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Il nuovo film sulla musa di McQueen

A interpretarla un'attrice candidata agli Oscar

Il nuovo film sulla musa di McQueen A interpretarla un'attrice candidata agli Oscar

A 17 anni dalla scomparsa di Isabella Blow, editor, musa e mecenate della moda, il cinema è pronto a dedicarle un biopic stellato, diretto dal regista inglese Alex Marx. La carriera di Blow è stata a dir poco eccezionale: ha lavorato al fianco di Philip Treacy, Steven Meisel e André Leon Talley, ha lanciato Stella Tennant, Sophie Dahl, e supportato a lungo i progetti di Lee Alexander McQueen. In The Queen of Fashion, torneranno a prendere vita i look straordinari e i momenti più toccanti della vita di Blow, interpretata dall’attrice britannica Andrea Risebrough, candidata al Premio Oscar nel 2022 in To Leslie. Secondo quanto riportato da Deadline, al suo fianco troveremo Emilia Clarke nei panni di Daphne Guinness, grande amica dell’editor, assieme al talento emergente Fionn O’Shea nella parte del designer Treacy, autore della grande collezione di cappelli che Blow era solita indossare. Il cast dovrebbe essere completato da Richard E. Grant, che interpreterà il padre della protagonista, e da Hayley Atwell, nei panni dell’ex editor in chief di British Vogue, Alexandra Schulman. 

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La vita di Isabella Blow è stata delineata da profondi drammi, fin dalla sua infanzia. Figlia di un militare e di un’avvocatessa, suo fratello perde la vita a due anni, annegato. All’età di 14 anni Blow assiste al divorzio dei genitori e all’abbandono definitivo della madre, rimanendo in casa con un padre con cui non va per niente d’accordo. Pur appartenendo ad una famiglia benestante, non riceve nessun supporto da parte del padre, perciò, prima di sfondare nella moda, si occupa di un’infinità di lavori dei generi più disparati, dalle pulizie alla segreteria. Si trasferisce a New York nel 1979 per studiare arte alla Columbia ma dopo un anno si sposta in Texas, per lavorare con il designer Guy Laroche. È nel 1981 che conosce Anna Wintour, al tempo fashion director di Vogue US. Dopo un breve periodo in quanto assistente dell'attuale editor-in-chief del magazine viene assunta da André Leon Talley, grazie a cui riesce a farsi conoscere dalla scena artistica americana  e a diventare grande amica di talenti del calibro di Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat. Negli anni ’80, mentre lavora per il fashion director di Tatler e The Sunday Times, Michael Roberts, incontra e sposa il suo secondo marito, Detmar Hamilton Blow.

Per l’occasione, Blow commissiona un cappello da cerimonia a Philip Treacy, il primo di una grandissima collezione. Riconoscendo il talento del designer irlandese, Blow lo invita a vivere con lei a Londra, e poco dopo viene abbagliata al primo show di Alexander McQueen, ancora uno studente della Central Saint Martins, e decide di comprare l’intera collezione per 5mila pound. Da quel momento in poi, Blow diventa musa e finanziatrice di Treacy e di McQueen, una collaborazione che viene celebrata tutt'ora, a conferma dell’acutezza impareggiabile di Blow nello scovare talenti emergenti. La vita di Blow si interrompe dopo diversi tentativi di suicidio nel 2007, quando ingerisce una grande quantità di diserbante. Al funerale, tenutosi il 15 maggio nella Cattedrale di Gloucester, la bara in salice di Blow è stata decorata da una grandissima installazione floreale e da un cappello di Treacy. In un’intervista con Tamsin Blanchard del 2002, l’editor aveva raccontato che adorava indossare le ingombranti creazioni del designer irlandese «per tenere tutti lontani da me. Mi dicono: “Oh, posso baciarti?”. Io rispondo: “No, grazie mille”. Ecco perché ho indossato il cappello. Arrivederci. Non voglio essere baciata da tutti, voglio essere baciata dalle persone che amo». 

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Durante la sua fiorente carriera nel mondo della moda, Blow ha anche lavorato come attrice, ricoprendo un piccola parte in Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) di Wes Anderson e ovviamente nel documentario McQueen and I, nel 2011. Nell’estate del 2016, era stata annunciata la produzione di The Ripper, un film che avrebbe ripercorso la relazione tortuosa tra il designer e l’editor, ma non ci sono stati aggiornamenti, mentre lo scorso novembre il regista Oliver Hermanus si è detto pronto a lavorare ad una biopic su McQueen. A più di dieci anni dalla scomparsa di entrambi i creativi, il loro lavoro continua ad attirare la penna degli scenografi, sedotti, forse, proprio dagli episodi drammatici che li hanno portati a compiere un gesto estremo.