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Perché si parla di Jeremy Scott da Chanel?

Il colpo di scena che potrebbe farci cadere tutti dalla sedia

Perché si parla di Jeremy Scott da Chanel?  Il colpo di scena che potrebbe farci cadere tutti dalla sedia

«Jeremy è l’unica persona che potrebbe dirigere Chanel dopo di me», disse una volta Karl Lagerfeld a Le Monde. Per la maggior parte dell’ultimo decennio, in effetti, Jeremy Scott è stato sinonimo di Moschino. Il designer americano, i cui istinti da grande mattatore non erano inferiori a quelli di Lagerfeld stesso, era un amico del direttore creativo di Chanel che a un certo punto lo aveva anche fotografato sdraiato sul divano di Rue Cambon con una maglietta falsa del brand. Ad ogni modo, il nome di Scott ha ricominciato a circolare dopo che la giornalista Dana Thomas ha riferito nel proprio substack di una conversazione avuta con il designer in cui, dopo aver suggerito scherzosamente che Scott, in cerca di casa a Parigi, potesse essere stato preso da Chanel, il designer americano reagiva con estrema circospezione e andava via da un evento. Una reazione abbastanza eloquente riportata da una delle più autorevoli voci del settore. Ma se molti pensano che il mondo iper-colorato e pop finora esplorato da Jeremy Scott sia un po’ l’antitesi dell’aristocrazia vagamente imbalsamata di Chanel è necessario ricordare sia che lo Chanel di Lagerfeld era spesso una festante parata camp sia che il registro stilistico di Scott va distaccato dall’identità visuale di Moschino. Ma come è iniziata l’ammirazione di Laferfeld per Scott?

Il momento iniziale di questa amicizia è poco noto: leggenda vuole si siano incontrati a Parigi dove Scott si era trasferito già nel ’96 e dove presentò la sua prima collezione in un bar nei pressi della Bastiglia con una collezione che oggi definiremmo upcycled, cioè creata con materiali di riciclo e di scarto, che finì prontamente in vendita da Colette. Quel periodo, che si sarebbe concluso con il ritorno di Scott a Los Angeles nel 2001, è quello in cui l’amicizia tra i due effettivamente si stabilì. Come Scott raccontò a Vogue in occasione della morte di Lagerfeld: «Il suo semplice “cosigning” di me come stilista ha fatto sì che molto “establishment” della moda si fermasse e prendesse nota, e di conseguenza mi prendesse più sul serio. Ho tanti ricordi dei momenti passati insieme». E proprio qui Scott raccontò la storia della foto scattatagli da Lagerfeld durante uno dei fitting della haute couture di Chanel. In generale, Lagerfeld supportò molto Scott agli esordi del suo brand: esiste una foto risalente al marzo 2001 che ritrae Lagerfeld insieme ai due protégé Hedi Slimane e Jeremy Scott, e in occasione del Met Gala dedicato a Lagerfeld proprio Scott, che partecipò, definì Lagerfeld un «mentore».

Ma perché Scott potrebbe avere senso da Chanel? Nonostante il nome del designer americano sia considerato una wild card, molti hanno notato come lo show finale di Scott per Moschino fosse una citazione diretta a Chanel, una sorta di possibile “simulazione” di cosa il designer potrebbe creare mettendosi a lavoro sui codici del brand retto fino a pochi giorni fa da Virginie Viard. In effetti è difficile al momento immaginare il quasi chiassoso, estremamente pop Jeremy Scott muoversi nel mondo ovattato e aristocratico di Chanel. Ma bisogna ricordare che nei suoi dieci anni da Moschino, Scott ha da un lato lavorato sui codici di un brand per cui esuberanza e ironia erano dei pilastri fondanti, ma anche obbedendo alle esigenze commerciali di un brand che della frivolezza ha fatto una cifra, nel pieno della chiassosa, informale epoca streetwear. Dal punto di vista tecnico, dal concepimento di uno show alla coesione tematica delle sue collezioni, Scott ha sicuramente dimostrato nel corso degli anni una grande maestria nel reinterpretare le “vecchie” icone del glamour (case in point: alcuni dei suoi ultimi show per Moschino, come il FW22 o lo SS23) e creare narrazioni coinvolgenti, spiritose capaci, in breve,  di alleggerire l’immagine di un brand come Chanel, coloratasi, negli ultimi anni, di una seriosità che non ha aiutato sui social media o sui red carpet.