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L'Unione Europea ha rifiutato la registrazione del marchio Supreme

Un altro episodio della saga legale Supreme vs Supreme Italia

L'Unione Europea ha rifiutato la registrazione del marchio Supreme Un altro episodio della saga legale Supreme vs Supreme Italia

L'interminabile battaglia legale tra Supreme e il brand Supreme Italia - quest'ultimi sconfitti nella sentenza del tribunale di Milano a gennaio - si arricchisce di un nuovo capitolo. Oggi Infatti, l'EUIPO (Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale) ha ordinato che non sarà concessa la registrazione legale del marchio di James Jebbia per quanto riguarda l'Unione Europea.

La decisione presa nella sede di Londra dell'EUIPO può essere vista come una vittoria di Supreme Italia nella battaglia legale contro il brand americano, ma la questione è più complessa di come sembra. Infatti la decisione dell'ufficio europeo nega solamente la registrazione del marchio sul mercato europeo, tuttavia il marchio Supreme rimane protetto all'interno dei singoli stati secondo le leggi e le registrazioni della propietà intellettuale di ogni paese. Di conseguenza in Italia detta ancora legge la sentenza emessa a gennaio dal tribunale di Milano che ha "inibito ogni produzione, esportazione e commercializzazione dei capi d’abbigliamento e di ogni altro prodotto recante il marchio Supreme". Per gli altri stati europei la battaglia andrà avanti nei singoli tribunali.

L'EUIPO ha deciso di riesaminare la domanda di Chapter 4 - società responsabile del marchio Supreme - a seguito delle osservazioni inviate da un terzo e basate sulla descrittività e sulla carenza di carattere distintivo del marchio in questione. Nella procedura di riesame l’Ufficio ha qualificato il marchio Supreme come descrittivo in quanto il consumatore medio delle lingue inglese e romena attribuirebbe al segno il significato “di massima qualità”. Per tale ragione il consumatore medio di riferimento percepirebbe tale segno come informativo sulla qualità dei prodotti e dei servizi in questione. Per queste ragiuoni l’Ufficio ha ritenuto che il marchio è privo di carattere distintivo necessario alla registrazione a fine commerciale.

La sentenza è stata commentata con soddisfazione da IBF (International Brand Firm) - la società che controlla Supreme Italia - in un comunicato stampa:

“Abbiamo dovuto subire provvedimenti di inibitoria e sequestri penali, oltre ad un’estesa campagna mediatica, anche tramite l’uso spregiudicato di influencer e social media, che ci ha dipinto come “grandi contraffattori” di un marchio forte e internazionalmente noto. Siamo stati costretti di fatto a sospendere la presenza sul mercato italiano. Tutto questo per un marchio che invece è risultato invalido, come noi avevamo sempre sostenuto. Chi ci ripagherà dei danni subiti?”.

Gianfranco Laneve, direttore commerciale di IBF.

Nonostante la sentenza dell'EUIPO non sia vincolante nei confronti dei tribunali nazionali per la protezione della proprietà intellettuale, essa rappresenta un importante cambio di rotta nei confronti del fenomeno del legit fake. Il rifiuto dell'Unione Europea di registrare il marchio Supreme sposta il campo di battaglia legale dall'ambito comunitario a quello dei singoli stati, quindi cercheremo di tenervi aggiornati sui prossimi svolgimenti legali.

 

Nota di Redazione
Quanto rilasciato nell'articolo, non rispecchia assolutamente quella che è la posizione di nss rigurado le tematiche affrontate.