La storia di come ha fatto Supreme a registrare il trademark in Cina
Acquistando un brand sconosciuto del 1997: la battaglia legale con Supreme Italia continua senza esclusione di colpi
07 Maggio 2020
Secondo quanto riportato all'inizio settimana da WWD, Supreme sarebbe finalmente riuscito a registrare il proprio logo in Cina.
La notizia è stata ripresa da molti magazine di settore - da Hypebeast a The Fashion Law - scrivendo che si tratta di una vittoria storica di Supreme nella guerra al falso e in particolare nei confronti di Supreme Italia, il brand nato a Bisceglie (Puglia) e controllato da IBF che ha sfidato in tribunali di mezzo mondo Supreme per l'uso legale del boxlogo. La notizia della registrazione non è stata supportata da nessun documento ufficiale e fino a pochi mesi fa sembrava impossibile che qualcuno (IBF, Supreme o terze parti) sarebbe mai riuscito a registrare il Boxlogo Supreme.
Registrare un marchio in Cina è molto complicato: il sistema cinese è in continua evoluzione e soprattuto esistono migliaia e migliaia di domande per la registrazione di "Supreme". Inoltre, il brand di James Jebbia non ha nessuno store sul territorio cinese né spedisce prodotti, formalmente non è attivo in Cina mentre lo sono le migliaia di aziende che producono prodotti con il boxlogo Supreme di cui il mercato cinese è letteralmente invaso.
Molti brand europei e americani si scontrano con il problema della registrazione del marchio sul mercato cinese, ma gli avvocati di Chapter4 - la holding che controlla Supreme - non potendo usare la vie legali classiche hanno usato una via alternativa - furba ma legale - paradossalmente molto simile al vuoto normativo che ha dato il via a Supreme Italia.
Quindi come ha fatto Supreme a registrare il trademark?
Il sistema cinese usa il metodo del first-to-file (chi prima presenta la domanda di registrazione ha diritto al possesso del marchio) e per questa ragione era impossibile assegnare quello di Supreme tra le migliaia di richieste che affollano il China Trade Mark Office (CTMO).
Tuttavia gli avvocati di Chapter4 e Carlyle - il fondo che ha acquistato nel 2018 il 50% di Supreme per 500 milioni di dollari - hanno ricorso ad un metodo alternativo che l'avvocato Robert Williams ha spiegato così ad nss magazine:
È possibile che abbiano usato un metodo comunemente usato in Cina: trovare il proprietario di un marchio anteriore e acquistarlo. Puoi quindi affermare che il tuo nuovo marchio è solo una variazione di quel marchio precedente, anche se fino ad allora non hai avuto nulla a che fare con esso.
Nonostante la difficoltà nell'acceso ai dati dell'amministrazione cinese, la redazione di nss magazine è riuscita ad avere la prova che Chapter4 è il proprietario del marchio "Supreme Horse" brand registrato nel 1997, quando Supreme era ancora una realtà underground di New York e la società Chapter4 non era stata neanche fondata. Come si legge nei registri pubblici, "Supreme Horse" è stato infatti registrato dall'azienda Shenzhen Guanlan Songyuan Hefen Clothing Factory con sede a Shenzen.
Cosa cambierà nella battaglia del legit fake?
La risposta in breve è poco dal punto di vista pratica, ma può essere l'inizio della fine del legit fake.
La registrazione in Cina non porterà alla scomparsa del fake di Supreme - di cui esistono migliaia di produttori e rivenditori in Cina - né tantomeno un segno dell'intenzione di aprire una location fisica sul territorio cinese. Si tratta però di una vittoria simbolica - celebrata da magazine internazionali - contro IBF e Supreme Italia che come riporta Hypebeast ha già chiuso il megastore aperto appena un anno fa Shanghai.
Infatti nonostante la registrazione non avrà grandi conseguenze pratiche, si tratta di un consolidamento legale importante che porta Chapter4 fuori dalla zona grigia del Legit Fake, cioè quello che ha permesso a IBF di fondare prima Supreme Italia e poi di aprire i negozi Supreme Spain in Spagna.
Con il finire dell'era dell'Hype, la probabile apertura a Milano e la vittoria legale in Cina, Supreme potrebbe essere sulla buona strada per sconfiggere Supreme Italia e mettere fine alla storia più incredibile della moda negli ultimi cinque anni.