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Quanto ci manca Anthony Bourdain

Abbastanza da ispirare una nuova biopic firmata A24

Quanto ci manca Anthony Bourdain Abbastanza da ispirare una nuova biopic firmata A24

«Enthusiast. Frequent flyer. Used to cook for a living». Questa la frase che Anthony Bourdain utilizza per autodescriversi nella biografia del suo profilo Instagram. L’ultimo aggiornamento che abbiamo del cuoco sul social è fermo al 4 giugno 2018, un piatto di carne rossa, crauti e patate geocalizzato in Alsazia, Francia. Come sappiamo, quattro giorni più tardi la vita del cuoco si è tragicamente interrotta nella sua camera d’albergo a di Kaysersberg, vicino a Colmar, un evento che ha lasciato l’amaro in bocca a chiunque abbia mai conosciuto Bourdain, le sue avventure, la libertà e l’apertura mentale con cui affrontava il mondo e ciò che aveva da offrire. Se la vita di Anthony Bourdain continua a rimanere un esempio a distanza di anni - le clip che lo ritraggono in giro per il mondo ripostate e celebrate online, i suoi libri prestati di generazione in generazione - il merito è sicuramente della sua eccezionalità, con l'unico difetto che in quanto fantastica rischia di finire nelle mani sbagliate. Secondo quanto riportato da Deadline, la casa cinematografica indipendente A24 (autore di Priscilla e di Amy) starebbe per acquistare i diritti di Tony, una biopic sul cuoco che verrebbe interpretato da Dominic Sessa, giovane star di The Holdovers. Non sono stati rivelati ulteriori dettagli sulla sceneggiatura (scritta da Lou Howe e Todd Bartels), perciò non possiamo sapere quali saranno le vicende chiave della storia. Ciò che è certo è che sarà complesso riassumere in poche ore la storia di una personalità complessa come quella di Bourdain. Dalla tossicodipendenza alla controversa storia con Asia Argento, sostenuta durante le accuse lanciate a Harvey Weinstein, la vita privata del cuoco è stata movimentata quanto quella professionale.

Newyorchese doc, figlio di un’editor del New York Times e un venditore di fotocamere, Anthony Bourdain ha cominciato ad appassionarsi di cucina in vacanza in Francia (paese d’origine dei nonni paterni), dopo aver provato un’ostrica su un peschereccio (celeberrima la frase "I blame my first oyster"). Prima di diplomarsi all’Instituto Culinario d’America ha lavorato in alcuni ristoranti di pesce, per poi finire ai fornelli presso locali come Supper Club, One Fifth Avenue e Sullivan’s e diventare capo chef a Les Halles. Alcuni dei suoi articoli cominciano a venire pubblicati da una piccola rivista cartacea negli anni ’80, mentre il suo primo libro Bone in the Throat viene pubblicato nel 1995. Come la sua seconda uscita, Gone Bamboo, nessuno dei suoi primi progetti letterari riscuote successo: per quello, dovrà aspettare il nuovo millennio e l’illuminazione da cui decollerà la sua carriera, Kitchen Confidential. Nel libro, che racconta in maniera cruda tutti gli aspetti meno piacevoli della ristorazione, Bourdain mette a nudo un mondo che fino a quegli anni era rimasto pressoché inesplorato dai grandi media. Nel pluri-best seller racconta aspetti intimi di se stesso, come le dipendenze a cui ha dovuto cedere per riuscire a sostentare i ritmi in cucina, ma anche dei ristoranti, mettendo in guardia i lettori dall’ordinare il pesce il lunedì mattina poiché potrebbe essere meno fresco. 

@throughfin Anthony Bourdain. Curated by Fin. #throughfin #anthonybourdain #inspiration original sound - throughfin

Mentre continuava a scrivere un best seller dopo l’altro, da A Cook’s Tour alla raccolta The Nasy Bits, la popolarità attorno alla figura di Bourdain cresceva, alimentata dai successi letterari così come dalla “fame” di televisione del pubblico dei primi anni 2000. Su Food Network si poteva seguire Bourdain in giro per il mondo mentre provava i piatti tradizionali di culture diverse, un concetto tradotto dopo poco su Travel Channel con il titolo di No Reservations. Le esperienze narrate in prima persona da Bourdain in tv sono a dir poco eccezionali: nel 2006, mentre stava lavorando a Beirut, il cuoco e la sua crew si sono ritrovati costretti a evacuare il Paese poiché era scoppiato il conflitto tra Israele e Libano. Nel 2013, dopo aver lasciato Travel Channel («Il network ha realizzato uno spot con me che pubblicizzavo un prodotto e non si è nemmeno preoccupato di chiedermi di farlo», scrive in un blog post esplicativo titolato Fighting Mad), Bourdain collabora con la CNN per Parts Unknown, uno show in cui il cuoco esplora alcuni stati di cui non aveva mai assaggiato i piatti. Anche in questo caso, alcuni episodi sono rimasti nella storia, come quello in cui ha mangiato assieme a Barack Obama in un ristorante di Hanoi, Vietnam - il locale ha conservato il tavolo e i piatti utilizzati dai due in una teca di vetro. 

Oltre alla quantità esaustiva di progetti a cui ha lavorato Bourdain nel corso della sua carriera, alla straordinarietà delle esperienze di cui è stato protagonista, ciò che rende il lavoro di Bourdain un diamante grezzo destinato a brillare è la completa onestà a cui è sempre rimasto fedele. Come dimostra l’abbandono da Travel Channel non appena si è sentito “mercificato”, il cuoco è sempre rimasto in guardia dalla piena commercialità televisiva, è riuscito a diventare una celebrity pur stando alla larga da tutto ciò che ne sarebbe potuto derivare: non si trattava snobismo, ma di totale dedizione al lavoro e al pubblico. Criticava apertamente gli chef-star del tempo, lanciava provocazioni ai vegetariani e ai vegani occidentali sostenendo che si preoccupassero di un «lusso del primo mondo». Nei suoi libri e nei suoi programmi c’era tutto, dai suoi problemi personali ai piatti più stravaganti al mondo salvo le “marchettate” di cui sopra. L’eredità che Bourdain ci ha lasciato è in fondo una lezione di filosofia, più che di cucina. Come scrive in Kitchen Confidential:

«Vogliamo davvero viaggiare in papamobili ermeticamente sigillate attraverso le province rurali della Francia, del Messico e dell'Estremo Oriente, mangiando solo negli Hard Rock Café e nei McDonalds? O vogliamo mangiare senza paura, divorando lo stufato locale, la carne misteriosa della taqueria, il dono sinceramente offerto di una testa di pesce leggermente grigliata? Io so cosa voglio. Voglio tutto. Voglio provare tutto una volta»