Gareth Pugh, Fashion goes on performance.
17 Settembre 2010
Gareth Pugh è uno di quei designer che emozionano, che portano avanti la moda come missione e motivo di vita. Una vera e propria passione che sfocia in una dichiarazione d’amore indiscussa per il sentire e percepire la costruzione di un abito come uno spettacolo teatrale, una messa in scena che ha come primo protagonista lo stilista stesso. Ha stupito con le sue forme avanguardistiche fin dall’inizio, il 2003, quando, con il suo unconventional final show per la Central Saint Martins, è stato celebrato sulla copertina di I-D e ha conquistato occhi e cuori di molti addetti ai lavori. Il suo lavoro sfocia spesso in performances non per forza legate ad una sfilata o ad una collezione. Si concentra sulle figure e su ciò che appare e fa sognare, cercando di tradurre in immagini la sua percezione della moda e il suo utilizzo di questa come mezzo comunicativo.
La sua gavetta è stata come una conquista del mondo, costellata di tanto talento ed un pizzico di fortuna. L’espressività non risiede solo nelle sue creazioni, ma in lui stesso, ecco perché ha fatto e fa un grande utilizzo del suo personaggio, per porsi al centro del ciclone dei messaggi che la moda può lanciare. Indimenticabile il suo spettacolo Fash Off, dove sperimenta diverse modalità di trucco con oggetti rubati al quotidiano, dentifricio, porporina, rossetto, collanti naturali, come la panna, con cui costruisce una vera e propria birthday cake sul suo viso, con tanto di candelina. Si trasforma poi in un barboncino da concorso e poi dritto in una Human Disco Ball, che ruota senza sosta generando luci ed suoni metallici ipnotici. Una sorta di nuovo Leigh Bowery che si svela poi costruttore di un castello di carte da gioco, tornando all’autentico se stesso, il creatore di forme out of usual per eccellenza.
Video frutto di una collaborazione con Show Studio, culla di talenti con base a Londra, che traduce la moda in cortometraggi e filmati, dove gli artisti danno completo sfogo alle loro pulsioni e si lasciano raccontare con ironia ed autenticità, come nel caso del live process di costruzione di un abito di Gareth Pugh, risalente al novembre dello scorso anno. Una tre giorni di live stand, per assistere alla creazione di un ripped dress e scoprire cosa si cela dietro alla meraviglia del designer. Si scoprono così processi taglia e incolla figli della più genuina creatività ed arte dell’arrangiarsi, dell’improvvisare con carta, ago, filo e tessuti elastici. Si svela così un Gareth Pugh che da tutto se stesso per forgiare una vera e propria seconda pelle goth, lunga, complessa, fatta di drappeggi e tagli ad hoc per modellare, scoprire e lasciar immaginare un corpo.
Alla fine del processo di creazione non resta che trovare una modella che sappia interpretare al meglio la follia, il genio e l’autoironia della bellezza che si nasconde dietro il lavoro di un artigiano d’avanguardia del tessuto. Entra in gioco Raquel Zimmermann, venere brasiliana, che ben si cala nella parte di una leggiadra creatura intrappolata in un abito di fili e lacci, ondeggiando sulle note di poker face di Lady Gaga, altra ammiratrice di Gareth. Una danza esilarante e affascinante al tempo stesso, che mostra al meglio la preziosa creazione di un designer devoto alla vita e a ciò che fa di essa una continua emozione: la passione nel trasmettere e comunicare una moda diversa, fatta di nuovi orizzonti, nel tradurre l’abbigliamento in una forma d’arte e di confine.
Altra collaborazione con Show Studio, quella per la collezione autunno inverno 2009, dove Gareth Pugh, diretto da Ruth Hogben, cerca di fare il salto di qualità. Non basta una sfilata come mera esibizione delle sue fatiche, bisogna far entrare lo spettatore nella mente dell’artista, cercando di fargli percepire come lui vede la moda nel suo mondo: una sorta di rituale celebrativo, dove una dea indossa, vive e celebra la sua divinità, l’abito.
Thank You Gareth!