Gli artisti sul palco del Sónar Redbull Dôme
Abbiamo incontrato Yakamoto Kotzuga, Dj Lag e N.A.A.F.I. prima dei loro live
26 Luglio 2019
Uno degli aggettivi che abbiamo utilizzato per descrivere l'ultima edizione di Sónar Festival è stato multiculturale, e le tre figure di cui stiamo per parlarvi ne sono la prova vivente. Tre artisti differenti, con background altrettanto diversi, ma tutti accomunati da un luogo che gli ha permesso di far conoscere il proprio suono in tutto il mondo: Internet. Dall'Italia, al Messico fino al Sudafrica, postare la propria musica su Internet ha significato per questi creativi aprirsi un orizzonte nuovo e inedito, un viaggio senza precedenti che li ha portati sul palco del Sónar Redbull Dôme. Loro sono Yakamoto Kotzuga, Dj Lag e N.A.A.F.I. e questo è quello che ci hanno raccontato.
Cercando Yakamoto Kotzuga su Google si trova questa descrizione: chitarra, controller e spazi infiniti. Il musicista, compositore e producer italiano, all’anagrafe Giacomo Mazzucato, alla domanda su quali siano i suoi artisti preferiti risponde citando Shlomo e Clams Casino: i brani di Kotzuga fanno venire voglia di fermarsi un attimo e chiudere gli occhi, lasciando che il film della nostra vita ci passi davanti. Non è un caso che l’artista italiano si occupi anche di colonne sonore, come quella della fortunatissima serie Netflix Baby, perché quando compone si immagina già la musica immersa nella vita quotidiana delle persone, proprio come fosse un film.
#1 La prima domanda mi sorge spontanea: da dove deriva lo pseudonimo Yakamoto Kotzuga?
Molto semplicemente è un anagramma del mio nome e cognome, perché l’idea iniziale era campionare suoni orientali, poi ho mantenuto ugualmente il nome perché crea curiosità. Pensavo fosse una buona idea, in maniera piuttosto superficiale, mi piaceva l’estetica, ma soprattutto l’ho scelto per mantenere l’anonimato. Ogni tanto mi ricapita di giocare con questo mood che rimanda all’Asia, in particolare nei video.
#2 Oltre alla musica ti dedichi ad altro?
Sto finendo il conservatorio a Venezia, dove studio musica elettronica, anche se il mio approccio non è assolutamente accademico.
#3 Come sei finito a Sonar?
Sono stato invitato a suonare sul palco Redbull, perché lo scorso anno sono stato selezionato alla Redbull Music Academy, di cui era tra l’altro l’ultima edizione. Ho dovuto semplicemente rispondere a 50 domande attraverso disegni, classifiche e un test psicologico. Ancora non ci credo di essere a Sonar.
#4 Ti ci vedi a fare musica in Italia?
Il cinema in Italia è ancora ok, mi dedico molto alle colonne sonore, anche se in realtà le più grosse sono all’estero. A livello di rap e trap l’italia è allineata con gli altri paesi, ho collaborato con Ghemon e Mecna e mi è capitato di lavorare con nomi nuovi, anche non so se uscirà mai nulla. Io penso a fare la musica che mi piace, ho sempre avuto un po’ di influenze di musica hip hop e trap. Potrebbe essere interessante farle vertere su altre direzioni, un po’ più lontane da quello che si respira adesso. Ho lavorato molto anche nella pubblicità, cerco di lavorare anche come produttore anche se non sento ancora arrivato in questo senso. Il mio lato più artistico lo tengo sul progetto di Yakamoto.
#5 Per scrivere canzoni ti devi sentire come Kurt Cobain?
Sì, è dai momenti brutti che prendo ispirazione, perché mi piace di più comporre quando sono triste. Mi piacciono Shlomo, Clams Casino, che hanno composto un sacco di roba per altri musicisti, però sempre nel loro stile, che rimane riconoscibile al primo ascolto. Clams Casino mi piace per come usa i sample vocali, per me è importante trovare il proprio linguaggio e renderlo il proprio tratto distintivo.
#6 Come ti vedi tra 50 anni?
Mi piace molto il mestiere del produttore e mi piacerebbe continuare in questa direzione, così come con le colonne sonore. Non ho mai fatto dj set, ma non mi sono mai messo a imparare, chissà che mi ritrovi a fare il DJ ad un certo punto.
