Perché tutti stanno parlando di Mid90s di Jonah Hill
Il suo debutto da regista è una lettera d'amore alla cultura skate
22 Ottobre 2018
Da ragazzone obeso e imbarazzato protagonista di commedie discutibili, a regista e sceneggiatore acclamato dalla critica. Jonah Hill è una persona nuova.
Dopo un dimagrimento sbalorditivo, la laison con il mondo della moda (Palace prima, adidas poi), e una serie targata Netflix (Maniac, accanto ad Emma Stone), Jonah Hill debutta ora come regista e sceneggiatore della pellicola Mid90s. Negli ultimi quattro anni Hill si è dedicato anima e corpo alla stesura di questo film, in parte basato su episodi della sua adolescenza. Come ha scritto lo stesso Jonah nell’apertura del suo magazine A24, “Sono diventato famoso molto giovane, ho passato la maggior parte della mia vita adulta sentendomi dire che ero grasso, disgustoso e brutto. È solo lavorando a questo film che mi sono reso conto di quanto queste cose mi avessero ferito e fossero ancora lì, nel profondo.” Per il suo film di debutto da regista, Hill ha aspettato di trovare una storia che sentisse particolarmente vicina, seguendo la lezione di Barry Levinson e Mike Nichols, che da attori comici sono diventati registi scegliendo come opera prima una storia per loro molto importante e sentita.
La vicenda è ambientata nella Los Angeles di metà anni Novanta, e segue le avventure del giovane Stevie, alle prese con una situazione famigliare molto complicata, in particolare per via del fratello Ian, anaffettivo e prepotente, che porta Stevie a cercare rifugio ed amicizia in un gruppo di skater, che molto presto diventano la sua famiglia. La ricerca della propria identità, la voglia di appartenere ad un gruppo, il bisogno di creare delle amicizie forti, che rappresentino una sorta di fuga dalla propria realtà famigliare, sono solo alcuni dei temi affrontati nel film.
Molti hanno scritto di come il film sembri quasi un documentario, sensazione dovuta al modo di girare di Hill, alla sceneggiatura, al linguaggio molto crudo, ma più di tutto alla scelta del cast. Sunny Suljic, che interpreta il protagonista Stevie, ha solo 13 anni (durante le riprese del film ne aveva 11, cosa ancora più impressionante se si guarda la sua performance), ma che ha già recitato in diversi film acclamati dalla critica, e soprattutto è realmente uno skater. L’altro attore professionista è Lucas Hedges, che interpreta il fratello Ian, visto in molti film passati alla notte degli Oscar (Manchester By The Sea, Lady Bird e Tre Manifesti a Ebbing). Il resto degli skater con cui diventa amico Stevie, invece, non sono attori professionisti, ma veri e propri skater scoperti per le strade di Los Angeles che si sono prestati a questo film, molto spesso improvvisando le battute. Ed è proprio per questa ragione che il film sembra così vero, perché le scene di skate (un leitmotiv del film) sono reali, non ci sono controfigure o effetti speciali, sono davvero quei ragazzini sulla tavola a fare trick spettacolari e a volte rischiosi.
La cultura skate è stata una delle più rappresentate e a volte abusate non solo nel mondo del cinema, ma soprattutto in quello della moda e dei media, come lo stesso Hill sa molto bene. L’attore americano ha infatti dichiarato che il film è una lettera d’amore a questo sport, che tanto ha segnato la sua vita: Hill ha lavorato per diversi anni in un negozio di skate e nonostante fosse un pessimo skateboarder, non si dava per vinto, spinto sempre da quella voglia di appartenenza ad un gruppo. Il suo intento è rappresentare questa realtà nel modo più veritiero e rispettoso possibile, partendo dall’amore che lui stesso prova nei confronti di questo sport. Molti hanno paragonato Mid90s a Kids, pellicola ormai di culto firmata Larry Clark, che seguiva i giovani skater di Washington Square Park, New York, diventata poi il manifesto di Supreme New York. Ciò che distingue questo film da quello di Hill sono i sentimenti: Mid90s è più interessato alle relazioni personali che si formano tra i diversi skater, ai litigi e alle conversazioni oneste, e si chiude con un raggio di speranza per Stevie e i suoi amici.
Ciò che contribuisce a rendere Mid90s ancora più interessante è l’estetica anni Novanta così perfettamente ritratta da Hill. Il merito maggiore va alla costume designer, Heidi Bivens, che ha fatto una ricerca infinita tra negozi vintage e armadi di ex skateboarder, portando alla luce vecchi brand come Menace e Kools, marchi che venivano realmente indossati dagli skater californiani a fine anni Novanta, e dallo stesso Hill, selezionandoli anche in base al carattere di ogni singolo personaggio. In generale poi sono le silhouette oversize, i jeans baggy e le T-shirt stampate a contraddistinguere il look dei protagonisti.
L’elegante e nostalgica lettera d’amore alla cultura skateboard firmata Jonah Hill sarà nelle sale americane dal 26 ottobre.