I 5 migliori momenti della Milan Fashion Week Men’s FW23
Da quelli in passerella a quelli nel front row
17 Gennaio 2023
La Milan Fashion Week Men’s FW23 è ormai conclusa. È stata un’edizione sicuramente breve ma assai densa, con numerosi show e numerose feste, ma anche un gran numero di ospiti da tutto il mondo che hanno animato le strade della città. Tra un deciso ritorno del minimalismo, la quasi universale scomparsa dei loghi e l’arrivo di brand internazionali in città i grandi highlight non sono certo mancati.
Ecco quali sono stati i 5 migliori momenti della Milan Fashion Week Men’s FW23.
1. Il ritorno di Gucci post-Alessandro Michele
Tra giudizi duri e altri più indulgenti, Gucci ha iniziato la sua transizione verso il futuro post-Alessandro Michele. La collezione che ne è risultata è stata una scommessa più sicura, lontano dai rischi di una reinvenzione radicale, e con uno sguardo d’insieme gettato attraverso le diverse ere del brand. Certamente l’annuncio del nuovo direttore creativo di Gucci segnerà un momento più iconico, per certi versi, dell’inizio di questo interregno – non di meno questo show rimarrà uno dei più indicativi sulle direzioni verso cui si sta orientando la moda oggi.
2. Dolce & Gabbana diventano essenziali
Proseguendo nel loro lavoro di esplorazione, rielaborazione e ripensamento dei propri enormi archivi, Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno optato per una strategia che non si aspettava proprio nessuno: il minimalismo. Con uno show titolato Essenza e basato praticamente su look bianchi e neri, una sartoria dal rigore matematico eppure così languida e un senso del romanticismo che non si vedeva da molto tempo, i due designer sono in una forma decisamente smagliante. Che Dolce & Gabbana stiano uscendo dalla loro, lunga era di eccessi, di oro e superfici cromate? Speriamo, perché la loro essenza così distillata è assai seducente.
3. La magnifica severità di Prada
Parlando con la stampa dopo lo show, Miuccia Prada ha raccontato di come spesso la stampa interpreti le sue scelte per quelle di Raf e quelle di Raf per le sue. Le prime opinioni arrivate a caldo sullo show parlavano di una sorta di takeover di Simons sull’immaginario di Prada – ed è chiaro che il tocco del designer belga era più che evidente. Eppure più Prada sembra cambiare più continua ad assomigliare a sé stesso. È indubbio che ci troviamo nel mezzo di un nuovo corso creativo, ed è chiaro che un brand cambi e si evolva con il tempo, ma la severità espressa da Miuccia e Raf non poteva essere più affascinante.
4. L’esuberante Oltremanica
In un’edizione in cui le voci indie della moda locale si sono forse limitate a Federico Cina, Lessico Familiare e Jordanluca, l’esuberanza e il brio di una moda interessata al caos, a scatenare tempeste dentro bicchieri d’acqua, è stata tutta di J.W. Anderson e Charles Jeffrey Loverboy arrivati dall’Oltremanica (o tornati, nel caso di Jonathan Anderson) a portare una sana dose di sorpresa e rumore. Milano sta per fagocitare la London Fashion Week? Forse no, ma questi designer che scendono in Italia dal nord stanno infondendo nuovo sangue nella nostra programmazione.
5. Dove vai se “The White Lotus” non ce l'hai?
Influencer? Famosi modelli? Star del K-Pop che mandano le adolescenti in uno stato di frenesia irrefrenabile? No, i nomi più hot da avere in front row questa stagione sono stati quelli che apparivano nei titoli di testa di The White Lotus. Tra Adam Di Marco da Prada, Will Sharpe da Fendi e Armani e il duo di Sabrina Impacciatore e Simona Tabasco da JW Anderson c’erano praticamente quasi tutti. Certo l’estasi di avvistare Aubrey Plaza o Jennifer Coolidge non ci è stata concessa – ma francamente va già bene così.