Custom e sostenibilità presentati a Pitti da Baracuta
Brunch e il Live Painting di C.J. Pidloan per svelare la nuova collaborazione con Atelier & Repairs
13 Giugno 2019
Any Okolie
In occasione di Pitti Immagine Uomo 96 Baracuta ha svelato a buyer e addetti ai lavori i suoi ultimi progetti, indirizzati a ridare una nuova immagine al brand nato a Manchester nel 1937, anno in cui venne realizzata la prima Harrington Jacket. Un'icona che ha connotato capitoli importanti della storia cinematografica e artistica, ma anche le abitudini di studenti di alto rango delle università americane e ribelli delle subculture europee di metà '900.
Proprio la G9 è al centro dell'evento allestito al padiglione WP di Firenze, in cui l'artista C.J.Pidloan si è esibito in una performance di live painting utilizzando come tela le giacche simbolo del gusto e della storia di Baracuta. I modelli della nuova collezione per l'occasione sono stati personalizzati con le iniziali di alcuni ospiti, modificando il logo del brand fondato dai fratelli John e Isaac Miller.
Il filo conduttore della manifestazione, in linea con gli obiettivi delle ultime stagioni, è stato quello di reinterpretare un'icona della moda, aggiungendo un tocco di modernità al CasualCore di Baracuta.
In linea con questi obiettivi anche la collaborazione con Atelier & Repairs, il brand che sta reinterpretando i codici della moda e dello streetwear seguendo una mission molto decisa "0% production. 100% transformation". L'aim di Atelier & Repair è quello di guidare il fashion system verso valori più etici, collegando creatività e sostenibilità con uno stile che fin dalle sue origini ha anticipato il successo del custom degli ultimi anni. Maurizio Donadi - founder del brand - durante l'evento ci ha raccontato dell'importanza di un approccio sostenibile e della difficoltà nel reinterpretare un pezzo di storia dell'abbigliamento come la Harrington Jacket di Baracuta.
#1 Come nasce la collaborazione con Baracuta?
La sostenibilità non è un trend, ma bensì una missione. La sostenibilità è un trend per quelle aziende che hanno finito le idee e che si aggrappano a grandi movimenti sociali per farne delle campagne marketing. Povertà creativa, la chiamerei. Ma più che sostenibilità parlerei di responsabilità sociale, dato che l’industria dell’abbigliamento è la seconda fonte di inquinamento al mondo dopo il petrolio.
Difficile rispondere dato che il trend “custom” è sempre esistito come forma di personalizzazzione (dalle auto alle scarpe, ecc. ecc.) mentre la produzione circolare è diventata l’unica forma industriale e filosofica sana per continuare a vivere in sintonia con la natura e con il nostro prossimo.