Come sono cambiate le condizioni di lavoro dei rider
E come non sono cambiate
25 Novembre 2022
Un click sullo schermo, la notifica dell'ordine ritirato dal rider e infine la consegna. Un processo istituzionalizzato dalla pandemia, all’apparenza semplice, che nasconde una serie di movimenti di dati, algoritmi e esseri umani. Sebbene le condizioni dei lavoratori del delivery food siano state a più riprese soggetto di polemiche, rivendicazioni sindacali e simbolo di un silente ma palese sfruttamento che nella società occidentale di oggi non può più essere accettato, i progressi nel settore sono lenti e fumosi. Scandit, leader nelle soluzioni di smart data capture, ha condiviso oggi Global Delivery Insight - Driver Views from the Last Mile, un report completo che esamina lo stato del settore delle delivery, basato sulle opinioni di oltre 1.200 delivery driver di 11 Paesi nel mondo, tra cui l’Italia.
La ricerca rivela non solo la trasformazione di un mestiere legato a doppio filo alle nostre abitudini quotidiane, ma un incremento del carico di lavoro e delle pressioni che i driver devono gestire: il 68% ha dichiarato che il volume delle consegne è aumentato negli ultimi cinque anni e che, in media, consegna dieci pacchi all’ora. Un incremento reso ancor più difficoltoso dalle richieste sempre più stringenti dei datori di lavoro: il 71% ha dichiarato di dover completare le consegne in diversi punti, mentre il 66% che ora ci si aspetta che lavorino più velocemente, e il 61% ha riferito di un aumento di nuove attività da dover svolgere. Tra i principali fattori di stress che i driver italiani hanno citato, spiccano il traffico e gli indirizzi inaccessibili (entrambi al 27%) come le maggiori sfide per svolgere il proprio lavoro, insieme ai clienti maleducati (25%) e la presenza di un animale aggressivo nella proprietà (15%). L'elevato volume e l'evoluzione del carico di lavoro sono ulteriormente intensificati dalla carenza di personale e dalle sfide per la retention, con il 42% degli intervistati nel nostro Paese che dichiara che la carenza di personale è aumentata negli ultimi cinque anni. La maggior parte dei driver (71%) ha dichiarato di aver cambiato lavoro negli ultimi due anni, di cui il 52% nell'ultimo anno, cambiamenti di lavoro all'interno del settore stesso, dato che il 76% in Italia aveva precedentemente un lavoro nel settore delle delivery.
Un mestiere appetibile proprio nell'apparente flessibilità che sembra concedere, offrendo opportunità di lavoro e orari compatibili con carriere e attività diverse. Eppure ad oggi, una metropoli senza delivery, sarebbe impensabile. Un sistema di consegne importato dagli States che si ramifica sempre più raggiungendo anche le province più remote, tanto da diventare in breve tempo scontato. E forse proprio per la sua capillare diffusione, è importante concentrarsi sui diritti di coloro che garantiscono un servizio sempre più popolare.