Maria Spadoni, Cristiana Satya, La Greca Kaja Cergonja
Università Iuav di Venezia
Share
Design della Moda, III anno
22/21 anni
Roma/Lecce/Capo D’Istria
Le scuole sono state fra le prime strutture ad adeguarsi alle nuove misure di emergenza. Il tuo Istituto in che modo si è comportato? Quali sono secondo te i pro e i contro delle lezioni da casa?
Già il fatto che esistano lezioni online è un pro! E’ molto comodo, possiamo ascoltare una lezione teorica di 4 ore mentre tagliamo stoffa o facciamo cartamodelli, e si è rivelato un ottimo modo per rimanere concentrate su entrambe le attività. E’ come ascoltare un podcast, raddoppi la produttività di quel tempo. Il fatto che le lezioni sono recorded è un enorme pro, sia perché puoi rivederle, se le perdi, sia per ripassare dei concetti prima di un esame. E il fatto che non dobbiamo spostarci fisicamente da casa all’università ci fa risparmiare molto tempo. Il nostro corso è molto pratico e non avere a disposizione macchine, tavoli e personale come sarte e modelliste è molto limitante nella scelta dei materiali e nella realizzazione del progetto. Non avere poi un contatto diretto coi professori è un po’ disorientante, e noi studenti di moda abbiamo forte la necessità di comunicare la dimensione materica del nostro lavoro. Alcuni professori poi, purtroppo, hanno dovuto ricalibrare il materiale dei loro corsi per via delle modalità, e spesso sono stati costretti a semplificare.
Le industrie del fashion e del design sono state fra le più colpite dalle conseguenze dell’isolamento. In qualità di consumatore ma anche in qualità di futuro addetto ai lavori, secondo te quali saranno le conseguenze peggiori di questa crisi?
I brand indipendenti, unica speranza per un futuro più sostenibile e meno consumista, hanno subito un colpo durissimo e ci vorrà tempo perché si riprendano. I gruppi di grandi marchi invece non sono a rischio estinzione, perché hanno un sistema consolidato che gli permetterà di adattarsi. La perdita di una o due stagioni non è vitale, e anzi può mettere in discussione la logica frenetica del sistema. Ottimisticamente, porterebbe chiarezza su quali sono le cose che vale la pena produrre, concentrando l’attenzione sulla qualità e durevolezza del prodotto, e dimenticando la corsa stagionale… Se una cosa sarà indossabile per una stagione sola allora non c’è necessità di produrla.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena, qual è la soluzione per continuare a essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
La creatività è la soluzione. Essere confinati è challenging, ci da la possibilità ed il tempo di evolvere i nostri metodi creativi. Ci obbliga ogni giorno a modificare il nostro processo ed ad adattarci ai materiali disponibili, e questo è un enorme esercizio di creatività. La mancanza di risorse è solo un limite mentale, ma la creatività non conosce limiti. La quarantena ha interrotto i ritmi frenetici a cui eravamo abituati, ci ha obbligato a fermarci. Ed è dalla stasi, dallo stare fermi che si origina l’impulso creativo. Abbiamo una vita di ispirazioni raccolte e finalmente il tempo per elaborarle. La soluzione per continuare ad essere creativi è stare nel momento presente e sfruttare quello che ci offre.