From Asia with love - Bali
Julia Roberts appeared to me
12 Marzo 2013
Bali Ngurah Rai International Airport, anche conosciuto come Denpasar.
In volo, e la notte precedente in Hong Kong, mi ero soffermato a fantasticare su quell' isola da sogno, paradiso naturale dove vigono strane leggi , una in particolare: “Nessun edificio potrà essere più alto delle palme da cocco”. Ma appena fuori dall’aeroporto mi accorgo di non trovarmi nel luogo dove anche le leggi sembrano ispirate alle favole, salgo sulla jeep, Tanuk, la copia di Bryan boy senza Prada a tracolla, mi guida verso il resort, l'indonesia è ben lontana dalla visione che mi era stata fornita da Julia Roberts in “ mangia, prega, ama”.
Una lunga autostrada di cemento collega l' aereoporto al resto di quella che a noi “civilizzati” piace definire “civiltà” e le coste dove ancora sopravvive Bali. Se fosse un racconto probabilmente Il sentiero dorato di Dorothy, sarebbe ribatezzato “sentiero asfaltato”. La città di Smeraldo, il colore dell'isola, dove è finita?Il termine più esatto per descrivere i centri abitati è “corruzione”, non quella di cui siamo esperti noi in Italia ma, corruzione , corruzione del paesaggio. Denpasar, Ubud e le altre città che stringono e delimitano gli ultimi lembi di quel paradiso che nella mia scala di valori definirei come “molto Julia”, sono caotiche strade ispirate all’ India, a Mumbay. L' immagine emblematica è quella che mi risveglia sulla sdraio. Una delle innumerevoli turiste russe che occupano quasi per la maggioranza l'isola, dopo aver fagocitato l'ennesimo pacchetto di patatine, lascia scappare via nel vento la busta di plastica; dopo essersi accertata, torcendo solo il capo che nessuno alla sua destra e alla sua sinistra l'abbia avvistata, lascia che la busta anneghi nelle acque, continuando quel processo di In-julificazione. Mentre centinaia di donne approdano sull' isola per trovare se stesse, l'amore o magari scrivere un libro "originale", io seguo itinerari altrettanto "originali", la visita alla foresta delle scimmie, dove un cucciolo gioca con una delle tante bottiglie di plastica lanciate dai visitatori; il centro di Ubud, dove il made in china si spinge oltre ogni immaginazione; una cena sulla spiaggia, dove 20 ristoranti tutti uguali sono pronti ad offrire sempre lo stesso menù di pesce, allo stesso prezzo, la fantastica zona con vista sul vulcano arroccata sulle risaie con fastfood annesso, all u can eat 100.000 Rupie Indonesiane (7,90 euro) ... tutto molto poco Julia. Fatta eccezione per la zona dei Resort a 5 stelle di Nusa Dua, per adesso Bali è lontana dalle mie aspettative.
Così decido di affittare una jeep e avventurarmi liberamente lungo la costa Est. Dopo aver superato Sanur, il palazzo reale di Klungkung, i paesaggi iniziano a diventare sempre più Julia, campi sterminati di un verde intenso sono coltivati a riso e cavoli, cascate e angoli di paradiso si sostituiscono alle case, ai KFC e ai Mac Donald del centro città. Ad un certo punto l'apparizione “JULIA'S BEACH”, un piccolo cartello indica un piccolo viottolo non cementato all'interno della giungla.
Piombando di nuovo in un racconto, un cartone Disney, al bivio tra “civiltà” e natura incontaminata, strada dove gli uccellini cinguettano e viottolo tetro celato dai rovi, decido di abbandonare quella civiltà che ora tanto disprezzo, riesco quasi a sentire la voce di lei, “Julia“, è lì proprio ad un passo da me.
Percorro strade dissestate, attendo che un branco di vacche attraversino la strada e la visione di tante istantanee che prendono spunto dal colorato spettacolo della natura mi trasportano nel colorato universo dell’anima della Bali che avevo sognato. L'eccitazione è fortissima, non so, come vedere Mcqueen tornare in passerella e ripulire i bozzetti di Sara Burton. Una spiaggia bianco perla , contaminata solo da tracce di sabbia nera vulcanica, acque turchesi che fanno strizzare gli occhi, un unica piccola struttura in bambù che serve pesce alla griglia, Coca cola e Cocco. Uccelli, scimmie , scoiattoli e rettili vivono liberi, alberi che crescono fino al mare ed un quieto silenzio che finalmente mi da il benvenuto.
Ah, quel giorno raccolsi la carta della turista. Un piccolo angolo, su una piccola isola e un gesto altrettanto piccolo. Pareggio, palla al centro.