La rappresentazione dei teenager nella pop culture
Da Breakfast Club a Euphoria, come i media hanno plasmato la nostra concezione della gioventù
14 Febbraio 2022
Era il giugno 1945 – poche settimane prima dello scoppio di Hiroshima e Nagasaki – quando il New York Times titolava trionfante “i teenager sono un’invenzione americana”. Ad oggi il concetto di teenager è talmente connaturato nel nostro modo di pensare che sembra strano immaginare che il termine non sia sempre esistito o che sia stato persino “inventato”, eppure, l’adolescenza intesa come categoria caratterizzata da abiti, gusti, idoli ed ideali peculiari va al di là del semplice concetto di "fase della vita". Dall'era vittoriana sino alla generazione Tiktok, in ciascuna decade i teenager hanno sviluppato un modo di vestire che reagiva ai cambiamenti sociali, fino a quando l'avvento dei media e la frammentarietà del post moderno non hanno portato a quel susseguirsi frenetico di trend che sembra ora collassare su sé stesso. Ma cosa sono esattamente i giovani? E come vengono rappresentati?
Durante l'era vittoriana, con il graduale aumento della produzione in serie nascono i trend come li conosciamo oggi, mentre negli anni '20 il boom economico americano assicura un mercato giovanile in erba. Lo stile dei giovani diventa sempre più distante da quello del resto della società: gli anni del jazz, di Fitzgerald, delle giovani "flapper" con i capelli a caschetto e il trucco pesante. Ma è solo negli anni ‘50 che gli inserzionisti e gli esperti di marketing come Gilbert - autore del manuale Pubblicità e marketing per i giovani (1957) - identificano gli adolescenti americani come il nuovo "mercato del jackpot" per dimensioni (15 milioni di persone) e potere di spesa (stimato a oltre $ 9 miliardi all'anno nel 1958 e in aumento a $ 14 miliardi nel 1965). Con il passare del tempo produttori, rivenditori e inserzionisti hanno preso di mira sempre più la moda per adolescenti e preadolescenti, incoraggiandoli ad acquistare prodotti apparentemente adatti a consumatori più anziani, mentre le mode per adolescenti subivano il processo opposto, scalando le fasce d'età e conquistando dagli anni ‘90 in poi un appeal culturale molto più ampio.
La crescita dei mass media è stata un fattore cruciale nella diffusione della moda adolescenziale. Da sempre film e serie tv come Gioventù Bruciata, Grease, Breakfast Club, the Seventies Show, passando per 90210, Dawson Creek, Skins, O.C o Gossip Girl, hanno influenzato e ispirato il modo di vestire e di comportarsi dei giovani. Con il passare degli anni i personaggi trasmessi dai media si sono però talmente allontanati dalla rappresentazione fedele della gioventù quotidiana da diventare più un modello da seguire piuttosto che un'immagine in cui sentirsi rappresentati. La diffusione di riviste per adolescenti, film e programmi musicali TV come American Bandstand, hanno permesso alle mode dell'America adolescenziale di diffondersi in tutto il mondo e viceversa, mentre il genere del teen drama ha iniziato a farsi strada nella televisione tra la fine degli anni ‘80 e all'inizio degli anni '90 con i primi teen drama, mentre sit-come come Saved by the Bell o Genitori in blue jeans presentavano un ritratto scanzonato della gioventù del tempo. La società ha trovato un’alternativa vincente rispetto a quest’immagine perlopiù errata ed enfatica in Dawson Leery nel 1998. Un nuovo tipo di liceale che parlava come un adulto con un'istruzione universitaria e si comportava come un ragazzo angosciato. In breve tempo lo stereotipo del liceale problematico protagonista di storie di sesso, droga, alcol ed eventi drammatici raggiunge l’apice, rendendo il tropo così diffuso nella cultura pop da risultare stucchevole.
Il ritratto che la società ha dipinto dell'adolescente medio è imperfetto, polarizzante e ricco di stereotipi irrealistici che sono diventati universalmente accettati, condizionano gli adolescenti in primis nella loro autorappresentazione. In tal senso un grosso problema è il notevole divario di età tra gli attori e i personaggi che dovrebbero interpretare, lampante nel reboot di Gossip Girl, in cui l'insegnante Kate Keller, interpretata da Tavi Gevinson, è più giovane dei suoi stessi alunni, o come in Mean Girls in cui i personaggi principali hanno tutti più di vent'anni, fino ad arrivare alla liceale Maddy di Euphoria, interpretata da Alexa Damie che ha compiuto 31 lo scorso dicembre. Se nei vari format Disney Channel l’età rappresentata dai personaggi corrispondeva a quella anagrafica degli attori, come Selena Gomez, Hilary Duff e Miley Cyrus, le serie tv e i film che si sono presi la briga di rappresentare gli adolescenti al di fuori del circuito Disney non si sono mai posti il problema di scegliere una cast realistico. La maggior parte dei ragazzi nel mondo reale si trova ancora in quella fase imbarazzante tra prepubescenza e adolescenza, in cui avere 20enni bellissimi e benestanti come figure ideali, non fa nulla per reprimere l'insicurezza tipica di quell’età.
Se nel 1957 in Breakfast Club lo stereotipo del liceo veniva rappresentato come regno di cricche e bullismo, inscatolando i personaggi in "un nerd, un atleta, una cheerleader o un criminale", Storia segreta di una teenager americana, Skins, Euphoria, chi più chi meno, hanno portato all’attenzione del pubblico mainstream le fragilità di un’età difficile che spesso ci dimentichiamo di aver vissuto. Se Skins era crudo, emotivo e disturbante nel proiettare ogni "problema adolescenziale" sul suo cast britannico, riusciva comunque a raccontare vicende spesso strazianti senza banalizzarle. A distanza di un decennio Euphoria spinge gli stessi stereotipi all’eccesso, quasi incitando i telespettatori a riprodurre comportamenti spesso distanti dalla realtà che i giovani vivono. La generazione dei Fridays For Future che fa thrifting nei mercati della domenica è lontana anni luce dal lusso di Elite o dalla drammaticità di Euphoria. Eppure il sesso, le droghe, le malattie mentali, l'emarginazione, i conflitti con le figure genitoriali e le insicurezze legate ad un corpo che cambia, hanno trovato finalmente il loro spazio in una società in cui paradossalmente i giovani sono sempre più vecchi e i vecchi sono sempre più giovani.