Storia e ritorno del berretto militare nella moda
Dalle rivolte popolari alla Fashion Week
29 Luglio 2024
Ci sono capi d'abbigliamento che sono stati al centro di conflitti internazionali e rivoluzioni epocali, che hanno contribuito a definire l’identità di un popolo e che sono stati simbolo di identificazione sia per chi era al potere che per chi ha combattuto per conquistarlo. I berretti militari hanno sempre raccontato storie di lotta, ma ormai anche di moda: alle ultime Fashion Week, designer come Miuccia Prada e Raf Simons hanno riproposto varianti moderne dell'accessorio inaugurando un vero e proprio ritorno in pista del trend. Alla FW24, in un'intervista a WWD, la stessa Miuccia Prada ha sottolineato il valore atemporale e generativo degli abiti della storia. «Si guarda molto alla storia per imparare qualcosa», ha affermato la stilista. «È stato qualche intellettuale a dire che togliere un pezzo al passato significa separarlo dalla sua gabbia».
Alla FW24 di Prada, Simons e Prada hanno portato in passerella diverse tipologie di berretti militari: quelli ispirati alle uniformi della Seconda Guerra Mondiale (forse un riferimento cinematografico a Charlotte Rampling ne Il portiere di notte(1974) di Liliana Cavani), e i tipici cappelli dalla forma cilindrica chepì portati per la prima volta dall’esercito austriaco nell’ ‘800, abbinati per l’occasione a cardigan colorati e a gonne che sul retro assomigliavano a sottane. L’originalità di questa scelta sta nell’aver liberato gli accessori militari dalla loro rigidità storica ricoprendoli di tessuti delicati, morbidi, leggeri come piume e velluto. Nella sfilata FW24 Menswear, sempre Prada e Simons hanno voluto riflettere sul complesso rapporto artificio-natura che si esprime nel dialogo e nella reciproca contaminazione fra luoghi del quotidiano ed ambiente esterno. Anche in questa collezione, il duo di designer porta in passerella berretti militari che ricordano i kingform indossati dalle alte cariche della marina militare sotto caban di lana impreziositi da bottoni dorati, proprio come una tipica divisa invernale di un ammiraglio. Non è la prima volta che Miuccia Prada mostra interesse per le uniformi dei marinai: già per la FW16 la stilista disegnò il tipico cappello bianco del marinaio volgarmente chiamato mozzo, indossato ancora oggi dalla marina americana in alcune cerimonie ufficiali e reso celebre nel cinema d’animazione da Braccio di Ferro. La stessa tipologia di berretto è stata più recentemente proposta da Pharrell nella Pre-Fall 2024 di Louis Vuitton Men.
La direttrice creativa di Hermès, Nadège Vanhée, ha scelto come accessorio chiave della collezione Resort 2025 il classico elbsegler, un cappello solitamente in feltro contraddistinto da una visiera corta decorata con un cordoncino. Per lo show è stato realizzato in una versione totalmente in pelle, come quelli indossati da Madonna in alcuni servizi fotografici durante i primi anni di carriera. Il berretto in questione si diffuse originariamente nella prima metà del XIX secolo, oltre che come cappello da lavoro per i marinai, anche come capo militare dei leader Lenin e Stalin durante la Rivoluzione Russa. Negli anni ‘50, la versione in pelle del breton cap divenne popolare nella subcultura dei Rockers - anche conosciuti come "leather boys" - e fu poi reso celebre sul grande schermo da Marlon Brando in The Wild One(1953). Il decennio seguente il berretto fu spesso indossato da artisti come i Beatles e Bob Dylan fino a diventare, come già evidenziato, un accessorio identificativo della cultura punk negli anni ‘80. L’elbsegler è stato tra l’altro spesso portato in passerella da Karl Lagerfeld durante gli anni di direzione creativa di Chanel (in particolare nella collezione Pre-Fall 2018), una cifra stilistica che ha reso il cappello del marinaio uno dei capi più riconoscibili della maison francese, tanto da essere riproposto di recente in tweed da Virginie Viard nella Pre-Fall 2024.
