Westworld's Anatomy
Tutte le ispirazioni dietro la serie
03 Novembre 2016
Sono bastate un paio di puntate per gridare al capolavoro. Lo hanno definito il nuovo Games of Thrones, ma anche "un'oscura odissea sull'alba della coscienza artificiale e sul futuro del peccato."
Di cosa stiamo parlando? Ovviamente di Westworld, la serie tv HBO creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy e prodotta da JJ Abrams.
Il progetto, basato sull'omonimo film scritto e diretto da Michael Crichton nel 1973, nel quale per la prima volta è stato usato il termine "virus informatico", è uno sci-fi western pieno di citazioni, omaggi e riferimenti. Tra gli episodi trasmessi fino ad ora (in Italia da Sky Atlantic) si vede l'eco di cult come Blade Runner e Battlestar Galactica, di Asimov e Dick o di videogames come Grand Theft Auto e Bioshock.
Lo show si articola su un'architettura imponente, spesso labirintica, disseminata di indizi, domande e rimandi, che insieme delineano una trama complessa, quasi un viaggio attraverso sesso e violenza tra gli istinti e i desideri degli esseri umani, ma anche una riflessione su ciò che consideriamo intrattenimento e sul concetto stesso di umanità.
Un budget di oltre 100 milioni di dollari e un cast stellare con, tra gli altri, Anthony Hopkins, Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Ed Harris e James Marsden insieme ad una sceneggiatura tesa, avvincente ed imprevedibile sono le premesse di un successo annunciato.
La storia di Westworld? Futuro. In un parco a tema western, una popolazione di androidi (gli “hosts”), creata e comandata dal programmatore Bernard Lowe (Jeffrey Wright) e dal fondatore Dr. Robert Ford (Anthony Hopkins), si piega al volere ed ai desideri degli ospiti (i “newcomer”) giunti nella città di Sweetwater per vivere un'avventura senza limiti. Qui le persone, tra sesso e morte, danno sfogo ai loro peggiori istinti, mentre i robot come Dolores (Evan Rachel Wood) e Teddy (James Marsden) continuano a vivere sempre lo stesso giorno (come nel film Groundhog Day) nell’illusione perfetta di un vecchio West ricalcato sulle pellicole di Sergio Leone e l'immaginario tipico dell'Ovest degli Stati Uniti a metà Ottocento, ignari della loro condizione di non umani.
Fino a quando questo ecosistema artificiale si incrina...
FEEL LIKE: Leonardo da Vinci, Hieronymus Bosch
Westworld è più di una serie tv. È un lungometraggio a puntate che nasconde al suo interno un intricato labirinto di citazioni, influenze, ispirazioni tra letteratura, videogiochi, musica ed arte.
È chiaro fin dalle prime immagini l'omaggio a Leonardo da Vinci, in particolare ai suoi schizzi. L'Uomo Vitruviano, rappresentazione dell’uomo con le sue proporzioni ideali, diventa la base perfetta per l'apparecchio 3D dal quale nascono gli androidi, rielaborazione migliorata della figura umana.
Se il genio toscano si reincarna nel dottor Robert Ford, che, come Da Vinci, non solo plasma gli hosts, ma crede di fare arte, allargando sempre più i confini del possibile, il lavoro di Hieronymus Bosch invade l'ecosistema artificiale del parco trasformandolo in un futuristico "Il Giardino delle Delizie".
Il famoso trittico del "pittore del Diavolo" (soprannome dato all'artista olandese per le sue tele piene di dettagli da incubo) con le scene del paradiso pieno di delizie terrene, figure nude, animali fantastici e piante rigogliose che pian piano si trasfigurano diventando inferno è lo specchio del mondo dei robot, un caos apocalittico creato per soddisfare qualsiasi desiderio, anche il più torbido, degli ospiti.
Il parallelo con Bosch è così palese da meritare una citazione nel secondo episodio. Verso la fine di "Chestnut", Lee Sizemore (Simon Quarterman), il direttore narrativo di Westworld, presentando la sua nuova storyline, un'avventura grandiosa dove i visitatori affronteranno orde di nativi americani, la definisce così terrificante da far sembrare “Hieronymus Bosch uno che scarabocchiava gattini” e continua “Ho la vivisezione, auto-cannibalismo, un livello speciale, qualcosa che io chiamo il "Horroborous". Non voglio essere immodesto, ma questo è l'apice di ciò che il parco può offrire. Orrore. Storia d'amore. Eccitazione”.
