Generazione Z: lettera aperta a Greta Thunberg
L'opinione di un millennial sulla giovane attivista svedese che sta cambiando il mondo
27 Settembre 2019
Io ho quasi 18 anni, sono nato nel 2001 e appartengo alla Generazione Z. Molte volte mi capita di vergognarmi di essere un millennial, talvolta perché non appartengo a certi comportamenti dei miei coetanei - le troppe serate in discoteca, le esagerazioni in tutto per fare due esempi -, altre perché semplicemente li trovo poco consoni. Da quando c'è Greta Thunberg però, da quando ci sono i Fridays for Future, sono molto felice dell'essere nato nel terzo millennio.
Date uno sguardo ai sostenitori di Greta, osservate chi partecipa alle sue manifestazioni, la maggior parte sono ragazzi della mia età, giovani e giovanissimi. Per noi è una cosa nuova: non abbiamo avuto momenti collettivi condivisi, nessun ‘68 o 11 Settembre che abbia segnato, diviso o unito la prima generazione nata con uno smartphone in mano e un profilo social attivo. Del resto, qual è la chiave della popolarità della giovane svedese? Proprio la condivisione. Grazie a Internet, rendere di dominio pubblico qualcosa è il tempo di una Instagram Story, così con pochi click un numero indefinito di persone possono venire a conoscenza di qualcosa. La condivisione in questo caso è doppiamente importante: si è venuto così a conoscenza che a Stoccolma una ragazzina con la sindrome d’Asperger stava cercando in qualche modo di migliorare le sorti del mondo. Ecco fatto: la condivisione genera interesse, l'interesse crea interazioni e le interazioni sollecitano le persone a fare qualcosa per sentirsi parte di una comunità. Da qui è nato il seguito di Greta, diventata nel giro di un anno candidata al premio Nobel per la pace, una dei venticinque teenager più influenti al mondo per il TIME nonché una portavoce dei risultati di anni e anni di ricerche scientifiche.
Non è un mistero infatti che gli scienziati e i ricercatori non riescano a raggiungere i giovani. Sono incapaci di appassionarli, per questo non è così atipico che prima di quest’anno nessun millennial si fosse accorto di quanto fosse grave il problema del clima, e con molta franchezza non mi escludo da questi. Io non biasimo affatto questi ragazzi per non aver mai dato ascolto a decine di scienziati che li allertavano sullo stesso problema per il quale adesso sono tutti diventati degli ambientalisti, proprio sulle orme dell’attivista scandinava. Come può uno scienziato, con spiegazioni tecniche e avvertimenti che ai più sanno al massimo di terrorismo psicologico trovare l'attenzione dei più giovani? Voi ve lo immaginate un adolescente ritwittare un comunicato di qualche ricercatore? Io a dire il vero no. È brutto da dire, ma se Greta non esistesse, tutto questo non sarebbe mai accaduto. Non ci sarebbe tutto questo profondo interesse dei ragazzi nei confronti della natura e dell'ambiente e non ci sarebbero scioperi e manifestazioni. Nessuno farebbe appelli ai politici più potenti della Terra semplicemente perché nessuno sarebbe capace di raccogliere consensi su scala mondiale come sta facendo Greta Thunberg. È chiaro che se non si attira a dovere l'attenzione dei ragazzi, gli attuali ma soprattutto futuri cittadini del mondo, non si può pensare di avere quella degli adulti.
Negli ultimi giorni ho letto online diversi commenti su Greta e sulla sua posizione. C'è chi "è certo" che sia il burattino di qualcuno, c'è chi sostiene sia un personaggio montato e forzato, mentre altri credono che tutto il movimento nato da Greta sia composto da ipocriti che cavalcano la moda del momento, quella di essere ambientalisti. Dal canto mio, penso che in 18 anni di vita non ho mai visto nessuno come lei unire le masse verso il raggiungimento di uno solo scopo. Mi rifiuto di credere che Greta Thunberg sia un antagonista, un soggetto comandato da qualcuno, un male da combattere, piuttosto credo che sarà anche grazie a lei se magari, in futuro, non si userà più l'automobile per brevi viaggi, non si berrà più nelle bottiglie di plastica, non si inquinerà più. Lo penso perché, da millennial, assisto con entusiasmo in prima persona all’adesione dei miei coetanei al movimento Fridays for Future, una partecipazione che non avevo mai visto unire così tanti ragazzi in tutto il mondo, insieme e in un preciso momento a protestare per una causa di così assoluta importanza. Greta piace perché è speciale e diversa: l’Asperger, la sindrome che la affligge, è diventato un punto di forza per lei e una caratteristica affascinante per chi la ascolta e la osserva. Vedere questa ragazzina ragionare in maniera tanto brillante e rispondere con audacia e senza timore ai politici più influenti e potenti del pianeta lascia senza parole. Per questa sua capacità di mostrarsi come un essere apparentemente senza altre paure se non proprio quella per il futuro del mondo, Greta ha intrigato tantissimi ragazzi. A quest’età gli idoli dei millennial sono quasi sempre degli artisti musicali o degli sportivi: Greta Thunberg è l’eccezione che conferma la regola, un soggetto realmente influente proprio grazie alla sua sfacciataggine con cui dice le cose e a ciò che fino a pochi anni fa sarebbe stato considerato come un difetto, proprio l’Asperger. Anche io di Greta apprezzo il suo modo di porsi, ma specialmente mi ritrovo tanto nelle sue ansie e nelle sue preoccupazioni, che mi fanno ben credere quanto sia (e debba essere) centrale questo tema ora che il tempo per cambiare le cose si sta esaurendo.
Oggi non sarà un giorno come un altro. Milioni di persone scenderanno nelle piazze e nelle strade di migliaia di città nel mondo per unirsi in un solo grido di protesta, pregando di farsi ascoltare da chi di dovere. Molti di loro saranno giovani come me e io mi aspetto tanti cartelli con scritto “Skolstrejk för klimatet", “Sciopero della scuola per il clima”, il motto che ha toccato per primo l’opinione pubblica sul cambiamento climatico. Greta Thunberg ha iniziato così la sua marcia 403 giorni fa, partendo dal marciapiede sotto al Parlamento svedese a Stoccolma fino ad arrivare a fare un drammatico speech all’ONU pochi giorni fa, continuando a ribadire come le politiche dannose attuate dai governi le abbiano “rubato i sogni e l’infanzia” e stiano deludendo i giovani, che agli adulti dovrebbero guardare per diventare persone migliori, non peggiori. Ora, insieme a lei, la Generazione Z si rivolgerà nuovamente, in maniera ancora più decisa, ai potenti della Terra per domandare un miglioramento dell’attuale situazione climatica del nostro pianeta. Il mondo è di tutti, cerchiamo di ricordarlo.