Giorgio Armani, sin dalle sue prime collezioni, ha sempre mostrato grande interesse e curiosità per l’abbigliamento militare, che combacia perfettamente con la sua idea di moda funzionale. Nella collezione Uomo Emporio FW24, sulle note de “Il mare d’inverno” di Loredana Bertè e ispirandosi alla traversata atlantica percorsa da molte navi nel corso della storia, Armani ha messo in scena una sfilata di sofisticati marinai armati di baschi e bustine. La bustina, definita anche side cap, è caratterizzata dalla praticità con cui può essere piegata e infilata in borsa. Il capo dapprima portato dalle forze dell’Armata Rossa in Russia (pilotka), fu in seguito utilizzato dagli eserciti italiani e tedeschi durante i due conflitti mondiali, e ancora oggi dalle Air Force statunitensi. Nel corso del tempo, il flight cap ha perso terreno dopo l’invenzione del basco che ritroviamo invece nella collezione Donna Emporio Fall 2024 con completi da ufficio, giacche di velluto e pellicce. Il basco ha il merito di esser stato sia simbolo di rivoluzioni popolari che capo identificativo di unità militari nazionali diverse, a seconda del colore e dei fregi ricamati sul berretto. Dopo essere stato indossato dalla brigata Folgore, è stato reso celebre da Che Guevara durante la rivoluzione cubana del 1950 e dalle Pantere Nere negli anni ‘70 (movimento di emancipazione della comunità afroamericana). Da emblema della lotta dal basso, il béret basque oggi è segno distintivo della divisa dell’artista, un accessorio che incarna l’eleganza raffinata parigina. Il capo che originariamente veniva usato dai contadini dei Paesi Bassi ha scalato la piramide sociale per diventare oggi un indumento quotidiano che ciclicamente ritorna tra le proposte dei designer nelle collezioni contemporanee, come nella sfilata Pre-Fall 2024 di Dior e nella Resort 2025 di Louis Vuitton Men.
Da Jil Sander, Lucie e Luke Meier hanno scelto di scavare in un passato ancora più remoto, proponendo per la FW24 dei veri e propri elmetti che ricordano la celata alla veneziana (elmo barbuta), indossata da fanti e cavalieri nel XV secolo. La rigidità che questi copricapi militari evocano viene contrastata dalle silhouette soffici, in particolare da cappotti e mantelle trapuntate che talvolta nascondono ed altre volte mostrano la morbidezza dei corpi. Questa reinterpretazione minimal e asettica dell’armatura medievale crea un effetto omogeneo, un escamotage che permette a chi guarda di concentrarsi sull’abito e nient'altro. Anche Pieter Mulier, attuale direttore creativo di Alaïa, per la collezione SS24, ha ripescato dagli archivi della maison il pillbox hat, a cui ha restituito un’allure erotica e seduttiva abbinandolo a cappotti e body di latex. Nato originariamente durante il tardo impero romano come berretto militare porta pillole, il cappello in questione è stato per lungo tempo utilizzato in ambienti bellici per poi riuscire ad attirare l’attenzione dei cappellai degli anni ‘30. Diventa popolare grazie a Jacqueline Kennedy, che durante le sue pubbliche apparizioni portava spesso pillbox hat realizzati appositamente per lei dal noto stilista americano Halston. Il copricapo è stato inoltre indossato in una nota versione leopardata da Audrey Hepburn nel fim Sciarada(1963) (protagonista anche di una canzone di Bob Dylan Leopard-Skin Pill-Box Hat). Di recente Miley Cyrus ha postato sui suoi canali social uno scatto in cui porta un pillbox hat firmato Alaïa, che a molti ha ricordato lo stile di Grace Jones, una delle muse più famose dello stilista tunisino.
Celine per la FW24 ha proposto una personale versione del classico Police Bobby Hat, il casco metropolitano indossato ancora oggi dalla polizia locale inglese. Questo tipo di berretto militare è stato già oggetto in passato della cosiddetta Atomic Age, movimento della moda anni ’60 guidato da Andres Courrèges, Paco Rabanne e Pierre Cardin, che, già all’epoca, fecero sfilare cappelli simili ad elmetti militari e berretti da aviatore. Non è un caso che gli stilisti abbiano proposto questo tipo di estetica proprio durante il periodo della Guerra Fredda, a conferma che le scelte dei designer siano inevitabilmente influenzate dal contesto storico e quindi anche dai conflitti armati in corso. ll ritorno in passerella dei berretti militari richiama il rapporto di lunga data e di reciproca influenza tra moda e abbigliamento militare. La fascinazione della moda per il war-wear esiste da sempre: la si può osservare nella scelta di materiali come il nylon e la gabardine, ancora adesso impiegati in ambito bellico e spesso utilizzati dai designer, nelle silhouette delle uniformi dell'esercito che, a partire dagli anni ’70, sono state d’ispirazione per la costruzione di capi prêt-à-porter. Un esempio rimane la giacca sahariana di Yves Saint Laurent, indossata in origine dagli Afrika Korps durante la Seconda Guerra Mondiale e riproposta anche da Anthony Vaccarello per la SS24 della maison.