Verso che direzione stanno andando le copertine di moda?
La comfort zone fra volti noti e Photoshop
31 Agosto 2022
Le copertine di un giornale o di un magazine di moda dovrebbero, almeno in teoria, riflettere i cambiamenti estetici e sociali in atto. Raccontare attraverso abiti, fotografie, contenuti e styling cosa si annida fra le strade, le case o luoghi in cui il mondo si proietta in maniera utopica o distopica, realistica o metaforica, è quanto ci si aspetta da un giornale. Il punto è che, spesso, con le riviste di moda si è particolarmente critici, soprattutto nel momento in cui un editore sceglie di toccare campi apparentemente lontani dal peccato originale della moda: la frivolezza. Con il mese degli issue alle porte, non sono state poche le discussioni nate intorno alle diverse cover esibite da alcuni dei giornali più influenti al mondo.
Se nell’agosto 2020 Vogue Portogallo aveva fatto scalpore presentando una copertina - la questione girava intorno al Madness Issue - che evocava lo scenario di un manicomio toccando troppo (?) da vicino la tematica della sanità mentale, il 2022 è stato l’anno dei volti noti. Vogue America ha dedicato il September Issue a Serena Williams, la tennista che ha vinto più Grand Slam (in tutto 23) in questa epoca, e seconda solo a Margaret Court nell'intera storia del tennis. La sua corporeità sportiva e titanica trova una sua ricercata forma di femminilità nell’abito Balenciaga e nel racconto di una donna che ha deciso di lasciare definitivamente il mondo del tennis. «Mi mancherà questa versione di me, la ragazza che giocava a tennis. E mi mancherete voi» ha dichiarato a Vogue. Quest’addio, nella sua forma più metaforica, dovrebbe finire con l’introdurre una comune riflessione con la moda, traslitterata in un immaginario che sia in grado di tenere testa alle parole“Fashion’s New World” che aleggiano in copertina. Le copertine sono forse cambiate, «sono diventate più sensazionalistiche, più legate a problematiche sociali, forse più connesse con la realtà. Ma c’è da chiedersi se questo sia solo un momentaneo fraintendimento che toglie la moda dal territorio dell’estetica perché lo richiede il periodo storico o se è giusto che certe istanze sociali siano sbattute in prima pagina» ha scritto Andrea Batilla sul suo account Instagram.
Più divisiva ancora e sicuramente più d’impatto la copertina proposta da Edward Enninful sul nuovo numero di British Vogue: una Linda Evangelista ritratta da Steven Meisel, consenziente alla ripristinazione estetica via Photoshop di un volto ormai sfigurato da un intervento chirurgico finalizzato alla rimozione del grasso in eccesso. E, pur essendo assente qualsiasi tipo di font che provi a rievocare la vaghezza del nuovo, la questione dell’accettazione del tempo che passa diventa forse di secondo ordine di fronte alla bellezza totalizzante di Linda Evangelista. «Non potevo più vivere quel dolore», spiega nell’intervista su Vogue «Sapevo che dovevo fare un cambiamento e l'unico cambiamento era dire la mia verità». «Di quale verità stiamo parlando?» si è chiesto il giornalista di moda Antonio Mancinelli. «Non c’è crudeltà maggiore nei confronti di una persona che ha vissuto giorni gloriosi, che farle rivivere proprio quei giorni. A 57 anni, non è un discorso di accettazione né di genere: avremmo detto la stessa cosa se al suo posto ci fosse stato un uomo famoso venti o trenta anni fa. [..] Questa cover non è un dono: è un memento mori». Per poi arrivare, infine, alla copertina di Vogue Italia che ci ha regalato una versione inedita di Gigi Hadid, la cui immagine è stata diretta per la prima volta dall’editor americana Grace Coddington insieme al fotografo di Rafael Pavarotti. Il nuovo mondo della moda - così riporta la copertina - passa per l'impegno di provare a conferire un tono meno istituzionale alla moda raccontata da Vogue Italia misurandosi con il tentativo di deviare da strade già percorse in passato.
Cosa che, allontanandosi dai territori dell’editoria mainstream, viene accentuata: per il suo terzo numero, Perfect Magazine ha svelato uno scatto che ritrae una Nicole Kidman in full look Diesel by Glenn Martens. «La foto - preview dello shooting firmato per la rivista dal fotografo Zhong Lin - ha quella potenza che solo l’inatteso e l’imprevedibile sanno regalare» ha scritto il giornalista Federico Rocca su Vanity Fair Italia. «Ma questo brivido perturbante che l’attrice premio Oscar ci dona sul finire di questa estate mi fa pensare a quanto davvero possa (ma non necessariamente debba) essere spiazzante la moda, quando fa il suo lavoro: può bastare un outfit così a mettere in discussione il certo, a scombinare le carte, a far riflettere sulle possibilità, o anche solo a far immaginare alternative mai prese in discussione. [..] Stravolgersi non deve essere un imperativo, ma ricordiamoci che può sempre essere una possibilità. Mettersi in gioco, immaginarsi diversi da quel che si è, esercitare il proprio camaleontismo. Oggi si direbbe: uscire dalla propria comfort zone». Ma le riviste di moda riescono davvero a raccontarci qualcosa di nuovo o, più banalmente, davvero coinvolgente?