Supreme chiuderà per sempre il suo primo store a New York?
Potrebbe essere la fine di un'era, la fine del Supreme OG
19 Settembre 2019
Era la primavera del 1994 quando un giovane James Jebbia chiuse un contratto di affitto con un caparra di appena 12mila dollari per uno spazio commerciale su Lafayette Street, a Manhattan. In quei pochi metri quadrati nacque Supreme che in 20 anni è passato da essere un brand per skater di New York a rivoluzionare il mondo della moda e del marketing. Lo store aperto da Jebbia fu l'epicentro e il luogo dove fu plasmata la Realness, ma da ieri sembra che esso non potrà mai più riaprire le sue porte.
Da Febbraio infatti il negozio è stato chiuso per lavori di ristrutturazione (la location è stata spostata a pochi isolati al 190 della Bowery), Supreme non aveva comunicato la data della riapertura ma da ieri sulle vetrine di Lafayette Street è comparsa la scritta "Space for lease" (cioè "Spazio in affitto") con accanto la spiegazione di dove si trova la nuova location.
La notizia - ripresa da Complex e da alcuni utenti Twitter - non è stata confermata dal brand: si potrebbe trattare di una delle trovate di Supreme (come per la prossima location di Milano), oppure di una silenziosa scelta del brand che si allontanerebbe sempre di più dalle sue origini.
The house of Realness
Negli anni '90 il 274 di Lafayette Street - tra la Prince e la Houston - non è stato solo un negozio. Era soprattutto un luogo di ritrovo, dove chiunque poteva trascorrere i pomeriggi fumando canne, bevendo birra e facendo trick sul marciapiede di fronte alla vetrina, mentre dalle casse usciva il sound di Enter the Wu-Tang (36 Chambers), il disco che proprio in quel periodo rivoluzionò l’hip-hop americano portando al successo il marchio hardcore della New York underground. E lo stesso Aaron Bondaroff (il primo dipendente di Supreme insieme a Gio Estevez) che in seguito avrebbe detto di aver ospitato gente a dormire nello store per più di una notte, storie e personaggi destinati ad entrare nella mitologia underground newyorchese. Un penetrante odore di fiori e corteccia si sentiva nell’aria, per gli incensi Nag Champa che rimarranno una tradizione del brand. In quell'angusto spazio si incontravano le anime - skater, hip-hop, arty e fashion - che avrebbero plasmato la visione del brand di James Jebbia e creato il mito del boxlogo Supreme.
Dagli skater di Kids in oltre 20 anni i marciapiedi di Lafayette St hanno ospitato artisti, camp, risse: è stato un piccolo specchio dell'evoluzione dello streetwear e la chiusura segnerebbe la fine di un'era per lo streetwear mondiale. La strategia di Supreme è cambiata da quando il fondo di investimento Carlyle ha acquistato il 50% brand per 500 milioni di dollari, nonostante i prodotti siano rimasti gli stessi, Supreme ha silenziosamente iniziato una strategia di espansione di location fisiche - le prossime aperture saranno San Francisco e Milano - che mira ad allargare il business senza rompere il gioco dell'esclusività sul quale il brand ha costruito il proprio successo. Questo processo mira a limitare il mercato del resell, ma provoca inevitabilmente delle perdite tra i fan OG che vedono tradita l'anima controculturale e ribelle di quando Supreme fu fondato nel 1994 al 274 di Lafayette Street, New York City.