La GQOM music è un tipo di musica techno che nasce in Sudafrica, in particolare nelle zone più povere di Durban, dove le tracce venivano prodotte con Fruity Loops. Il nome stesso significa qualcosa come "bam" o "rimbalzo", e il movimento è stato l'evoluzione naturale della deep house sudafricana, unita alla scena hip-hop/house conosciuta come kwaito. Dj Lag è il rappresentante più illustre ed importante del Gqom, tanto che le sue produzioni sono arrivate fino a Beyoncé, che ha voluto i suoi beat per un brano della colonna sonora del nuovo Re Leone, Lion King: The Gift. Beyoncé stessa ha dichiarato che per lei non solo era importante lavorare ed esibirsi con gli artisti più talentuosi ed interessanti dell'Africa, ma anche con i migliori produttori, dato che l'album vuole essere una lettera d'amore proprio al contenente africano.
#1 Immagino sia un'esperienza incredibile per te viaggiare per il mondo, facendo conoscere il Gqom all'estero. Ci sono moltissime realtà interessanti che arrivano dall'Africa in questo momento.
Anche i Faka hanno utilizzato delle tracce Gqom durante il loro live qui al Sónar giovedì, il loro DJ è un mio amico. Durban sta conquistando il mondo, una canzone di Babes Wodumo è finita nella colonna sonora di Black Panther, io ho appena prodotto un brano con Beyoncé, My Power. Tutto sta cambiando così in fretta. Credo che le prime persone ad interessarsi alla mia musica fossero a Londra, ho iniziato a fare produzioni con Craig e Nan Kolè (GQOM! OH label), dopo di che ho viaggiato in Cina, Giappone e Corea Del Sud, e anche lì iniziavano a conoscere le mie canzoni, il che mi ha reso molto felice.
#2 Come direbbe Drake 'you started from the bottom', e ora ti meriti tutto questo successo! Quali sono i tuoi progetti ora?
Vorrei pubblicare un album il prossimo anno, il mio sogno era lavorare ad una canzone con Beyoncé ed è appena successo. E' venuta in Sudafrica lo scorso dicembre, e durante un suo concerto ha suonato uno dei miei brani. Il giorno dopo una persona del suo staff è venuta a Durban e ha chiesto il mio numero e se ci potevamo incontrare: mi ha detto che Beyoncé stava lavorando ad un progetto, non poteva dirmi quale però. In ogni caso io le ho mandato i miei beat e la nostra traccia è appena uscita!
#3 Internet può essere un luogo pazzesco, che permette a tanti artisti underground di farsi conoscere, e immagino ti abbia aiutato per farti conoscere al di fuori del Sudafrica.
Ai tempi non sapevo quali potevano essere le piattaforme giuste per spingere la mia musica, postavo solo dei link su Facebook, dove le mie canzoni si potevano scaricare gratis. Ora tutto questo è diventato il mio lavoro, e ancora non so come sia successo.
#4 Ora che sei un artista affermato vuoi aiutare altri artisti emergenti a farsi conoscere?
A Durban è normale che ti rubino delle canzoni, sto cercando di aiutare i giovani artisti in questo senso: ci sono tanti che si appropriano dei tuoi brani spacciandoli per propri, è successo anche a me e non voglio che accada a nessun altro. Io sono stato fortunato, ora mi conoscono anche fuori dal Sudafrica e nessuno si permette di rubare la mia musica.
#5 Ora sei un pezzo grosso nel tuo Paese, sei come il Beyoncé del Sudafrica! Te lo meriti!
Ti ringrazio, anche se cerco di restare umile. Ho lavorato sodo per arrivare dove sono, e questo è solo l'inizio.
N.A.A.F.I (No Ambition And Fuck-all Interest) è una serata, un'etichetta discografica e un collettivo di Città del Messico che organizza party imperdibili con DJ set di altissimo livello sia in Sud America che all'estero. La scena è il simbolo della nuova libertà che caratterizza i club undergound di tutto il mondo, una libertà conquistata grazie soprattutto a Internet. Il Messico si è rivelato il luogo ideale per dare vita ad un nuova scena musicale e di serate. In futuro i N.A.A.FI (i quali sostengono che la sigla stia per Navy Army Airforce Institutes) vorrebbero che il progetto diventasse "più professionale, diversificandolo in settori e format diversi, magari cinema, ricerca ed editoriale. E' un progetto che cresce in base alle diverse fasi della nostra vita e ai nostri bisogni."
