La nipote di Vivienne Westwood lascia il brand e accusa il CEO Carlo D'Amario
«Il mio ruolo all'interno dell'azienda è diventato insostenibile»
23 Ottobre 2024
Cora Corré, nipote della designer inglese Vivienne Westwood, modella e attivista che ha lavorato per anni all’azienda della nonna, ha lasciato il brand per dedicarsi interamente alla Vivienne Foundation. Corré - che è figlia di Joe Corré, il figlio di Westwood e dell’ex Malcolm McLaren - ha condiviso in un post su Instagram la notizia delle sue dimissioni aggiungendo un commento nei confronti della direzione dell’azienda: «C'è stata molta confusione sul mio attuale ruolo all'interno dell'azienda Vivienne Westwood. Sebbene l'azienda porti il nome di mia nonna, al momento non mi sembra che rispecchi i suoi valori. Vivienne mi ha insegnato a lottare sempre per ciò che è giusto e io voglio rimanere fedele a questo principio. Nel 2019 ha creato la Foundation per portare avanti il suo attivismo al di fuori dei vincoli imposti dall'amministratore delegato dell’azienda. A causa della rottura dei rapporti tra l'azienda Vivienne Westwood e la Vivienne Foundation, il mio ruolo all'interno dell'azienda è diventato insostenibile. In futuro, concentrerò le mie energie per onorare l'eredità di mia nonna attraverso la Vivienne Foundation e continuare il lavoro che era così importante per lei.»
La controversia che ora coinvolge Corré, Vivienne Westwood, la Vivienne Foundation e il CEO Carlo D'Amario in realtà è iniziata un mese fa, quando, dopo l’uscita della collaborazione del brand con Palace, la no-profit ha espresso la propria preoccupazione nei confronti del futuro del marchio, condividendo in un comunicato che i valori per cui si è sempre battuta la designer - la fondazione è nata prima che decedesse con lo scopo di difendere i diritti umani, protestare contro il capitalismo, la guerra, e cercare di frenare il cambiamento climatico - non vengono rispettati dalla direzione del brand. Nella nota, la Vivienne Foundation sostiene che la capsule sia stata realizzata «senza che il brand consultasse la fondazione», nonostante la designer abbia trasferito tutti i tutti i suoi diritti creativi e di proprietà alla no-profit, anche quelli precedenti al 1993. «Questo dimostra una palese mancanza di rispetto per i desideri di Vivienne, per la sua eredità e per la Fondazione», legge il comunicato, concludendo il testo con l’augurio che «tutte le parti rispettino i desideri di Vivienne per il futuro».
A due anni dalla scomparsa di Vivienne Westwood, la direzione del CEO Carlo d’Amario sta venendo messa in discussione proprio dalla nipote della designer. Secondo quanto riportato dal Times, c'è altro oltre al post di Corrè su Instagram. In una lettera a tutto lo staff dell’azienda, la 27enne avrebbe chiesto la rimozione di D’Amario (che è entrato in azienda nel 1986) dall’azienda, sostenendo che l’amministratore delegato stia vanificando tutti gli impegni umanitari sostenuti da Westwood negli anni. «Negli anni precedenti alla morte di mia nonna, lei era profondamente insoddisfatta del modo in cui l'azienda veniva gestita - dice la lettera, riportata sul Times - Era suo desiderio che D'Amario fosse rimosso e che l'azienda fosse gestita in modo da rispettare i suoi valori». Nella lettera, Corré afferma persino che negli ultimi anni di vita della nonna, D’Amario la maltrattava e che l’amministratore delegato ha cercato di mettere i bastoni tra le ruote alle iniziative benefiche della fondazione. Adesso, Corrè coprirà solamente il ruolo di Campaign e Project Manager per la Vivienne Foundation.