Due folli giorni e mezzo al festival Splash House di Palm Springs
Un tour non ufficiale in uno dei migliori festival indipendenti estivi della California
19 Agosto 2021
Palm Springs è un luogo incredibilmente diverso da qualsiasi altra posto in America. Allo stesso tempo, si potrebbe anche dire che gli eventi della West Coast, in generale, sono un mondo a parte rispetto al resto degli eventi americani. Splash House è un evento estivo unico, lungo tutto il fine settimana, che ha portato un'atmosfera simile a quella del Circoloco di Ibiza nel bel mezzo di Palm Springs lo scorso fine settimana con una line-up devastante di DJ e BPM che battono a perdifiato, accelerando e rallentando per ciascuno degli stupendi DJ set. Il tutto ambientato fra i tre grandi locali dell'hotel, tre enormi piscine nel corso di due folli giorni e mezzo. Splash House ha tirato fuori il tipo di folla che sorride il lunedì successivo quando dicono ai propri colleghi: «Il mio fine settimana è stato pazzesco e il tuo?». E in effetti, può capitare di rivedere se stessi nei video del festival intento a leccare quello che potrebbe essere sale per la tequila dal corpo abbronzato e poco vestito di qualche bellezza locale con gli occhi nascosti dietro un paio d’occhiali da sole specchiati. Dopo tutto, questa è Palm Springs.
Un caldo venerdì sera nel deserto ha dato il via a Splash House con un allucinante after hours al Palm Springs Air Museum. Grandi aerei, piccoli aerei, aerei di scena (e, ad un certo punto, ricordo vividamente un aereo in fase di atterraggio) fiancheggiavano la pista, sovraccaricando i sensi e dando a tutti l’idea di come dovrebbe essere organizzata una festa all'aperto. Nel pubblico ribolliva l’entusiasmo per le attività del sabato e della domenica a venire, alimentato da infiniti drink a base di White Claws e della 818 Tequila di Kendall Jenner, un gioco alcolico dopo l’altro, mentre dalle casse la musica di Hannah Fernando e Lane 8 suonava a pieno volume fino alle 2 del mattino.
Dopo essermi ripreso dai giorni precedenti con una profonda dormita terapeutica, e dopo aver passato il sabato mattina a sguazzare sul bordo della piscina dell’Alcazar Palm Springs Hotel, ho placato i morsi della fame con un banchetto a base di Uova alla Benedict annaffiato da un Margarita del buongiorno. Recuperate le forze, sono tornato nella mia stanza e ho buttato giù tre calici di champagne uno dietro l’altro mentre mi preparavo al primo giorno di Splash House. Le navette dell’hotel hanno passato l’intera giornata a fare avanti e indietro dalle tre location dei vari eventi, che comunque non distavano fra loro che una decina di minuti, trasportando partecipanti addobbati a festa nei loro costumi da bagno, desiderosi di bere e ballare sotto lo splendente sole del pomeriggio, finché la notte non fosse calata sul deserto. L’energia e la vitalità dei DJ era quella di persone la cui vita è stata messa in una pausa forzosa per un anno intero – e si sono sentiti alcuni dei set più elettrizzanti e profondamente soul che abbia mai sentito.
Uno dei set migliori è stato quello di Dateless. Martellando la folla coi suoi beat nell’aria chiamata Renaissance, con il suo ritmo contagioso e profondo, è stato in grado di farmi ballare come un pazzo senza sforzo nonostante i 43 gradi all’ombra. Perline di sudore mi hanno coperto il viso mentre mi spostavo verso la consolle per capire più da vicino che tipo di magia avesse lanciato sulla folla, mentre la sua lunga chioma di ricci gli si agitava sul viso come animata da mente propria, in tandem con il mix melodico di suoni e beat che pompavano attraverso le casse. I suoi capelli hanno guadagnato ancora più bagliore mentre lanciava senza tante cerimonie una tirata di maledizioni in aria perché il sistema audio ha smesso di funzionare per quattro volte di fila. Avevo già menzionato che facevano 43 gradi all’ombra? La folla si unì chiassosamente a lui, maledicendo il caldo, pregando gli dei del festival di concedere loro un beat degno di questo nome. Ma una volta aggiustato l’impianto, Dateless ha travolto la folla per un'altra ora con una musica che pareva uscita dal più infernale dei rave. Tutti amano un DJ appassionato!
