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Come se la passa Supreme?

Bene, secondo le stime di VF Corp

Come se la passa Supreme? Bene, secondo le stime di VF Corp
Ph. Laurent Bentil
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Cambiano le mode ma Supreme resta, almeno secondo VF Corp. Nonostante la febbre da hype culture sembra essere significativamente scesa rispetto al periodo d'oro dello streetwear, l'azienda americana che ha acquistato il brand di James Jebbia nel dicembre del 2020 continua a puntarci in modo significativo. Nelle previsioni per l'anno fiscale corrente pubblicate online da VF possiamo leggere come, secondo le stime, Supreme dovrebbe chiudere il 2022 con un fatturato di 600 milioni di dollari, una parte minima ma significativa nei 11,8 miliardi di dollari complessivi stimati dall'azienda come totale del 2022.

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Una stima ottimista, ma soprattutto controcorrente rispetto alla percezione di un brand non più in cima alla lista dei desideri degli acquirenti. In realtà, la crescita di Supreme è innegabile se confrontata con i numeri di qualche anno fa: nel 2017 la revenue era di "soli" 200 milioni di dollari, mentre nel 2020 era di 500 milioni. All'epoca dell'acquisizione VF Corp stimava una crescita tra l'8% e il 10% nei prossimi tre anni, una proiezione che sembra quindi in linea con letto nelle previsioni dell'azienda.

Nei piani di VF Corp c'è stata fin da subito l'intenzione di potenziare il retail fisico del brand, ritenuto il punto debole in un fatturato in cui il 60% proviene dallo shop online. Anche per questo, negli ultimi anni, gli store si sono moltiptlicati all'interno delle città europee, prima Milano e Berlino, trasformando la politica del brand un tempo "esclusivo" in una più accessibile con una maggiore presenza degli item in negozio. Non un tradimento delle proprie origini, ma un adattamente al mercato che sembra dare i frutti sperati.