Vedi tutti

Di cosa è accusato Jay-Z?

E perché il tutto potrebbe diventare una lunghissima battaglia legale

Di cosa è accusato Jay-Z? E perché il tutto potrebbe diventare una lunghissima battaglia legale

Questo lunedì l’intero Internet si è svegliato con la notizia che il turbine del Diddy-gate ha trascinato con sé anche Jay-Z. Ciò che è accaduto è che in pratica una delle vittime, nonché tra le principali accusatrici di P. Diddy, ha inserito una modifica alla propria causa legale proprio ieri, includendo Jay-Z tra gli imputati. Nella versione iniziale dell’accusa si parlava infatti solo di un “Celebrity A”. La querelante, identificata come "Jane Doe" per proteggere la sua privacy, ha sostenuto che Jay-Z (nome d’arte di Shawn Carter) e Sean Combs abbiano abusato di lei durante un after-party dei MTV Video Music Awards nel 2000, quando aveva solo 13 anni. Secondo il resoconto, la vittima, nel tentativo di accedere alla cerimonia o agli eventi correlati, si sarebbe avvicinata a diversi autisti di limousine vicino al Radio City Music Hall. Un autista affiliato a Combs avrebbe accettato di portarla a una festa in una «grande residenza bianca con un vialetto a U» dove, dopo aver consumato una bevanda che l'avrebbe fatta sentire «confusa e stordita», la ragazza si sarebbe ritirata in una camera da letto vuota per riprendersi. Il crimine si sarebbe consumato proprio lì, prima per mano di Jay-Z e in seguito da Combs. Durante l'aggressione di quest'ultimo, la ragazza sarebbe riuscita a colpirlo al collo e a fuggire dalla festa, trovando rifugio in una stazione di servizio, dove il padre l'avrebbe recuperata. In ogni caso, Jay Z ha pubblicato uno statement attraverso Roc Nation dove respinge le accuse.

Oltre a discolparsi, Jay-Z ha parlato di un tentativo di estorsione orchestrato dall'avvocato della querelante, Tony Buzbee, accusato dal rapper e producer di cercare visibilità attraverso tattiche sensazionalistiche. «Sono accuse così orribili che imploro chiunque a depositare una denuncia penale, non una causa civile! Chiunque abbia commesso un crimine simile contro un minore dovrebbe essere incarcerato», ha dichiarato Jay-Z. Anche P. Diddy, la cui posizione è assai meno difendibile date le 30 cause civili per accuse di abusi sessuali, e l’incriminazione per traffico sessuale e racket ha accusato l’avvocato Buzbee di sfruttare il sistema legale per ottenere pubblicità. Tali accuse si riferiscono ai metodi eterodossi di Buzbee nel promuovere le proprie cause e reclutare i propri clienti attraverso hotline telefoniche, canali Instagram e conferenze stampa. Non di meno, lo scorso mese l’avvocato e il suo studio sono stati denunciati a loro volta da un accusante anonimo (si presume Jay Z) dopo che a quest’ultimo era stata inviata una lettera che lo informava della denuncia. La decisione di rendere pubblico il nome di  “Celebrity A” è venuta proprio dietro questa contro-offensiva del rapper. Il 18 novembre, l’avvocato Buzbee aveva risposto alle accuse con un lungo post su Instagram: 

«La causa intentata contro il mio studio non solo è priva di fondamento giuridico, ma è anche ridicola. Ecco perché. Per conto di due clienti che hanno denunciato una violenza sessuale, abbiamo inviato una lettera di richiesta standard a un avvocato di New York che sappiamo rappresentare un presunto autore e potenziale imputato. Le lettere sono state inviate per chiedere una mediazione confidenziale invece di intentare una causa. Nelle lettere di richiesta non era inclusa alcuna somma di denaro. Non sono state fatte minacce. Le lettere di richiesta inviate non sono diverse da quelle inviate abitualmente dagli avvocati di tutto il Paese in tutti i tipi di casi. È evidente che l'azione legale frivola presentata contro il mio studio è un tentativo aggressivo di intimidire o mettere a tacere me e, in ultima analisi, i miei clienti. […] Dal momento che i nostri sforzi professionali per trovare una soluzione sono ovviamente falliti, renderemo note le lettere di richiesta che abbiamo inviato al momento dell'avvio della causa».

In tutto ciò, come riporta il New York Times, anche la giudice che sta seguendo il caso a New York intende rivalutare la tormentata questione dell’anonimato di “Jane Doe” che era stato concesso sotto forma temporanea e che adesso verrà rivalutato – non si sa come. Come ha precisato l’avvocato Buzbee in un altro post su Instagram che «l'imputato viene in genere informato immediatamente dell'identità della presunta vittima e affronta il caso con tutte le possibilità di difendersi. Procedere in questo modo significa semplicemente che il caso procede con il sopravvissuto al riparo dal pubblico fino al momento del processo». Non di meno l’anonimato delle vittime era diventato anch’esso oggetto di contesa il mese scorso quando alcuni giudici federali avevano respinto le richieste di anonimato nel caso delle molte accusatrici di Diddy e solo due giorni fa una di esse era venuta allo scoperto per far sì che il processo andasse avanti.