Cosa ne sarà dell'eredità di Berlusconi?
L'apertura del testamento sarà un remake tutto italiano di Succession
14 Giugno 2023
A seguito della morte dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di cui si celebrano oggi i funerali di Stato in Piazza Duomo, la vita dei cinque figli (Marina e Pier Silvio, avuti con la prima moglie Carla Elvira Lucia Dall’Oglio, Barbara, Eleonora e Luigi, avuti con la seconda moglie Veronica Lario) sta per trasformarsi in una stagione di Succession. In attesa della lettura del testamento, la posta in ballo è molto alta: un'eredità che Forbes stima intorno ai 6,3 miliardi di euro, comprensiva, tra le altre cose, di 29 proprietà immobiliari tra ville ed appartamenti e il 60% di Fininvest, uno dei più grandi gruppi imprenditoriali italiani con un fatturato di 4 miliardi di euro l’anno e oltre 15 mila dipendenti. Fininvest, fondata nel 1975 da Berlusconi per incorporare inizialmente le sue società edilizie, ha oggi il controllo di varie società quotate in borsa, come MFE (prima nota come Gruppo Mediaset) di cui detiene il 50% delle azioni, Mondadori con il 53,3%, Mediolanum con il 30%, oltre al Monza Calcio, la squadra comprata nel 2018 dopo la vendita dell’AC Milan, e lo storico Teatro Manzoni di Milano. Attraverso un complesso sistema di partecipazioni i figli hanno il 36,7% del gruppo diviso in parti più o meno uguali, mentre il restante era per l'appunto di proprietà di Silvio Berlusconi ed è ad oggi oggetto della successione.
Il Post spiega come il gruppo, interamente della famiglia Berlusconi, sia stato controllato per decenni attraverso un sistema di “22 scatole”: «un complesso intreccio di partecipazioni tra 22 holding finanziarie denominate Holding Italiana Prima, Holding Italiana Seconda e via così. Negli anni questo sistema è stato semplificato e ora di “scatole”, come in gergo vengono chiamate queste società, ne sono rimaste solo sette: la Prima, la Seconda, la Terza e l’Ottava di proprietà diretta di Silvio Berlusconi; la Quarta della figlia Marina; la Quinta del figlio Pier Silvio; la Quattordicesima dei tre figli più piccoli, Barbara, Eleonora e Luigi.» Attraverso queste società i cinque figli hanno circa il 7% di Fininvest a testa con delle leggere ma sostanziali differenze: nello specifico i tre figli minori, Barbara, Eleonora e Luigi il 7,13%, mentre i maggiori, Marina e Pier Silvio, il 7,65%. C’è infatti una sproporzione tra il potere attribuito ai figli nati dal primo matrimonio e i quelli nati dall’unione con Veronica Lario, poiché i primi hanno ruoli dirigenziali importanti all’interno dell’aziende (Marina è presidente di Fininvest e Mondadori e Pier Silvio è amministratore delegato di MFE e consigliere di amministrazione di Fininvest), mentre i minori a confronto rivestono posizioni marginali - Luigi e Barbara a loro volta sono consiglieri di amministrazione di Fininvest, mentre Eleonora non ha alcun ruolo.
Alla luce di questo squilibrio potrebbero opporsi due schieramenti con pesi diversi nella futura gestione del gruppo: i due figli maggiori insieme hanno una quota del 15,3% e i tre figli minori del 21,4%. È possibile che la successione preveda di aggiustare questa disparità a seconda della distribuzione del 60% restante voluta da Berlusconi. Marigia Mangano spiega su Il Sole 24 ore che i vincoli di legge «prevedono che in assenza di coniuge e in presenza di più figli si possa disporre liberamente di una quota pari a un terzo del patrimonio. I restanti due terzi rientrano nella cosiddetta quota di “legittima” e devono essere assegnati agli eredi in parti uguali». Se tale principio fosse applicato, il 40% delle azioni di Fininvest dovrebbe essere spartito in parti uguali tra i cinque figli, mentre la restante parte potrebbe essere destinata a chiunque. Secondo Mangano «se Berlusconi avesse scelto la strada della continuità, riconfermando la fiducia a Marina e Pier Silvio, figure già centrali nell’impero, le quote dei figli più grandi arriverebbero intorno al 25 per cento ciascuno, quanto basta per avere il controllo della holding». A fine mese sarà convocata l’assemblea annuale dei soci per nominare il consiglio di amministrazione che resta in carica un anno, e se finora la composizione del board è stata scelta da Berlusconi, non è detto che con la suddivisione delle azioni resti uguale al passato.