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The White Lotus è il paradiso del costume design

La serie di Mike White ha dato un nuovo significato al rapporto tra i personaggi e i loro abiti

The White Lotus è il paradiso del costume design  La serie di Mike White ha dato un nuovo significato al rapporto tra i personaggi e i loro abiti

Soltanto due anni fa su queste pagine parlavamo del complicato stato dei costumi all’interno delle serie tv italiane. Anonimi, senza brand e spesso scollati dai personaggi che li indossano, le cose sembrano essere parzialmente migliorate grazie a produzioni più ancorate alla realtà che vogliono raccontare. Nonostante degli sforzi considerevoli, però, quanto visto nell’ultimo mese sugli schermi americani con la seconda stagione di The White Lotus ha alzato in maniera quasi irraggiungibile l’asticella del costume design in una serie tv, a qualsiasi longitudine geografica ci si trovi. Il lavoro di Alex Bovaird, già al lavoro sulla prima stagione, è ricco di sfaccettature, significati più o meno palesi, ma soprattutto legami simbiotici con i personaggi che popolano il resort a cinque stelle della serie HBO. Come sottolineato un po’ ovunque, il personaggio di Portia è forse l’esempio più lampante di questo discorso. Membro della Gen Z a tutti gli effetti, l’assistente del personaggio di Jennifer Coolidge sfoggia uno stile spesso confuso e sconclusionato, fatto di vintage Y2K e e brand provenienti da Instagram, ma soprattutto indeciso così come il personaggio ancora alle prese con il suo futuro professionale e umano. Futuro professionale che passa inevitabilmente per  Tanya McQuoid, interpretata da Jennifer Coolidge, i cui abiti bomboniera la fanno somigliare a una bambola, così come si definisce il personaggio in un episodio, simboleggiando in un certo senso l’innocenza di un personaggio spesso vittima degli eventi.

@catquinn What is up with Portia’s clothes outfits gen z style in The White Lotus? Costume designer Alex Bovaird told Variety it conveys exactly who she is. #thewhitelotus #thewhitelotusseason2 #portia #haleylurichardson #greenscreen Renaissance (Main Title Theme) [from "The White Lotus: Season 2"] - Cristobal Tapia De Veer

La ricchezza nelle sue numerose sfaccettature è invece un altro aspetto chiave nella costruzione dei costumi pensata da Bovaird, al lavoro con un bestiario umano tanto complesso quanto diversificato. La famiglia Di Grasso, ad esempio, capeggiata dal personaggio interpretato da Michael Imperioli, produttore di Hollywood malato di sesso, sfoggia il proprio benessere economico non attraverso i vestiti, ma attraverso altri simboli di ricchezza, come ad esempio un SUV Mercedes nuovo di zecca. Diverso il discorso per Mia e Lucia, che vedono negli abiti il raggiungimento di uno status quo e che per questo scelgono di spendere i primi soldi guadagnati proprio per fare shopping, attratte dalle stampe colorate di un product placement di Liu Jo e, in alternativa di Gucci. Il brand di Kering è presente anche negli outfit di un alto personaggio, il detestabile Cameron di Theo James che insieme alla moglie Daphne rappresentano il privilegio, la classe sociale che vive la ricchezza come un distacco dalla realtà - sono loro che non riescono a ricordarsi se hanno votato o meno, il cui contraltare naturale sembra essere rappresentato dall’altra coppia, Ethan e Harper, in cui il personaggio di Aubrey Plaza assume un carattere camaleontico, sospeso tra la presunzione di superiorità morale e un conformismo che la fa somigliare alla tanto detestata Daphne.


Ma come fa notare Rachel Tashjian su Harper’s Bazaar, nessuno in The White Lotus parla mai dei propri vestiti, rendendoli così quasi un’estensione naturale dei suoi personaggi. Contrariamente a quanto accade altrove, in cui il brand stesso è spesso un espediente narrativo per caratterizzare o anche costruire l’evoluzione di un personaggio - Sex and the City ne è un esempio perfetto, ma anche il recente reboot di Gossip Girl, in The White Lotus l’abbigliamento è sempre in secondo piano ma in qualche modo sempre presente, soggetto magari di qualche battuta ma mai citato direttamente. Sta allo spettatore coglierne il significato nascosto, come nel caso di Portia, che dopo aver ammesso di non aver mai visto Il Padrino qualche episodio dopo ne sfoggia una t-shirt a simboleggiare il carattere ondivago del personaggio. In un mondo televisivo in cui i tempi sono sempre più ristretti, tra produzioni rapidissime e stagioni con sempre meno episodi, la valenza del costume design come ulteriore arma narrativa è uno dei tanti pregi di quelle che si candida ad essere una delle serie dell’anno televisivo ormai giunto alle sue battute finali.