Rachele Colzi
Polimoda
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20 anni
Firenze
Com’è cambiata la tua quotidianità? Che cosa fai per impegnare la tua giornata?
Inizialmente non avevo dato la giusta importanza al virus e non avrei mai immaginato ciò che pochi giorni dopo è successo. La scuola aveva appena riaperto dopo una settimana che mi sembrava infinita senza le lezioni, ero felice e rassicurata. Metà degli studenti però erano rientrati nei propri Stati e l’aria percepita aveva una nota di inquietante. Poi è arrivato il mostro COVID-19 e la realtà di tutti noi è cambiata. Sono una persona che tendenzialmente ha bisogno dei suoi spazi e della sua libertà ma allo stesso tempo ho riconosciuto la drammaticità della situazione e ho deciso di sfruttarla per ritrovare me stessa, nonostante le mura opprimenti. Nel primo periodo ho letto moltissimo e iniziato progetti esterni alla scuola che purtroppo non avevano mai ricevuto la giusta attenzione, sembrava quasi una riabilitazione da quel mondo ossessivo e frenetico, una possibilità per abbracciare il concetto di slow living e ritrovarsi, ma dopo i primi 20 giorni ho avuto i primi segni di rassegnazione.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena qual è la soluzione per continuare ad essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
Vengo da una formazione umanistica e di conseguenza i libri sono sempre stati un punto di riferimento assoluto e in questa quarantena ho letto moltissimo, ma le giornate sono lunghe e credo che il cinema sia il miglior modo per conoscere storie, culture e trend. Sto sperimentando varie tecniche alla ricerca di una sorta di talento nascosto ma purtroppo, nonostante nella mia testa tutto abbia un senso, ho scoperto che dipingere volti è difficile e cucire senza pungersi come la Bella Addormentata lo è ancor di più! Inoltre, grazie al consiglio di un mio prof, ho iniziato a seguire podcast e devo dire che sono un’ottima alternativa!
Qual è la tua paura più grande in questo momento?
Temo di perdere il senso del quotidiano, di non tornare più alla normalità, che il mondo prenderà scelte sbagliate e ci ritroveremo in qualcosa in cui la libertà di espressione non sarà più una necessità. Un’epidemia così forte non si vedeva dalla febbre spagnola, al tempo però il mondo non era così iper-connesso.
Stai già immaginando un futuro post-Coronavirus?
Sinceramente? no. La sola idea mi spaventa, entrerò nel mondo del lavoro durante una piena crisi e non sarà facile. Credo che se la moda non si evolverà, adattandosi a un nuovo tipo di vita, non ci sarà futuro per nessuno di noi. Allo stesso tempo, nonostante queste paure, la mia parte idealista e sognatrice mi ricorda che c’è sempre la luce: Fitzgerald e Hemingway hanno scritto capolavori durante guerre e pandemie, quindi spero che noi sognatori del XXI Secolo riusciremo ad andare avanti e chissà, forse torneremo al cinema all’aperto, godendoci i grandi classici dalla macchina e il sabato sera non sarà più un problema trovare parcheggio in centro.