Vedi tutti

Il sequel di Dune è davvero il kolossal dell'anno?

La battaglia per Arrakis continua

Il sequel di Dune è davvero il kolossal dell'anno?  La battaglia per Arrakis continua

«Potere della spezia significa potere del tutto». Dune: Parte Due si apre con queste parole pronunciate da Florence Pugh, che non solo introducono ma anticipano la tematica fondamentale del secondo capitolo della saga: il potere, nelle sue molteplici forme,  il fulcro attorno al quale ruota l'intera narrazione tessuta da Denis Villeneuve. Dopo l’attesa di quasi due anni e mezzo e il successo di Dune: Parte Uno, questo secondo film farà il suo ingresso nelle sale cinematografiche oggi, riprendendo il viaggio di Paul Atreides e Chani, interpretati da Timothée Chalamet e Zendaya, nel cuore del deserto di Arrakis. Il film riguarderà la guerra tra le due fazioni opposte incontrate nel primo capitolo, in una narrazione che non tocca solo la vendetta ma anche l’emancipazione dell'intero pianeta dall’oppressione degli Harkonnen. Il cast, un insieme di volti già noti e nuovi arrivi, porta sullo schermo la complessità dei personaggi con una profondità e un’intensità che catturano l'essenza del mondo creato da Herbert con in testa Chalamet e Zendaya, che offrono performance potenti e intime. Austin Butler emerge come una rivelazione nel ruolo di Feyd-Rautha, portando un’energia cupa ma seducente che aggiunge ulteriore tensione e dinamismo alla storia, già diventata il film meglio recensito nella storia di Imdb

La regia del silenzio

Un tema essenziale di Dune: Parte Due, ancora più presente che nel primo capitolo della saga, è il silenzio. Villeneuve lo utilizza non solo come strumento narrativo ma come una forza in sé, che pervade le scene più tese e cariche di significato del film. Sfrutta i momenti di quiete per costruire tensione, approfondire la caratterizzazione e accentuare i momenti drammatici, dimostrando che il silenzio, in contrasto con la colonna sonora di Hans Zimmer, può essere tanto eloquente quanto la musica o i dialoghi. Il silenzio si contrappone e amplifica l’intensità delle battaglie e delle rivelazioni, rendendo ogni momento più pregnante e significativo. L’abilità del regista di trasformare la seconda metà del libro, considerata la più difficile e ostica della saga, in un’epica carica d'azione, dimostra un livello di maestria notevole che alcuni hanno già paragonato a quella di Peter Jackson ne Il Signore degli Anelli, specialmente nelle sequenze di guerra — un vero trionfo cinematografico per scenografie, score e sound design. La nuova uscita brilla per i suoi aspetti tecnici e artistici, con la fotografia di Greig Fraser e il design di produzione di Patrice Vermette che creano un universo visivo del tutto immersivo, trasportando gli spettatori in un mondo che è allo stesso tempo stranamente familiare e inquietantemente alieno. Questi elementi, combinati con effetti visivi all’avanguardia curati nei minimi dettagli e un design del suono che ne amplifica l'impatto, rendono il film un’esperienza sensoriale completa. 

 

«Potere della spezia significa potere del tutto»

@filmthusiastofficial Dune: Part Two #timotheechalamet #zendaya #duneparttwo #denisvilleneuve original sound - filmthusiast

Tra piani lunghi di distese di sabbia e primissimi piani dei protagonisti, Villeneuve racconta le diverse sfaccettature del potere, come esse co-esistano e come influenzino profondamente i personaggi e il loro destino. Sul piano religioso, il film esplora in modo approfondito il culto dei Fremen verso la figura del Lisan al-Gaib, personificato da Paul Atreides, che introduce una dinamica di potere intricata, che intreccia fede, politica e le antiche leggende di Dune, evidenziando come le credenze possano spingere intere popolazioni verso il cambiamento o addirittura la rivoluzione. Il film accenna a come certe mitologie siano state strategicamente “innestate” per alimentare paure e manipolare le masse, sottolineando come la fede dei temuti “fondamentalisti del Sud” sia un forza in grado di cambiare potenzialmente le sorti dell’intero pianeta. A questo si aggiunge l’interpretazione di Chalamet, che dimostra come il carisma può diventare un’arma altrettanto efficace di qualsiasi forza militare o tattica politica, avendo la capacità di mobilitare e ispirare le persone verso una causa comune. Oltre al magnetismo “messianico” di Paul, un altro fattore unificante tra le tribù dei Fremen è il profondo rispetto per la terra di Arrakis. La connessione spirituale con il deserto e le sue creature, come i maestosi e temibili vermi della sabbia, simboleggia non solo un elemento cruciale della trama, ma anche l'importanza di vivere in armonia con la natura presente nelle pagine di Herbert. 

È chiaro che queste tematiche abbiano una diretta attinenza con quelle che noi spettatori affrontiamo nel mondo reale, tanto che il film illumina questioni pressanti come la guida etica, l’armonia nella diversità e l’imperativo della sostenibilità ambientale. Così facendo, Dune: Parte Due si immerge in un universo dove la politica è complessa, la scienza profondamente esplorata e le dinamiche di genere attentamente sviluppate. Il film riesce a catturare solo una frazione di questo mondo ricco e stratificato, offrendo allo spettatore un assaggio dell’immenso tessuto culturale e sociale che caratterizza la saga di Herbert. Attraverso la lente di Villeneuve, si tenta di costruire una narrativa che, per profondità produttiva e ampiezza di racconto, si avvicini a creare un nuovo canone epico per le generazioni odierne, ispirandosi a modelli narrativi consolidati come quello di Il Signore degli Anelli di Jackson. Ora che il format mainstream dell’universo Marvel ci ha saturati, la domanda che sorge spontanea è: riuscirà Dune a instaurarsi come nuovo punto di riferimento per il pubblico contemporaneo, così come hanno fatto i classici che lo hanno preceduto? La risposta a questo interrogativo, intricato quanto il mondo di Dune stesso, potrà essere svelata solo dal tempo e dalle reazioni del pubblico.