donna assume un sicario che in verità è una sorta di poliziotto sotto copertura che in verità è un professore di filosofia), ma concreto nei fatti. I protagonisti si conoscono, si piacciono, si frequentano e fanno dell’eccitante e divertente sesso. Lo fanno spesso come accade all’inizio dei rapporti, con tanto di quel pizzico di frenesia che si prova quando c’è qualcosa di proibito in gioco.
C’è comunque un’altra via che non bisogna sottovalutare, ovvero i tempi che corrono, la società che cambia e le esigenze dei nuovi spettatori. Negli ultimi anni in cui si afferma che i giovani facciano meno sesso, e il motivo di tali affermazioni è supportato da dati: l’indagine della Società Italiana di Andrologia , su un campione di 500 giovani maschi dai 16 ai 35 anni e i loro partner, dimostra che il 50% è insoddisfatto dai rapporti sessuali, mentre un ragazzo su tre lo fa solo virtualmente. Anche secondo il rapporto Censis-Bayer risulta che 1,6 milioni di persone tra i 18 e i 40 anni non fa sesso, con in aggiunta 220 mila utenti che hanno relazioni stabili senza però avere rapporti e altri 700 mila che non provano interesse, attualmente, per il sesso. Se si guarda agli altri paesi il trend è lo stesso: in Gran Bretagna la media dei rapporti è scesa a tre dai quattro mensili, mentre in Germania i giovani inattivi sono passati dal 7,5 al 20,3 percento. Negli Stati Uniti la cifra è addirittura raddoppiata. C’è da tenere a mente, comunque, non solo una mancanza di appetito sessuale, ma una nuova percezione della libido, staccata dalla frequenza e dalla pressione sociale che spesso veniva alimentata proprio dalla rappresentazione del sesso, soprattutto televisiva. Si pensi a sitcom come Friends dove ogni puntata verteva - a grandi linee - sul vedere, frequentare o uscire con qualcuno, il tutto per un insieme di dieci stagioni con un totale di 236 episodi.
È però in primis la società a veicolare l’andamento di questa tendenza, come il fatto che ci si sposi più tardi (a volte non ci si sposa affatto) e che l’accessibilità al porno sia aumentata (costituendo fantasie irrealistiche che possono influenzare chi ne usufruisce), fattori che possono comportare una più saltuaria capatina nella camera da letto. La Generazione Z, però, è anche la stessa che, grazie all’avanzamento e all’apertura di voci e narrazioni plurali, ha sviluppato una nuova coscienza che applica proprio al sesso, basandolo sul rispetto e il consenso, rendendolo un’attività più sicura e sensibilizzata di quanto non fosse mai stata. Evidenza che si evince nel cinema e nelle serie tv, dove comunque non si escludono le eccezioni iper-sessualizzate alla Euphoria. Proprio in Bridget Jones - Un amore di ragazzo, quarto capitolo della saga sull’eroina romantica britannica più nota del grande schermo, alla protagonista viene chiesto dal giovane Roxster, il Leo Woodall attore classe ’96, se può baciarla. Con il personaggio di Renée Zellweger che dice: «È vero, sei della generazione che chiede».
Se si pensa che sesso e violenza sono stati gli incentivi con cui la New Hollywood riportò in carreggiata un cinema il cui territorio era stato minacciato dall’arrivo e la crescita della tv, si può notare come oggi il loro equivalente, i blockbuster (ovvero l’amo per attirare il maggior numero possibile di pubblico), abbraccino proprio una condotta inversa. Basti pensare a Twisters di Lee Isaac Chung, incentrato sull’inseguimento degli uragani e il superamento di un trauma da parte della protagonista interpretata da Daisy Edgar-Jones. Sembra essere stato il produttore Steven Spielberg ad aver omesso il bacio che la giovane si scambia nel film con la controparte amorosa impersonata da Glen Powell (che qui torna dopo Hit Man). Anche in questo caso c’è da tirare in ballo il moralismo ipocrita hollywoodiano? No, semplicemente l’aver capito (probabilmente) che spesso le effusioni nei film erano parti essenziali solo per la commercializzazione delle narrazioni, mentre oggi ci si può concentrare su altro. Come al semplice successo della protagonista che, buon per lei, potrebbe aver anche trovato l’amore, cosa comunque non centrale ai fini del film.
Nonostante ultimamente il sesso non piaccia a Hollywood, l’Italia ha deciso di andargli incontro: l'anno scorso Netflix ha prodotto Supersex, dove veniva ritratta la figura del pornoattore Rocco Siffredi, mentre adesso è uscito il film sulla casa cinematografica porno più importante d'Italia. Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt è il film che prende il nome dall’omonima agenzia nata nel 1983 da Riccardo Schicchi e Ilona Staller che lanciò alcune delle stelle a luci rosse più famose del costume italiano, da Moana Pozzi a Cicciolina. Intanto sempre su Netflix sta per arrivare Mrs Playmen, con protagonista Carolina Crescentini, che racconterà la storia di Adelina Tattilo e la sua impresa nel tenere testa a Playboy con la proposta italiana della rivista erotica Playmen. Che sia vero il detto «Italians Do It Better», come vestiva Madonna nel famoso video di Papa Don't Preach? A quanto pare potrebbe essere proprio così.