La guerra ai tempi delle criptovalute
Ora che il bitcoin vale più del rublo
08 Marzo 2022
In seguito al blocco dei circuiti Swift per le banche di Stato e del congelamento di circa 600 miliardi di euro di riserve russe all’estero, la risalita della principale crypto al mondo va di pari passo con un boom di transazioni crittografiche in rublo russo e grivnia ucraino. I provvedimenti della NATO hanno portato ad una netta diminuzione della domanda di rubli all’estero, e, anche se la banca nazionale ha aumentato il suo tasso di interessi al 20% dal 9,5%, il crollo della valuta è stato inevitabile quanto prevedibile. Dopo le sanzioni, un euro ha cominciato a essere scambiato per 140 rubli e un dollaro per 108 rubli, mentre il bitcoin, dopo un calo iniziale, vale ora più delle valute di Arabia Saudita, Messico, Thailandia o Israele: 4 milioni di rubli per ogni bitcoin, il prezzo più alto mai raggiunto, persino il V-buck, la valuta dedicata alle micro-transazioni in game di Fortnite, vale più del rublo. In un momento di incertezza geopolitica e instabilità economica, gli oligarchi stanno cercando modi alternativi per tenere al sicuro i propri risparmi, inizialmente investendo in orologi e gioielli, prima che i brand di lusso decidessero di ritirarsi dal suolo russo, ora restano solo le crypto.
1/6 I understand the rationale for this request but, despite my deep respect for the Ukrainian people, @krakenfx cannot freeze the accounts of our Russian clients without a legal requirement to do so.
— Jesse Powell (@jespow) February 28, 2022
Russians should be aware that such a requirement could be imminent. #NYKNYC https://t.co/bMRrJzgF8N
Come può attestare il fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, i russi sono già esperti di criptovalute, il paese difatti riveste il 18° posto al mondo in termini di adozione complessiva. Del resto non è un caso che quando la NATO impose le prime sanzioni in seguito all’annessione della Crimea – un prezzo altissimo da pagare per Mosca: 50 miliardi di dollari l’anno secondo il New York Times – il mercato delle criptovalute conobbe la prima grande esplosione sul suolo russo. Oggi, nel 2022, il bitcoin si è ormai trasformato in una risorsa vitale, primaria anche per l’Ucraina che ci sta finanziando parte delle proprie spese militari, tant'è che a febbraio, il parlamento aveva approvato una legge per "legalizzare" le criptovalute, guadagnandosi il quarto posto per utilizzo al mondo, secondo la società di ricerca blockchain Chainalysis.
Spesso considerate inaffidabili per le fluttuazioni di valore che hanno subito nel tempo, le crypto rappresentano ad oggi una parte essenziale degli equilibri geopolitici. Con la loro natura decentralizzata e liberale, che non conosce nazionalità o sanzioni, le valute digitali rappresentano una risorsa essenziale sia per la Russa che per l'Ucraina. In parte, una possibile risposta ai problemi economici che la Russia sta affrontando: Putin e gli oligarchi potrebbero infatti utilizzare i bitcoin come riserve di valore, per rigenerare, nel breve periodo, un’economia minata da multe e spese militari - allo stesso tempo i token si sono rivelati un mezzo efficace per finanziare iniziative solidali e la resistenza ucraina stessa. L'exchange di criptovalute FTX, ad esempio, ha dato l'equivalente di $ 25 a ogni utente ucraino sulla sua piattaforma da utilizzare a proprio piacimento, una delle co-fondatrici del gruppo di protesta russo Pussy Riot, Nadya Tolokonnikova, ha organizzato una raccolta fondi per vendere 10.000 NFT della bandiera ucraina, mentre Vitalik Buterin, il creatore di Ethereum, nonostante le sue origini russe, ha incoraggiato le persone a donare al paese tramite valute digitali. Un terreno inesplorato e spesso volubile, ma dalle infinite potenzialità, che, nel bene e nel male, non conosce regole.