5 errori di stile da non fare sul palco di Sanremo
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02 Febbraio 2024
La storia del Festival di Sanremo è un grande documento della cultura italiana, nei suoi lati migliori e nei suoi lati peggiori – moda inclusa. I look di cantanti e ospiti al Festival sono uno dei topic di maggiore attenzione nei giorni della kermesse – e se fra questi ci sono dei look memorabili, ce ne sono altri che ispirano solo un forte senso di cringe. È per questo che abbiamo compilato questa lista di fashion crimes da evitare nelle future edizioni di Sanremo: dagli abiti inutilmente bizzarri alle mescolanze azzardate di fantasie, dai look che sembrano usciti da una galleria di ritratti ottocenteschi fino al grave problema del suiting maschile, invaso da paillettes e motivi decorativi del tutto opinabili, arrivando in fine ai faux pas nelle acconciature. Tutti questi look si macchiano del peccato dell’overdoing: alla ricerca dell’originalità, si perde di vista il buon gusto (e in certi casi anche il buon senso comune) e si finisce per conciarsi con look che hanno lo stesso vibe di un incidente d’auto. Ma ogni errore, può diventare un’importante lezione.
Ecco dunque i 5 errori di stile da non fare sul palco di Sanremo.
1. Tutine bizarre
Primo sassolino da levarsi dalla scarpa: nel 2024 gli unici a poter indossare tute aderenti dovrebbero essere i supereroi Marvel. Fortuna che nella storia di Sanremo i look che includevano catsuit monocolore non siano stati molti – ma quelli che ci sono stati hanno avuto la forza di una bomba atomica. Il più recente è Achille Lauro, in una tutina che non era sgradevole in sé ma ricordava davvero troppo i costumi da spiaggia del 1910. Nemmeno Anna Oxa ha scherzato nel corso degli anni, anche se il look total red sfoggiato nel 1985 sarebbe perdonabile. Nulla batte l’esordio di Loredana Bertè nel 1986 comunque: tuta di latex e finto pancione da partoriente – outfit sicuramente progressista, sicuramente non di ottimo gusto ma anche del tutto incomprensibile. Si salva solo parzialmente Vittoria Belvedere che, nel 2003, indossò una sorta di tutina trasparente che nascondeva appena le sue grazie sotto una serie di paillettes – look impeccabile sul piano della moda ma responsabile forse di una serie di infarti all’interno delle fasce più conservatrici del pubblico.
2. Acconciature dall’inferno
Ognuno può acconciarsi come vuole sul palco dell’Ariston – per carità. Ci sono state però alcune occasioni in cui il coiffeur sembrava essere stato un aspirapolvere impazzito. Regina del vibe delle acconciature infernali è sicuramente Patty Pravo che nel 2019 si presentò sul palco con una poco consigliabile criniera di biondi dreadlock che gridavano «appropriazione culturale» ma anche quella volta nel 2016 in cui i capelli di Pravo assunsero la forma di un nido di merli, per non parlare del 2011 quando rifece l’iconico look di Rita Levi Montalcini. Negli anni, anche Loredana Bertè si sbizzarrì con gli hairstyles includendo anche farfalle di plastica nei suoi capelli mentre, nel mondo maschile, normalmente assai più conservatore, si distinse Francesco Facchinetti che, pur nella sua forma migliore, esibì un doppio taglio in pieno stile Due Facce di Batman.
3. Outfit geriatrici
È noto che la moda migliore vista al Festival è quella femminile. E i look iconici sono sempre stati molti in tutte le edizioni, migliorando anche sensibilmente in quelle degli ultimi anni. Nondimeno, capita di tanto in tanto di vedere look a metà tra un romanzo di Jane Austen, la prima comunione e la casa di riposo. Se nel 2021 Laura Pausini è stata tra le meglio vestite courtesy of Pierpaolo Piccioli, il suo look d’esordio nel 1993, vagamente reminiscente dell'outfit con cui Stalin si presentò alla Conferenza di Potsdam, era decisamente penalizzante e la faceva sembrare considerevolmente più vecchia della sua età. Nel 2010, invece, Arisa, che due anni fa era inguainata in stupendi completi di Margiela, si presentava sul palco in versione “segretaria di Hogwarts” mentre rimane indimenticata Lodovica Comello che optò per una serie di look che, nella saga di The Conjuring, sarebbero stati bene addosso alla bambola Annabelle.
4. Mix-and-match letali
Categoria forse più ampia degli errori da non fare a Sanremo che riguarda tutti i look la cui energia è così caotica da risultare culturalmente radioattivi. La Clerici che balla il can can con una gonna di tulle su cui è stampato il tricolore italiano? Check. Giusy Ferreri vestita in un mini-tubino che sfocia in un paio di leggings di pizzo nero floreale con strascico da sposa in nero? Check. Qualunque cosa stesse succedendo con l’outfit di Gio Evan l’anno scorso? Check. Rimane indimenticabile Syria nel 2001 con un outfit che sfida ogni descrizione (erano pantaloncini? Era una gonna? E cos’era quello strascico?) mentre un’icona dimenticata è Federica Felini la cui conturbante bellezza venne immediatamente uccisa da un paio di pantaloncini alla zuava davvero inclassificabili. L’errore di tutti questi look è stato il voler unire troppi elementi e fantasie diverse ottenendo risultati che, nel best case scenario, lasciano profondamente perplessi e nel worst case scenario causano un bell’attacco epilettico a chi guarda.
5. Suiting improbabile
Di un completo sartoriale si dovrebbero solo ammirare la bellezza dei materiali e l’impeccabilità del taglio. Cosa che alcuni presentatori e cantanti hanno capito (vedi Fiorello in Armani e Carlo Conti in Ferragamo) e che altri, tragicamente, no. Il colpevole principale è Amadeus, grande mattatore sul palcoscenico, ma afflitto dal vizio delle giacche da tuxedo sbrilluccicanti. L'anno scorso, ci sono stati casi in cui i completi prendevano una piega volutamente ironica, come quello strampalato e bicolore di Dargen D'amico, ma altri in cui sovrastavano completamente la persona, come i bermuda in pelle Fendi indossati da Mahmood, che hanno fatto sembrare le sue gambe cortissime. Tre anni fa, Il Volo si presentò sul palco con un tris di completi grigi a fantasia damascata con una camicia più scura sotto la giacca che ci fanno dire, insieme a Barbara d’Urso: «Io rimango basita» - anche se quest'anno i tre avranno look pensati dal loro nuovo stylist Nick Cerioni che li riporteranno in questo secolo. Fausto Leali quasi li sconfisse lo stesso anno abbinando a un blazer blu elettrico, una camicia hawaiana, pantaloni neri e un paio di sneaker – un look che, non volendo dire di peggio, non aveva nè capo nè coda. Nel 2017, invece, per la sua vittoria, Francesco Gabbani indossò un completo ricoperto di stelle e un cravattino dalla forma fallica abbinandolo a stringate di vernice con lacci rossi mentre Alessio Bernabei al blazer pieno di paillettes accoppiò una raffinatissima scarpa in vernice senza calzini e con caviglia a vista. Il problema di tutti questi look? Voler strafare – quando sarebbe bastato un semplice e benfatto abito nero.