DRESS LIKE: Balmain
Per la costumista Ane Crabtree Westworld ha rappresentato una sfida unica. La donna, famosa per aver lavorato in serie come Master of Sex e Justified, questa volta ha dovuto progettare il guardaroba di un futuro distopico in stile western, oltre all'abbigliamento moderno per il personale del parco e per Ford, sempre in panciotto e orologio da taschino, che, come un ponte tra passato e presente, col suo look riflette ciò che sta accadendo all'interno di Westworld.
Crabtree ha trovato l'ispirazione nel movimento tedesco della Bauhaus e nelle collezione anni '90 di Prada, Calvin Klein e Donna Karan per lo staff, mentre per gli altri nella nostalgica visione americana del selvaggio West, negli spaghetti western di Sergio Leone e nella recente corrente che ha lei stessa ha definito "Victoriana meets Western gunslinger" vista nelle sfilate di Stella McCartney, Chloé, Marni, Valentino, Balmain o Ralph Lauren.
L'ostacolo maggiore? Reperire i tessuti. Quando ciò non è stato possibile la designer è stata costretta a ricrearli usando stampanti 3D. Questa tecnica è stata fondamentale ad esempio per realizzare il vestito azzurro di Dolores, per molti una citazione di Alice nel Paese delle Meraviglie.
THINK LIKE: William Shakespeare
Se si parla di robot e sci-fi subito si pensa ad autori come Isaac Asimov e Philip Dick, ma, sebbene senza le loro opere probabilmente Westworld non sarebbe esistito, lo scrittore più citato nella serie è William Shakespeare.
Peter Abernathy (Louis Herthum), il padre di Dolores, recita spesso versi del bardo, ricordo residuo di una sua vita precedente in cui era un professore. Bisbiglia a sua figlia "these violent delights have violent ends", una frase presa da Romeo e Giulietta, ma anche "Hell is empty and all the devils are here" da La Tempesta, mentre nel finale del primo episodio parlando col Dr Ford mescola parti di King Lear ("When we are born, we cry that we are come / To this great stage of fools", "I will have such revenges on you both. What they are yet I know not, but they shall be the terrors of the earth"), dell’Enrico IV ("by most mechanical and dirty hand") e un verso di Gertrude Stein "rose is a rose is a rose", riferimento a Giulietta e all'idea per anche cambiando nome non cambia quello che siamo.
SOUND LIKE: The Rolling Stones’ Paint it Black
La colonna sonora di Westworld è curata da Ramin Djawadis, lo stesso di Prison Break, Person of Interest o Games of Thrones.
Le sue musiche sono il valore aggiunto di una serie emozionante, la gemma che fa brillare ancora di più le scene già piene di pathos. “Lo show ha un'atmosfera anacronistica. E' un parco tematico western e tuttavia ci sono dei robot, quindi perché non avere canzoni moderne? Ed è essa stessa una metafora, inserita nella tematica generale dello show” spiega il compositore.
Così dal piano del saloon escono le note di Ain’t No Grave di Johnny Cash, Black Hole Sun dei Soundgarden, No Surprises dei Radiohead o Paint it Black dei Rolling Stones, che accompagna la spettacolare entrata della banda di Hector Escaton (Rodrigo Santoro), un'ombra scura che avvolge la città tra proiettili e sangue.
TASTE LIKE: Milk
LOVE LIKE: Una televisione che fa pensare e che intrattiene, anche se esamina il lato più oscuro dell’intrattenimento
"It’s not television, it’s HBO".
Così recita lo slogan del canale televisivo che trasmette Westworld, da sempre garanzia di prodotti di qualità mai banali, e lo stesso vale per questa nuova serie.
Lo show travalica i confini del mero progetto tv diventando, come ha scritto sul Los Angeles Times Mary McNamara, una delle più stimate critiche televisive americane vincitrice del Pulitzer nel 2015, “un grandioso affresco a più strati di azione e inattesa analisi psicologica, reso ipnotico dai creatori Jonathan Nolan e Lisa Joy. [...] Non è solo televisione di qualità, è una televisione intensa, che fa pensare e che intrattiene, anche se esamina il lato più oscuro dell’intrattenimento”.
Tutto nelle puntate viste fino ad ora, in tutto 10 nella prima stagione, funziona. Gli attori sono tutti bravissimi dal veterano Anthony Hopkins alla giovane Evan Rachel Wood, perfetta nel dare corpo al robot che diventa umano. Nolan con talento trasforma una storia nella quale gli hosts acquisiscono umanità in una che racconta come gli uomini abbiano perso la propria. Le musiche, famosi brani rock di Soundgarden, Radiohead e Rolling Stones, sono il twist di una serie quasi perfetta.