Splash House mi ha ricordato, francamente, quelle affollatissime e folli feste in piscina che millennials e Gen-hanno imparato a organizzare per lo spring break dopo aver guardato ore e ore di MTV dopo la fine della fascia protetta. Corpi bagnati e volti sorridenti che gettano le mani adornate da braccialetti in aria ad ogni beat, alcol sfrecciante sui gonfiabili della piscina e tutta una serie di attività vietate ai minori che il riguardo mi impedisce di menzionare.
L’headliner della giornata, Dom Dolla, ha poi chiuso il sabato sera con un set esplosivo, testando assolutamente i limiti della resistenza al sudore del mio outfit in seta al 100% (c’è una probabilità del 100% di aver esagerato vestendomi). Il set includeva alcune musiche devastanti, tra cui anche Pump the Brakes, che ho ascoltato e riascoltato tutto il tempo nello scorso mese e ha fatto diventare la folla a dir poco frenetica. Dom ha fatto ballare il pubblico fino all'esaurimento (anche se, per fortuna, nessuno è svenuto, mi pare) e ha regalato a tutti un’esperienza estiva che scoppiava di vitalità. Dom Dolla ci stava preparando per la seconda porzione di festeggiamenti, poiché il secondo After Hours sarebbe andato avanti per un'altra notte al Palm Springs Air Museum fino alle 2 del mattino.
Il secondo giorno è stato altrettanto emozionante, anche se è iniziato molto più tardi di quanto mi aspettassi. Green Dragon, un negozio di marijuana e sponsor di Splash House, ha dato un generoso brunch a base di erba e pasticcini sul rooftop dell’albergo, con tutti gli ospiti accolti con rinfreschi e joint pre-rolled - non è davvero un evento della West Coast se non si fuma dell’erba. Con l’accompagnamento di un set di Joe Kay e Andre Power (che è anche uno dei DJ principali per Splash House a Margaritaville) la nostalgia, il sole e il THC (100 milligrammi vertiginosi che ho "accidentalmente" ingerito tutti d’un fiato), mi hanno fatto iniziare la mia giornata nel chill più assoluto. Niente tequila e champagne a questo giro. L’headliner della giornata, TOKiMONSTA, ha chiuso Splash House con un set che mi ha fatto ballare come nemmeno Lindsay Lohan in discoteca nei primi anni 2000… o come la Lindsay Lohan di oggi nel suo Mykonos Beach Club. Tutti si stavano godendo il momento: nessuno aveva il proprio smartphone in mano perché la festa era a bordo piscina e ogni possibile device era chiuso al sicuro nel proprio armadietto. Molto fuori dagli schemi per Palm Springs.
A festival finito, senza considerare lo stato selvaggio in cui si erano ridotti i suoi giovani partecipanti, la cosa che ho preferito del festival è stata l’organizzazione degli spazi decisa da Splash House. Spostarsi era facilissimo, tra il servizio navetta e la facilità di chiamare un Uber o un Lyft, mentre i vari green pass facevano stare tutti a cuor leggero. Rispetto ai festival musicali che in genere non considerano questi piccoli incubi logistici, Splash House è uno dei migliori se ci si vuole divertire senza troppi patemi. E il bello è anche che Splash House si ripeterà ancora il prossimo weekend con una line-up completamente diversa di DJ. Se il primo weekend non mi avesse già demolito, sapreste dove trovarmi tra una settimana esatta.