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In centro a Firenze ci sarà un rifugio per i rider

Dovrebbe aprire a fine anno il progetto spinto dalla CGIL con il comune di Firenze

In centro a Firenze ci sarà un rifugio per i rider Dovrebbe aprire a fine anno il progetto spinto dalla CGIL con il comune di Firenze

Il nuovo progetto della CGIL in collaborazione con il comune di Firenze sarà totalmente dedicato ai lavoratori delle piattaforme delivery e si chiamerà “Casa Rider”. Dopo le iniziative nelle città di Napoli e Genova, ora è il turno di Firenze, che per fine anno dovrebbe vedere la nascita del primo posto di stop per i rider. “Casa Rider” non offrirà solo un’area di ristoro con la possibilità di ricaricare i loro dispositivi elettronici, ma avrà anche uno sportello di orientamento dove i rider -  spesso migranti - potranno sapere di più sui loro diritti sul lavoro, avere un aiuto per questioni legali legate al loro status di immigrati, e (dove necessario) lezioni per imparare la lingua italiana. Come dichiarato dalla CGIL fiorentina l’importanza del progetto è nella creazione di «uno spazio di aggregazione, socializzazione e organizzazione per favorire un confronto orizzontale tra i rider, per la rivendicazione di bisogni e diritti.» I progetti per aiutare le condizioni di lavoro dei rider non sono solo un grande step per tutelare la salute dei rider, ma rende sempre più importante la mancata presenza dei diritti sul lavoro nell’Unione Europea per alcune categorie di lavoratori che spesso vengono da background migratorio. 

Per ora, l’unica difficoltà che il progetto sta affrontando è la mancanza di fondi per riuscire a ristrutturare la sede. Data in concessione gratuitamente dal comune di Firenze, ha bisogno di svariati lavori di messa a norma. Attualmente l'obiettivo è riuscire a raccogliere 30.000 euro, che come spiegato sulla pagina ufficiale della campagna crowdfunding verrebbero spartiti per mettere a norma l’impianto elettrico e colonnine di ricarica per le bici, l’installazione dell'impianto di riscaldamento, la revisione dell'impianto idraulico, l’allestimento di una ciclo-officina solidale e l’arredo con posti adeguati al riposo dei rider. La CGIL e partner hanno fatto presente l’importanza di un luogo dove i lavoratori di origine straniera abbiano «la possibilità di mettersi in contatto rapidamente con il sistema dei servizi per poter facilitare la loro integrazione e la loro conoscenza della città e delle possibilità offerte». 

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Il primo progetto legato alla tutela dei rider era nato a Napoli nel 2021, in seguito ha poi ispirato le città de La Spezia, Genova, Livorno, Bologna ed ora Firenze. Le problematiche intorno ai diritti dei rider non toccano solo gli orari e condizioni, ma anche la sfera legale intorno a questa categoria di lavoratori. In Italia, ci sono all’incirca 700 mila rider attivi, che però non vengono considerati dipendenti dei grandi nomi del delivery, facendo sì che questa categoria non possa avere giorni di ferie e malattia e contributi. Con l’aumento di questa classe di lavoratori però stiamo vedendo sempre più attenzione da parte dei governi su questo topic. Già ad aprile scorso il Parlamento Europeo aveva deciso di adottare la Direttiva Platform Work, che mira a garantire una corretta classificazione dello status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme ed a regolamentare l’uso degli algoritmi sul posto di lavoro. Una volta che la Direttiva passerà al Consiglio Europeo, gli stati avranno due anni per incorporare le previsioni della direttiva nelle legislazioni territoriali. Aspettando questi step importanti, si spera che a Roma e Milano, presto possano essere creati posti di ristoro per i rider, soprattutto con l’arrivo del freddo invernale.