Austin Butler è il nuovo golden boy di Hollywood
Dalle serie Disney a "The Bikeriders", lo charme è diventata la sua arma vincente
19 Giugno 2024
C’è una scena in Elvis di Baz Luhrmann in cui viene spiegato il fenomeno sensuale e sessuale della rockstar Presley. Come i feromoni del talento di Tupelo, Missisipi, si propagassero per la sala facendo strage di cuori portando l’intera sala all’eccitamento. Era in particolare il pubblico femminile la maggiore vittima dei fianchi ballerini e i movimenti pelvici e irresponsabili del cantante. Il suo fare all’apparenza scoordinato, mentre studiava come stendere migliaia di fan impazziti, viene trattato nella sequenza come un talento innato, un ancheggiare incontrollabile. In fondo è sulla metafora del supereroe e la sua inevitabile caduta che viene costruito l’intero biopic del regista di Moulin Rouge!, e il momento del suo primo concerto è il medesimo in cui il protagonista, sulle note di Baby, Let's Play House, svela i suoi poteri al mondo.
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A interpretarlo è Austin Butler, che all’uscita di Elvis nel 2022 era appena stato "il diavolo" per Quentin Tarantino in C’era una volta…a Hollywood nel 2019, e ancor prima parte dell’apocalisse zombie di Jim Jarmusch ne I morti non muoiono, distribuito lo stesso anno. Ma dell’icona della musica, quasi impossibilitato dall’uscire dal ruolo - tant’è che ha rivelato di aver chiesto l’aiuto di un’insegnante di dizione per ritrovare se stesso - Butler si porta dietro una dote che anche in lui sembra essere congenita. Un incantesimo di cui non potevamo immaginare fosse capace ai tempi delle sue prime comparsate disneyane, quando accanto a Ashley Tisdale si dilettava ne La favolosa avventura di Sharpay, spin-off della serie di film di High School Musical (con cui ebbe anche a che fare sentimentalmente, visti i nove anni di relazione con Vanessa Hudgens dal 2011 al 2020). E forse era difficile rendersene conto anche quando cominciò a far parte del cast fisso di alcune serie più popolari, dal prequel The Carrie Diaries sul personaggio di Carrie Bradshaw prima di Sex and the City al fantasy basato sui libri omonimi di Terry Brooks, The Shannara Chronicles.
Di certo non si può dire che di gavetta non ne abbia fatta, cominciando in tv nel 2005 e arrivando al cinema nei quattro anni successivi, esplodendo veramente solo dopo aver inforcato la chitarra, non a caso con un’opera incentrata sulla musica, un altro dei suoi interessi. Ma esattamente come il re del rock and roll era riuscito a crearsi una propria mitologia, Butler sembra averne abbracciato lo spirito divistico, usando l’arte camaleontica della recitazione - anche extra-diegetica - per diventare esattamente cosa il pubblico vuole da lui: il nuovo golden boy (a volte anche un po’ "bad") di Hollywood. E lo fa con una naturalezza che, sebbene possa risultare farlocca, costruita, pensata, si abbina benissimo al suo personaggio nello star system contemporaneo, sia dentro che fuori lo schermo. Scegliendo di interpretare villain sadici e magnetici (Dune 2), aviatori in divisa (Masters of the Air) e motociclisti impertinenti e misteriosi (The Bikeriders), o semplicemente lanciando sguardi alla folla, come avesse ancora dentro un residuo nascosto di Elvis Presley.
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Tra le ultime prove, la presentazione romana del film di Jeff Nichols, in sala dal 19 giugno, che per il film con Butler, Tom Hardy e Jodie Comer partecipa col suo attore al lancio della pellicola Universal la sera del 13 giugno, nella monosala del Cinema Troisi di Trastevere. L’aria è tesa esattamente come nella sequenza di Elvis, anche se la differenza è che stavolta il pubblico, a suo modo, sa cosa aspettarsi. Ciò che non credeva possibile è l’effetto che l'aura di Austin Butler potesse avere sulle persone. Affascinante come non mai, come chi può risultare disinvolto e comunque glamour con una maglietta bianca sbrindellata, l’interprete non si limita a rispondere alle domande prima della visione di The Bikeriders, ma sfoggia il suo sorriso al pubblico cogliendolo alla sprovvista con saluti ammalianti e cenni del capo. È quando poi lancia all’improvviso dei baci per la sala che una corrente potentissima passa tra gli spettatori. Si crea un campo magnetico, tutto è attratto verso Butler, mentre i suoi occhiolini rilasciano una scossa elettrica che si propaga per il cinema. Sa di essere il divo, sa precisamente cosa va incarnando. È una proiezione e poco importa se è vera, se è falsa, o se quei bacetti erano rivolti a James Franco, che quatto quatto si è imbucato tra le file davanti e si è visto The Bikeriders col pubblico.
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Con la voce profonda e lo charme che aleggia per la sala, il fascino di Butler è ciò che tiene insieme il film, sufficiente seppur deboluccio, di Jeff Nichols. Benny, motociclista a cui nulla importa e che non tiene a niente e nessuno se non alla sua moto, è il cuore della narrazione del film ispirato dal fotolibro di Danny Lyon e dalle interviste sul club degli Outlaws MC. Personaggio schivo, silenzioso, enigmatico, di Benny si sa pochissimo dalle sue stesse parole eppure è protagonista dei discorsi di tutti gli altri. Ed è così che lo ha pensato il regista e sceneggiatore. Chiamare a raccolta Austin Butler significa sfruttare il fare ombroso dell’attore-personaggio pubblico e metterlo a servizio di una storia di cui è, ma anche non è il protagonista. Dove sono gli altri a raccontarlo - principalmente Comer, nel ruolo della moglie Kathy - mentre sfugge continuamente, rimanendo chiuso in se stesso proprio come gli altri lo hanno sempre visto e vissuto. E, come il pubblico, tutti se ne innamorano. La protagonista che non avrebbe mai immaginato di mettersi con un motociclista, il capo della banda che prova ammirazione, affetto, forse un pizzico di invidia per l’amico (sicuramente dell’amore). È l’oggetto del desiderio, il perno attorno a cui vortica chi gli si trova vicino. E lo hanno fatto anche quella sera, al Troisi, quando un mix di Austin, Elvis e Benny ha steso gli spettatori nella sala. Rendendo il giovane, classe '91, la star per definizione, quella che riempie la stanza con la sua presenza, facendo restare le scintille che ha sparso anche quando se ne va.