L'influenza di Kris Van Assche nell'industria della moda
Da Dior Homme a Berluti, uno dei primi stilisti a unire alta sartoria e la youth culture
29 Marzo 2023
Quando si parla di menswear non sono così tanti i designer ai quali si può fare riferimento quanto a incisività dell’impatto del loro lavoro e dell’influenza che ne è conseguentemente scaturita. Kris Van Assche è, con molta probabilità, uno dei pochi a rientrare in questa stretta cerchia, sia grazie al suo brand omonimo che ai suoi anni alla direzione creativa di Dior Homme e, più di recente da Berluti. La sua carriera comincia nei primi anni Novanta quando diventa il primo assistente di Hedi Slimane per la linea Rive Gauche Homme di Yves Saint Laurent; questa collaborazione così importante continua anche quando Slimane passa alla direzione creativa di Dior Homme e dura fino al 2004. A partire dall’anno successivo Van Assche lancia il suo brand, KRISVANASSCHE a seguito di affermazioni come: «Ho lasciato il mio lavoro da primo assistente da Dior perché ero creativamente frustrato. Non lavoravo su una mia visione delle cose, ma su quella di qualcun altro. Per questo ho creato la mia label». Così ha cominciato a definire la sua estetica che, come spesso è avvenuto per i designer del Belgio, è strettamente connessa al mondo della cultura giovanile e alle sue potenti influenze stilistiche.
Lo stile di Van Assche è stato da sempre caratterizzato da tagli sartoriali, spesso severi e lineari, infusi però di elementi derivanti dalla Youth Culture, non definibile – sarebbe troppo semplicistico – come solo streetwear. Pur essendo distribuito in centotrenta negozi multimarca in più di trenta paesi nel mondo, il marchio del designer belga resiste solo fino al 2015 quando, per difficoltà legate alla sopravvivenza di una realtà indipendente, è costretto a chiudere. La sua cifra stilistica, però, si sviluppa e cresce come direttore creativo di Dior Homme, carica che ricopre dal 2007 al 2018 e che gli consente di definire con grandissima eleganza un periodo fondamentale per la Maison francese. L’unione tra la sartorialità più tradizionale e le influenze subculturali è sempre più marcata, in particolar modo quella che deriva dal mondo dello skate con aperture verso l’hip-hop – anche testimoniate dal coinvolgimento di figure come ASAP Rocky che nel 2016 è stato protagonista di una celebre campagna per il brand – e lo sport in generale, sempre elevato senza cadere in banalità e scontatezza. Uno dei suoi look più identificativi del “periodo Dior” è il completo con pantaloni ampi che, sebbene ora sia diffusissimo tra sfilate e streetstyle, una decina di anni fa era un chiaro esempio di rottura – senza dimenticare ovviamente Raf Simons quale antesignano di questa sartorialità “ampia”.
La capacità di creare commistioni innovative è stata anche dimostrata quando Van Assche è passato alla guida di Berluti, nel 2018. Un brand storico e incredibilmente classico, dedito soprattutto a trattamenti di alta gamma riservati alle creazioni di pelle, non era un’impresa facile – anche per via di un predecessore d’eccezione come Haider Ackermann. Ma, ancora una volta, il creativo belga è riuscito a dimostrare come tailoring e influenze culturali, comprese quelle artistiche, sono in grado di modernizzare, anche grazie alle sue grandi capacità, la tradizione più canonica. La sua versione della famosa “patina” del marchio francese è di certo tra le proposte più interessanti di Berluti à la Van Assche, sofisticate e modernissime, ancora oggi. Così come l’abbinamento di colori saturi a contrasto tra cappotti, giacche e pantaloni. Quello che ha lasciato il lavoro di un designer che, all’inizio della sua carriera era indeciso sul percorso da seguire avendo pensato di diventare un fiorista – come dimostra su Instagram in cui mazzi di fiori non mancano mai – è sicuramente un’eredità di grande peso nel mondo del menswear che si contraddistingue, senza troppi dubbi, per il fatto di essere sempre attuale, anche risalendo alle collezioni più datate. L’auspicio è, quindi, quello di vederlo presto nuovamente al lavoro con la curiosità di comprendere in che modo la sua visione della contemporaneità dopo questi anni di pausa.