Gli insegnamenti di We Live in Time
Il nuovo film con Florence Pugh e Andrew Garfield invita il pubblico a riflettere su ciò che conta davvero
30 Ottobre 2024
Tutto ciò che è stato detto su We Live in Time subito dopo il passaggio in anteprima al Toronto International Film Festival riguardava il fatto che avrebbe aperto i nostri dotti lacrimali e sarebbe servito un idraulico per richiuderli. Effettivamente la pellicola con Andrew Garfield e Florence Pugh, diretta dal John Crowley di Brooklyn e Il cardellino, ha tutto il potenziale per essere un film da cioccolato e kleenex, ma forse la cosa che funziona di più, e che lascia anche piacevolmente sorpresi, è che non è necessario piangere durante la visione. Forse non farlo è anche meglio, ma per questo ci rimettiamo alla voglia di lacrimare che lo spettatore ha in quel momento - o, anche, se il film tocca qualche nervo scoperto. Non che l’opera non ci provi abbastanza, ma l’aspetto che non bisogna assolutamente tralasciare e che rende la pellicola alquanto piacevole nonostante la drammaticità della trama - lui e lei si incontrano, lui e lei si amano, lei ha il cancro e lui sta al suo fianco - è un’ironia marcata al punto e talmente ben recitata da far passare la malattia se non in secondo piano, almeno un gradino sotto. La storia di due opposti che si incontrano, che hanno una sintonia assurda e che sono belli da vedere mentre formano la loro famiglia. E il tumore, che giace lì in sottofondo, è solo una delle parti che concerne la loro vita, non l’unica.
Florence Pugh and Andrew Garfield on the set of We Live in Time pic.twitter.com/X2sbyGdZse
— Letterboxd (@letterboxd) October 20, 2024
Di certo non lo è per il personaggio di Almut di Pugh, che è meraviglioso vedere in cucina anche sul grande schermo dopo gli appuntamenti web di Cooking with Flo, e che ci auguriamo di ritrovare nuovamente con il grembiule bianco all’urlo di “sì, chef!” magari in qualcosa di meno tragico (perché nessuno le ha chiesto di fare un cameo in The Bear? Follia). Capo cucina, ristoratrice, ex pattinatrice sul ghiaccio e madre e compagna affettuosa, la donna a cui viene scoperto un cancro alle ovaie al terzo stadio decide che, per il tempo che le rimane, non dovrà essere la malattia a definirla, ma la maniera in cui deciderà di vivere quegli ultimi mesi. Che alla figlia Ella e al partner Tobias non lascerà come ricordo l’immagine di una donna piegata su se stessa, afflitta dai dolori e dalla terapia, ma trascorrerà l’ultima parentesi della sua esistenza lasciando un segno, rendendola speciale per sé e chi ha intorno. Da una tale spinta vitale, su sceneggiatura di Nick Payne, We Live in Time costruisce un racconto su tre linee temporali che alternano l’incontro, l’attesa di un figlio e il sopraggiungere della malattia. Una tripartizione che amplifica il concetto della memoria a cui si attacca Almut, col film che, mentre ci mostra il presente della sua famiglia, torna indietro per scoprire il primo incontro tra lei e Tobias (la più improbabile scena d’incidente d’auto che vedrete nel 2024), la ricerca di un figlio fino al momento del parto (la più assurda scena in un bagno che vedrete nel 2024, e non è The Substance), arrivando a un presente che non deve valere meno degli anni trascorsi, ma deve essere anzi un invito ai «sei, sette, otto, magari nove mesi più incredibili della nostra vita».
@tennesseepr1ncess i know im an empath but this movie has me SOBBING. #weliveintime #movie #trending #florencepugh #sadmovie original sound - LEONCALLEDITS
Così We Live in Time crea la storia d’amore e la manda avanti e indietro sulla linea narrativa dei protagonisti, scandita da cambi di capelli, frangette, trucco più o meno marcato, per segnare come si cambia negli anni, ma anche come la chimica sia un processo innato e lo è senz’altro per i suoi protagonisti. Pugh e Garfield sono perfetti insieme, si sostengono come una coppia, ridono come una coppia, nei loro occhi progettano un futuro insieme come una splendida, amorevole, divertente coppia - e grazie al cielo all’attrice non è toccato un altro partner alla Harry Style in Don't Worry Darling. Un’ironia come duo che è parte attiva dell’azione, con l’opera che dedica allo humor intere scene da commedia e che, se per un secondo ci fa dimenticare di trovarci davanti a un film drammatico, arriva sempre la colonna sonora enfatica a rammentarcelo. We Live in Time è un racconto su come la memoria è ciò che può testimoniare il nostro passaggio sulla terra. Che la qualità vale la quantità, forse di più, e che si nasconde negli istanti insieme, nei progetti tracciati in due, nelle svolte impreviste di fronte a cui si può ritrovare, anche quando qualcuno non c’è più. In piccole cose, in un taccuino in cui annotare i nostri discorsi o nella tecnica migliore per rompere un uovo. Un film che è probabile vi farà stare male, ma soltanto per poco. In fondo Crowley, Pugh e Garfield preferivano le nostre risate, ciò per cui vale la pena vivere e ricordare.