#1 Voi venite dal Messico, dove è normale organizzare party all'interno di magazzini abbandonati in mezzo al nulla, lontani dalle zone residenziale, una cosa che trovo molto affascinante. Come siete riusciti a farvi conoscere all'estero?
Quando abbiamo iniziato il nostro progetto la scena DYI, più underground, era molto diversa da quella di oggi. Investivamo gran parte del nostro tempo e delle nostre risorse nel cercare club e nell'organizzare le nostre serate. Ora l'ambiente è molto più ricco di serate, eventi e club. Questo può essere un'opportunità interessante: i club non fanno più affidamento esclusivamente sulla loro identità, ma si affidano completamente alle persone che organizzano i party, le quali a loro volta trovano le persone da far suonare a quel party. Noi siamo stati i primi ad avere un'idea del genere. Come abbiamo fatto a raggiungere la scena internazionale? Credo che abbiamo sempre avuto un'impostazione mentale da vera casa discografica, fin dall'inizio ci siamo messi in contatto con persone all'estero, ci comportavamo come se effettivamente avessimo già un'etichetta, rispondevamo ad ogni messaggio su SoundCloud, così da farci assumere dai primi promoter. Ora siamo cresciuti molto e lavoriamo nell'industria della musica come curatori, agenti musicali, molti ora ci conoscono grazie ai contatti e alle relazioni che abbiamo costruito in questi anni.
#2 Siete in questo ambiente da molti anni, come avete resistito?
In Sud America la cosa più complicata, come nelle telenovelas, è separare le amicizie dal lavoro. Alla base dei N.A.A.F.I. ci sono 5 o 6 persone, curiamo l'etichetta come se fosse un brand, ognuno di noi ha un ruolo diverso, qualcuno si occupa della produzione, un altro dei dj set, un altro ancora delle performance, delle collaborazioni di moda o con le gallerie d'arte.
#3 Quante date avete fatto all'estero?
Abbiamo suonato a Nuova Delhi, a Hong Kong, abbiamo un grande seguito in Asia, ci amano lì e infatti ci torniamo il più possibile. Dopo essere stati in Messico abbiamo iniziato ad avere una certa popolarità anche lì, stiamo collaborando a tanti progetti pubblicitari e di campagne. E' stato molto difficile, non fraintendermi, ma alla fine tutto sta andando per il verso migliore.
#4 Come riuscite a vivere di musica?
Fare delle collaborazioni è fondamentale, i ragazzi dei club diventano modelli, fotografi, la rete di persone che all'inizio erano dei semplici fan ora ci fanno dei favori perché si sono sempre divertiti ai nostri party. Non ci siamo posti un obiettivo preciso all'inizio del progetto, ovviamente volevamo che diventasse il nostro lavoro, ma gli abbiamo dato tempo di crescere senza fare le cose di fretta. Tra le nostre priorità non c'è mai stato fare soldi, volevamo solo fare la nostra musica "strana", altre persone che amavano la nostra musica si sono uniti a noi e siamo cresciuti fortemente.
#5 Siete cresciuti veramente tanto, sembra che in N.A.A.F.I tutto si incastri alla perfezione.
Ci teniamo alla nostra fanbase, in ogni paese che visitiamo. Ora che il nostro pubblico è così ampio dobbiamo fare un post su Instagram per il Messico anche se in Europa sono le tre del mattino. E' qualcosa di contagioso, da N.A.A.F.I. nasce e si sviluppa sempre qualcosa di nuovo. Abbiamo suonato a Milano al WeRiddim e al Tempio del Futuro Perduto, con Paul Marmota a Torino ad un evento di un ragazzo che abbiamo scoperto su SoundCloud, Rapala700 aka Giad. Scovare forme d'arte alternative su Internet permette di creare nuove relazioni nella vita reale. Non è difficile incontrare qualcuno che conosce qualcuno che conosce qualcuno con cui stiamo viaggiando. Troviamo sempre qualcuno che ha una connessione con noi, e questo regala linfa vitale al nostro progetto.