L'improbabile ritorno del gilet Y2K
Da dove viene il boom di gilet visti nella scorsa stagione
21 Maggio 2024
Chiunque abbia attraversato l’adolescenza nel 2006 si ricorda che nel settembre di quell’anno uscì l’album FutureSex/LoveSounds di Justin Timberlake. Dal settembre di quell’anno fino più o meno al marzo del 2008, quando uscì 4 Minutes, Timberlake e il suo look tennero l’immaginazione di una generazione di adolescenti in una presa di ferro: completi a tre pezzi; combo semi-formali di camicia e sneaker; le cravatte, i fedora e soprattutto i gilet. Lo stylist responsabile della trasformazione di Timberlake era, allora, l’ex-direttore di Elle, Joe Dee, responsabile tra gli altri dei look di Johnny Depp e Lenny Kravitz che non a caso, all’epoca, non si allontanavano dall’aria semi-formale, vagamente ispirata ad Al Capone. «Le cravatte e gli abiti attillati provengono da Dior Homme, Saint Laurent - che Timberlake indossa spesso - e Gucci, quindi abbiamo mescolato i jeans o i pantaloni skinny e abbiamo aggiunto i gilet vintage, i fedora e tutte queste cose. Alla fine, è un ragazzo elegante che sa come dare il suo tocco personale», disse una volta Zee al LA Times. Ma ogni celebrità passa alla storia per qualcosa e il gilet da completo fu l’accessorio che rimase stampato nelle menti di tutti – insieme al fedora e alla cravatta allentata indossata a mo’ di collana. Come fanno notare da Dee, i gilet non erano sempre parte dei look “brandizzati” e la loro presenza rispondeva a sia a una breve infatuazione che l’industria dello spettacolo ebbe con gli anni ‘20/’30 (fu anche l’epoca di Back to Basics di Christina Aguilera e American Gangster di Jay-Z, ma anche film come Chicago e The Aviator, ad esempio) sia che un tentativo di inconsapevole mediazione tra lo stile hip-hop anni ’90 e l’eclettico guardaroba Indie Sleaze dell’epoca.
Oggi, specialmente per gli uomini cresciuti in quegli anni, la fase del gilet è un inevitabile episodio della propria adolescenza ed è considerata anche abbastanza cringe – diversamente succede per il womanswear dove invece sia all’epoca che oggi il gilet è rimasto un accessorio forse poco frequentato ma con un deciso appeal rock. Sia come sia, nelle ultime due stagioni della moda il gilet pare tornato: se non nella sua versione tre pezzi come visto ampiamente sulle passerelle di Armani e Tom Ford, sicuramente in una nuova versione più direttamente ispirata all’indimenticabile stile esemplificato da Kate Moss nel 2005, quando si presentò al Glastonbury Festival insieme a Pete Doherty indossando dei micro-short, enormi stivali Wellington per difendersi dal fango e un gilet indossato come una specie di canotta abbottonata. Il look risultò così memorabile che per la SS20 di Saint Laurent ne apparve una “replica” in passerella indosso a Kaia Gerber – ma l’interpretazione data da Kate Moss fu anche la più essenziale di una gilet-mania che non prese d’assalto solo la scena underground ma anche i red carpet, con il gilet apparso indosso alle party-girl del decennio come Paris Hilton, Lindsay Lohan, Mischa Barton, Olivia Palermo, Nicole Richie e anche la proto-internet celebrity Corey Kennedy. Per gli uomini le cose furono più difficili, diciamo così: l’uniforme adottata da star come Pharrell, Usher, 50 Cent ma anche LeBron James o Zac Efron, Johnny Depp o Chad Michael Murray.
Lo stile, per la verità, si adattava a quel misto di estetiche boho-chic, disco e indie per il womanswear e al nuovo look metrosexual che molti uomini coltivavano essendo quella la fase in cui mainstream e underground si erano scontrati. A unire la presenza del gilet nei guardaroba maschili e femminili c’era una tendenza al “dressing-up” che si manifestò non tanto con una rivoluzione della silhouette dominante ma con l’aggiunta di tocchi formali di rappresentanza su look apertamente moderni. È chiaro che qui il womanswear aveva parecchio più spazio di manovra rispetto al menswear dove infatti il vest si appiattì su due look relativamente opinabili ma oggi dotati di un certo nostalgico fascino: abbinato a una t-shirt bianca, come si vedeva per le star più giovani e vicine al mondo teen; abbinato a camicia e cravatta. In entrambi i casi lo si indossava sopra i jeans che però, nell’atmosfera di generale grossolanità in cui si muoveva lo styling dell’epoca gli accessori erano spesso casuali, le scarpe incogrue, le proporzioni sconclusionate, le vestibilità mal concepite.
Oggi, per fortuna, il vest pare tornato in una forma più disciplinata ed efficace: indossato da solo o sopra un layer monocromo da Loewe e Ann Demeulemeester; reintegrato in outfit più completi da Magliano, Armani e anche Enfants Riches Déprimés ma soprattutto, e ancora meglio, trasformato in abito-guêpière da Moschino, in capospalla da Sacai ma anche in stampa trompe-l'œil da Balmain. Le migliori, però, nella loro semplicità, rimangono Bella Hadid e Jennifer Lawrence che lo indossano come faceva Kate Moss tanti anni fa. L’unica regola da ricordarsi sempre, però, è quella di evitarne la versione in gessato, se non volete sembrare un banchiere del vecchio West.