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Back Where We Started From Goes Punk. Issue #1 Vivienne Westwood

Back Where We Started From Goes Punk. Issue #1 Vivienne Westwood

Amando la moda, odiando gli odierni copia incolla dei troppi aspiranti senza arte né parte, ecco una lezione di vita che ci viene dalle nostre spalle, troppo spesso dimenticate e dissacrate…..
Thank God They Were Punk…

Siamo nel 1971, al 430 di King's Road, Vivienne Westwood fonda con Malcom McLaren, il negozio simbolo del punk inglese: "Let it Rock", dando così il via ad un meraviglioso “C’era una volta…”
Il Punk era una reazione forte contro le vecchie generazioni, considerate oppressive ed antiquate e la Westwood stessa, contribuì alla nascita di un'estetica che porta uno stile subculturale a diventare un fenomeno estetico globale.
Tuttavia, sarebbe semplicistico ridurre la responsabilità del fenomeno solo alla Westwood e al suo socio di allora, Malcolm McClaren, benché molto del loro lavoro si concentrasse proprio sull'energia e le tendenze iconoclastiche del movimento.

Gli albori arrivano dalla New York degli anni 70, dove gruppi rock quali “New York Dolls” ed il performer Richard Hell, stavano rompendo tutte le barriere borghesi nel malfamato e storico club del proto-punk, “Max”. Sarà proprio a New York che verrà coniato e utilizzato per la prima volta il termine PUNK e dove Malcolm McLaren ha colto ed importato in patria la nuova onda….
Vivienne Westwood, maestra senza precedenza, nel sodalizio con McLaren, ha reso manifesta la loro univoca visione del punk attraverso le sue creazioni. Il terribile duo irrompe sulla scena londinese, presentando uno stile liberamente ispirato al rock n roll degli anni '50 e alla subcultura dei teddy boys.  Nel 1972, decidono poi di cambiare nome al negozio in “Too Fast to Live, Too Young to Die” e ne stravolgono completamente il genere per dare risalto allo stile rocker-biker dell'attore Marlon Brando.  Nel 1974 nuova rivoluzione per riflettere le nuove tattiche di McLaren, sulla buona via per divenire il celebre manager dei Sex Pistols.
E’ l’epoca di “Sex”, e la vendita si ispira al sado-masochismo: latex, lacci, spille da balia, lamette, catene di bicicletta e collari a punte metalliche, a cui viene accostato il classicismo del tartan inglese…il risultato è disarmante…
Due anni dopo i Sex Pistols si manifestano figli del duo McLaren Westwood e, nel loro primo concerto del 1976, indossano abiti provenienti dal negozio al 430 di Kings Road, che nel frattempo ha cambiato nuovamente nome in “Seditonaries”. I vestiti prodotti sono la manifestazione ed il culmine del punto di vista della Westwood, costellati di slogan,contaminazioni punk e sadomaso, un inno alla decostruzione come cultura del rifiuto…Un po' come il movimento Dada, che aveva provato a distruggere l'istituzione dell'arte, così i punk hanno sempre spinto sulla distruzione dell'istituzione stessa del concetto di fashion. Lo sguardo del punk è associato a vestiti che sono stati distrutti, o che sono stati rimessi insieme: capovolti, non finiti, o deteriorati.


Il famigerato negozio era il centro della scena del mondo punk, la moda della Westwood si faceva simbolo e mezzo di sovversione, sfornando veri e propri oggetti di "culto", come le strettissime giacche di pelle, i pantaloni con cerniere e borchie o gli aderentissimi modelli a sigaretta in lurex per gli uomini, accompagnati da abiti in gomma.
Una miscela di suggestioni di vario tipo, dal sadomaso, alle decorazioni naziste, fino ai vestiti che ricordano lo stile delle infermiere. Ogni abito è come un gesto politico: ha la funzione di scardinare i tabù e i valori delle vecchie generazioni.
L'atteggiamento di “do-it-yourself” del punk era un prodotto unico di un periodo storico e socioculturale talmente particolare che sarebbe incomprensibile se sradicato dal suo contesto di origine, proprio perché,anche esso,è frutto di una realtà che vorrebbe invece rifiutare. E’ come se Vivienne Westwood avesse portato in superficie un movimento ed un fermento che scalpitava al di sotto della società e che non riusciva ad esplodere, dandogli dignità, facendo rientrare la sfera del punk nel mondo dell’Inghilterra degli anni settanta prima, e nel tempio della moda poi.
Un piccolo universo venuto al mondo per salvare la regina….God Save The Queen…